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sul coronamento esterno, ritorna, come si è

visto precedentemente, il mo'.ivo ornamentale a

volute e rabeschi.

I

capitelli dei due pilastri mediani sono in

marmo saccaroide: quello esterno reca una sem­

plice decorazione a foglie arrotondate su tre

ordini e quello interno, pure a fogliame, offre

una composizione più ricca ed aggraziata.

Interessante si presenta il capitello della prima

colonnina esterna dal quale però è scomparsa

ogni traccia di scoltura sulla faccia di sinistra,

mutilazione questa dovuta probabilmente alle

stesse cause che determinarono lo spostamento

e le rotture che si notano nella trabeazione

soprastante.

Sansone, che copre col suo corpo buona parte

del capitello, è raffigurato nell'atto di scuotere

le colonne del tempio. Una delle colonne si i

spezzata fra le mani del gigante mentre di sotto

l'arco fanno capolino le teste dei suoi nemici.

La parte destra del capitello è occupata dalla

figura di una donna - forse Dalila - che, durante

il sonno di lui, rivela ai Filistei il segreto della

sua forza.

Sansone qui rappresenta la lussuria, perchè

una passione sacrilega è causa della sua rovina.

La tinta rosea della seconda colonna contrasta

gradevolmente colla colorazione lievemente azzur­

rina della precedente e col marmo bianco del

piedestallo rotondo e privo di decorazione. Il

fusto della colonna è segnato da zebrature appun­

tite rivolte verso il capitello dove l'iracondia è

simboleggiata da due figure addossate agli spigoli

che si contorcono e lottano ferocemente tirandosi

per i capelli. E qui un'iscrizione illustra il signifi­

cato del simbolo:

(LOCV)S EST PACIS CAVSAS DEPONITE.

Questo è luogo di pace, deponete le ire.

La terza colonna i lavorata finemente con una

fascia a spirale ornata di crocette ed ovoli alter-

nati e poggia su basamento rotondo e senza

scolture. Il capitello rappresenta l'invidia. Nel

iato destro, mentre Abele offre un agnello sul­

l'ara sacra, Caino si accinge a sua volta a porgere

la modesta offerta d'alcune spighe. Il fuoco celeste

scende ad accogliere il sacrificio di Abele. Dice

l'iscrizione che il dono di Abele riesce gradito

mentre quello di Caino è respinto:

MVNVSABEL GRAT CONSTAT CAIN REPROBAI

Nella parte frontale è la scena del fratricidio:

Abele colpito dal randello cade uccùo mentre

Satana sorgendo dietro l'uccisore sghignazza bef­

fardo tirandoci allegramente la lingua con ambe

le mani. E l'iscrizione avverte: il giusto Abeie

muore colpito dal bestone del fratello.

IVSTVS ABEL MORII CV FRATRIS FVST1 FERIT

La colonna, verso lo scalone, sfoggia un ricco

capitello a fogliame che ricorda lontanamente le

forme classiche e poggia su un frumento a «fedo

m ì

quale sono scolpiti altri due leoni.

o • •

I

eccitata morbosamente dal fermento vulcanico del

suo tempo, ma un vero e proprio piano formativo

diretto a distogliere il pensiero del riguardante

dalla violenza delle passioni terrene guidandolo

alla meditazione, al pentimento, alla penitenza.

Infatti nelle iscrizioni poste sulle lesene ammo­

nisce:

HOC OPVS ORTATVR SEPIVS UT ASPICIATVR

e fa appello ai migliori sentimenti perchè questi

soli condurranno ad intenderne il significato re­

condito:

HOC OPVS INTENDAT QVISQVIS BONVS EXIT

e avverte:

VOS QVI TRANSITIS SVRSVM VEL FORTE

REDITIS

E affinchè i posteri potessero essergli grati

degli insegnamenti come del godimento estetico

determinato dal suo lavoro, non dimentica di

dirci il suo nome:

VOS LEGITE VERSVS QVOS DESCRIPSIT

NICHOLAVS

É nota l'esagerazione incensatola contenuta

generalmente nelle iscrizioni con cui venivano

accompagnate ed illustrate le opere degli artisti

in quei tempi: esagerazione che, mentre dimostra

quanto fosse incerta ed infantile l'espressione

dell'arte e quanta la povertà del senso estetico

in quegli stessi dotti che erano chiamati a com­

memorarle con le iscrizioni, attesta ancora «a

che grado portassero g ii gli italiani il loro or­

goglio d'artisti, che certo contribuì al successivo

sviluppo dell'arte fra noi » (3).

A tali iscrizioni noi dobbiamo le poche notizie

frammentarie che si riferiscono al nostro autore.

Da esse ci è dato stabilire la stretta collabora­

zione di tre persone: l'architetto Lanfranco, indi­

cato come mirabilis artifex, mirificus edifkotor che

iniziò nel 1099 la cattedrale di Modena e ne curò

i lavori fino al 1106, e gli scultori Wiligelmo - o

Guglielmo - e Niccolò che lavorarono insieme

nella porta dei Principi a Modena, nella chiesa di

S.

Silvestro alla Badia di Nonantola, nella catte­

drale di Piacenza, nel duomo di Cremona, a

Verona, a Ferrara e altrove.

Caratteristica una nota iscrizione in versi ende­

casillabi e settenari a rima baciata che trovavasi

nei duomo di Ferrara e recava la data II3S:

IL MILE CENTO TREMPTA CINQUE NATO

FO Q(U)ESTO TEMPLOAZORZI CONSECRATO

FO NICOLAO SCOLPTORE

E G IIEIM O FO LO AUCTORE (4 )*

Sull'arco interno della porta maggiore legge»

ancora quest'altra i*crizione:

*

+ ANNO MILLENO CENTENQ.TER QVOQVE

DENO

+ QVINQVE....

+ ART¥C(E)M GNARV(M) Q (VI) SCVLPSERIT

HEC NICH(0)LA(VM)

HVC CONCVRRENTES LAVOENT PE(R) SECVLA

GENTES

L e ti

4ca

GNARVM,

ùoè

votante, e

aArme

che colore che w r tn iM le tue opere ne tr>

manderanno le lodi attraverso i secoli. E no

è poco.

Altra iscrizione poco dissimile, tanto eh

sembra uscita dalla stessa mente, si può leggo

nella cattedrale di Verona:

+ ARTIFICEM GNARVM QVI SCVLPSERIT

HEC NICHOLAVM NVNC CONCVRRENT

LAVDANT PER SECVLA GENTES

ed un'altra pure a Verona nella basilica di S. Zen

dice:

+ ARTIFICEM GNARVM QVI SCVLPSERIT

HEC NICHOLAVM OMNES LAVDEMVS CHR|

STVM

DOMINVMQVE ROGEMVS COELORVM R

GNVM

TIBI DONET VT IPSE SVPERNVM

E ancora sui bassorilievi della facciata:

HIC EXEMPLVM TRAI POSSVNT LAVDES

NICHOLAI

Lo stile di Niccolò si distingue però netti

mente da quello di Guglielmo, e i caratteri dilli

renziali delle due maniere si possono agevolmenl

riscontrare in quei monumenti dove i due arti!

lavorarono insieme. Le teste di Guglielmo sor

lunghe e le sue figure sono rigide ed hanno ui

certa solennità ieratica che le distingue da quel

di Niccolò più ricche di particolari, meno arcaich

più vive, più umane e popolari. Le teste di qu

st'ultimo sono più tondeggianti, i contorni me»

angolosi, le membra meno sproporzionate, i

pelli sono modellati a ciocche ricciute anzid

striati rìgidamente, i panneggiamenti sono

morbidi con orlature sinuose e meglio modellat

Abbiamo accennato di proposito al compagr

di lavoro di Niccolò cercando di fissare e dete

minare con la maggior precisione i limiti del

loro attività anche per evitare che taluno poss

come è accaduto recentemente all'autore

un'opera non priva di qualche pregio, confonde

il nostro Niccolò col suo lontano successor

con Nicola d'Apulia che ebbe come discepolo i

altro Guglielmo: fra' Guglielmo dell'Agnolo

Pisa e che - oltre ad essere posteriore di

secolo al nostro - fu artista di ben maggior v

lore: coronatore dell'arte romanica e c iniziati

diM'etA per fui. per Dante e per Giotto gloriosa » (!

e o o

Ed ore, pnme di dtporre la penne, ci sia oo

cesio di igfiiingerì ancora podw considerane

suggeriteci dallo

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IHN

e

diligente deH'argoment

Tutti am o che le Sagra di S. Micheli , abbi

aver nei lacoN loWtrta le vwlenee piò gravi di

incendi. M i guerre a dai taccheggi, a dopo av

subho gravi dami dai violanti terremoti che

aumentarono b sfocalo, chiusa al

ceda,

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som m in em cn ee

9

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