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I

da gran parte dei medici, quale la «febbre delle

trincee » o « Nolhinica », di cui fu chiarito essere

trasmettitore il pidocchio.

• • *

La « tubercolosi durante la guerra » trovò il

suo cronistorico nel prof.

G. Costantiari

di Bo­

logna, Maggiore medico: per essa si dovettero

istituire riparti di accertamento diagnostico e di

ricovero, onde evitare, fra altro, il pericolo che

i colpiti, credutisi guariti, avrebbero rappresen­

tato ritornando in zona di guerra.

La statistica nazionale generale della tuberco­

losi subì la maggiore ascesa, per causa della guerra,

nell'anno 1918: poscia ritornò alle cifre normali,

ma la pratica dimostrò che, anche sotto questo

aspetto, occorre essere preventivamente prepa­

rati con organizzazioni territoriali per la ricerca

dei tubercolotici, riconoscimento sollecito delle

forme più o meno acute, ecc., e che ai relativi

servizi devono esser preposti medici specializzati

e in continuo rapporto colla tisiologia, dal punto

di vista dottrinale e pratico.

• * *

Il prof.

P.

Sisto, Direttore della Clinica medica

generale di Modena, Tenente medico di comple­

mento, mise in rilievo la gravità degli « aggressivi

chimici ». il cui primo attacco si verificò il 29

giugno 1916. sorprendendo, quasi impreparate,

le nostre truppe.

Il prof. Sisto descrisse, di questa atroce novità

guerriera, la tecnica del funzionamento, che costò

al nostro esercito 5000 morti e 1000 prigionieri.

Egli espose, altresì, la sintomatologia generale

e locale dei relativi attacchi, nonché i mezzi a

cui si ricorse, con maggiore o minore efficacia,

per evitarne le conseguenze, che. pur troppo, è

a temere abbiano a dominare nelle future guerre.

• • •

Come se non bastasse la guerra « chimica ».

si ricorse anche alla « microbica », di cui fece

descrizione il Primo Capitano medico di Trieste,

dott.

G. De

Cesare.

I mezzi più idonei, per diffondere la guerra

microbica, sono gli aeroplani, i proiettili di arti­

glieria, l'uomo, certi animali; il più efficace dei

micròbi si dimostrò il germe della peste, seguito

da quelli del tifo, dei paratifi, del

bocillus coli.

dei bacilli botulinico. colerico, ecc.

Le conclusioni a cui, da più osservatori, si

venne furono che l'arma microbica non fu temi­

bile come la chimica, macche, purtroppo, è a

temere venga perfezionata e diffusa, con danni

vasti e immediati, non meno gravi della chimica

avvenire.

• • •

II prof. Carlo Foà, Direttore dell‘Istituto fisio­

logico della R. Università di Milano. Ten. Colon­

nello medico di complemento, svolse un, non

meno dei precedenti, importante argomento;

quello deir « alimentazione del soldato ».

Egli parti dalla razione di pace e diede i parti­

colari, in qualità e quantità, delle sostanze ali­

mentari, t, con interessantissime cifre relative

alle singole dosi, espose quale deve essere la com­

posizione della razione giornaliera pei soldati in

pace, par le truppe coloniali, per gli avieri, per

cui. in un rwntusle guerra avvenire, non po­

tranno sorgere indecisioni, errori e danni fisio­

logici ed economici.

» • •

Il dott. E. G.

Oliaro,

Direttore della « Minerva

medica », che ospitò l'opera patriottica fin qui

esposta da medici militari, quale Capitano di

complemento, trattò delle « vaccinazioni preven­

tive antitifiche », anche su esse alquanto impre­

parati prima della guerra.

I risultati, però, furono tali che se ne consiglia.

dall'O/ioro e dai medici stranieri, la continuazione

anche in tempo di pace, pur non perdendo di

vista tutte le pratiche profilattiche che la guerra

stessa dimostrò specificamente necessarie.

* • •

Doloroso argomento fu quello trattato dal

dott. G.

Borione,

Maggiore medico di comple­

mento e medico deH’Uffìcio d'igiene di Torino.

Egli fu, con colleghi medici, «prigioniero di

guerra » e ne subì la triste condizione di isola­

mento dai compagni combattenti, dalle famiglie,

dagli amici e quella del doloroso spettacolo for­

nito dai nostri soldati prigionieri.

La prigionia del dott.

Borione

durò

14

mesi e

cessò perchè chiamato ad assistere prigionieri

nostri invalidi ritornati in Patria, scambiati con

altrettanti austriaci.

Ricordo odierno del triste episodio è un

artistico monumento che la pietà, la munificenza

e l'arte dei prigionieri eressero ai loro compagni

d’infortunio, morti nel campo di Sigmundsherberg.

• • •

Come il nemico ospitò nostri prigionieri, così

la Patria nostra dovette ospitarne di nemici e di

essi ci dà la descrizione il prof.

A.

Ceconi,

Diret­

tore della Clinica di patologia medica della Regia

Università di Torino, il quale prestò servizio,

come Consulente medico militare, pareggiata a

Generale.

Egli

fu

ispettore sanitario dei « prigionieri di

guerra », divisi in più di 200 accantonamenti,

che vennero trattati con tutta umanità e dedicati

ad utili lavori, specialmente campestri, compen­

sati dagli ospitanti.

Anche dal lato sanitario furono efficacemente

assistiti, poiché, tra essi, erano malarici, dissen­

terici, tifosi petecchiali: l'infezione che fece più

vittime fu l‘ « influenza », tanto più grave in

quanto comparve dopo l'armistizio e pare abbia

ucciso più soldati in due mesi che la Grande

Guerra in quattro anni.

II prof. Ceconi, esposta la situazione, chiude

con queste parole: « Veramente pietoso per quei

poveretti che lasciarono le ossa in terra non più

nemica, proprio al momento del loro ritppetrio! ».

• • •

Interessanti, dal lato storico, sono le ultime

due relazioni.

Il prof. M. Cardini di Firenze, libero docente

in Storia della medicina. Ten. Colonnello di com­

plemento. espose I' «organizzazione dei servizi

sanitari nelle guerre dei secoli pattati ». risalendo

alle epoche greco-romane e ricordando i nomi

dei retativi starwgrrf che ne esposero i partico­

lari. per giungere al nostro M ari, cui S. M. il

Re Carlo Afeerto morente mormorò: e Quanto

è grande l'arte medica- mm non è solo esercizio

di un'arte benefica, ma è il più sublime grado di

virtù, una continua prova della più soave ami­

cizia ».

Il giovine dott.

T. Ohoro,

Sottotenente medico

di complemento, chiude l'interessantissima croni­

storia sanitaria con un «Contributo alla storia

della guerra batterica ». confermando che il germe

più temibile è quello pestoso, contro il quale,

però, sono già noti efficaci mezzi tecnici di lotta.

Il patriottico numero della « Minerva Medica »

si chiude coll'esposizione scientifico-pratica dei

gas da combattimento, con relativi mezzi specifici

di prevenzione e di neutralizzazione.

• • •

Il microscopico riassunto di quanto esposto

spero sarà riuscito sufficiente a dimostrare quali

momenti terribili, senza precedenti storici, ci

prepari la guerra e quali prepareranno le guerre

future sfruttanti, pur esse, i progressi della scienza

generale e specifica.

Mi permetto, con l’occasione, accennare alle

condizioni in cui si trovò la città di Torino con

i suoi ospedali normali, e creati per l'occasione,

rigurgitanti di malati e di feriti, alla quale si

dovettero avviare, dal fronte, anche i mai*‘i

colpiti da malattie infettive contagiose.

Quale Maggiore medico di complemento e

Ufficiale sanitario del Comune, fui incaricato di

organizzare, in meno di una settimana, un « ospe­

dale di osservazione » per malati inviati dal fronte

sospetti di malattie esotiche.

Fortuna vc!!e che si poti utilizzare una grande

caserma che venne divisa in sei riparti, in cinque

dei quali si ospitarono, a vicenda, i malati giun­

genti. con treni speciali, ogni due giorni; durante

cinque giorni di residenza essi erano visitati,

diagnosticati, sottoposti ad esami batterici spe­

cifici (colèra, peste), a bagni, cure urgenti ed

assegnati infine, secondo le loro condizioni cli­

niche. agli ospedali della città.

Sgombrato il riparto, ne venivano disinfettati,

per cura del personale deH'Ufficio d'igiene, i

locali, gli abiti, gli oggetti appartenenti ai soldat

ricoverati, nonché i vagoni dei treni

che

li

tra»

portavano.

Durante circa tre anni si assistettero oltn

centomila soldati e cinquemila ufficiali, soppri

mendo e prevenendo infezioni iniziali, o in corsa

fra le quali infestazioni intestinali di truppe prò

venienti, per altra via, dalle nostre Colonie.

• • •

Come si vede, vastissimo è. ornai, il camp

di difesa che le guerre impongono, in tutti

punti in cui la scienza si addentrò.

Per questo credetti doveroso il riassumere I

relazioni che la « Minerva Medica » patriottici

mente ospitò e diffuse, ed esprimo il voto, drt

le silenziose minaccia da cui riamo circondati

che queste relazioni, ed altre ancora, venga*

ufficialmente raccolta in volume da diffonder

in i meoici cne stanno preumoo servino p ru

reggimenti e ospedali militari e fra i gio

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