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(1) Malladra. La Sagra di S. Michele. (To-

, rmo 1107). Quest'ultima descrizione, forse un

tantino esagerata, ma assai più vicina alla realtà ci

richiama agli accorgimenti seguiti in altri Paesi

dove l'industria del forestiero ha fatto del più

modesto paesaggio un mezzo potentissimo di

richiamo:

« Una ricca vegetazione boschiva, mentre ren­

derebbe più agevole e gradita la salita contribui­

rebbe a nascondere la vetta del monte.

La mole imponente verrebbe cosi a presen­

tarsi improvvisa colla massa titanica di muraglioni

formidabili, di barbacani, scarpate, torri, archi e

gradinate interminabili: opera colossale che non

ha riscontro in altra che l'eguagli per arditezza

e grandiosità. Con quel risultato psicologico che

ognuno può immaginare ».

(2) Non crediamo che l'intrusione di una co­

lonna nuova durante i restauri in corso sarebbe

per recar nocumento all'unità artistica dell'opera

specialmente se si lasciassero nudi di decorazione

il capitello e lo zoccolo della base. Nè la cosa

sarebbe insolita poiché spesso i capitelli venivano

scolpiti sul posto (•) e non sempre veniva condotta

a termine l'opera dello scultore, come si può

osservare anche nel grande pilastro dello scalone

dei morti il cui capitello, nudo da due tati, porta

la terza faccia scolpita a fogliame e l'ultima con

decorazione interrotta a mezzo dell'opera. Altri

esempi del genere furono notati a S. Maria di

Vezzolano e in un archetto di coronamento di

un'absidioia di Cortazzone.

(* ) Edoardo Meila, Elementi di architettura

lombarda. Torino, 1885.

(3) G. Urbini, Disegno storico dell'arte italiana.

(4) Borsetti, Motoria almi Ferrariensn Gym-

nasii. Ferrara, 1735.

(5) A. Venturi, Storio

(6) A. Taramelli, Lo Sagra di

Chiuse. Roma. « NuovaAntologia »,

più

Chi volesse inti

sull'argomento potrebbe

seguenti opere nelle quali

fonti:

Avogadro. Storia dell'Abbona di S. Michele. No­

vara, 1837.

Sac. Savio F., Sulle origini dell'abbazia

di

S. M-

chete della Chiusa. Torino, I8H.

Taramelli A., Lo Sagra di S. Michele alk Orno».

Roma, « Nuova Antologia ». I* aprile ITO .

Cibrario, Storia di Torino. Torino. IBM .

Malladra e Ranieri, Lo Sagra di S. Michele.

rino, 1907.

Venturi, Storia dell'arte italiana,

I PROFETI PIEMONTESI DELL'INDIPENDENZA

è tenuto ad avere troppi entusiasmi e preoccupazioni

di questo genere », Ci appello alle forze di tutti

gli uomini di buona volontà. E trova nell'impeto

lirico della sua invocazione parole nobilissime

vibranti d’italianità e di poesia che vogliamo

riportare integralmente oggi che sotto l'alta guida

di S. E. il Conte de Vecchi di Val Cismon, Mi­

nistro dell'Educazione Nazionale, si è finalmente

posto mano agli auspicati restauri che saranno

certamente degni dell’Italia nuova.

* E lo straniero, varcando da amico e da pelle­

grino d’amore il posso dell'Alpe, trovando sulla vetta

del monte Pircheriano non più una cadente rovina,

ma un grande monumento compiuto, avrà una provo

del progresso intellettuale del nostro paese, pro­

gresso largo, profondo e non solo formale; poiché

riprendendo con generosa audacia tutte le tradizioni

di coltura, di memorie, di arte e di fede, il Paese

si ricongiunge al suo passato, dà una prova di quella

continuità di concetti, di idee e di aspirazioni, in

cui appunto consiste la base vera della coscienza

nazionale.

« Poiché sulla fronte severa dei nostri monumenti,

dalla Sagra di S. Michele alle cattedrali di Sicilia,

noi dobbiamo leggere non solo l'armonia delle linee,

lo pittoresca bellezza delle tinte

sole, non dobbiamo solo leggere le

svolgimento dell'architettura,

cognizioni dei progressi tecnici e

biamo vedere qualche cosa di

una provo, cioè, di idealità e di fede,

fede del popolo in si stesso e

biamo vedere una somma di rinuncio

presente a favore di un ideale

un legato di energie e di affetti

seguiranno nelle terre dei padri,

con l'intelligenza, da sentirsi con

riverente ».

E conclude facendo appello a tutte le

morali e ideali

zione di un edificio che

dell'arte, ma quella

che sorge dalle parole

ITALIA PERFECIT: l'Italia

rovinai'' - 'binante h ha reso

venienti wioo e compiuto».

Ora soltanto si avvera il

scolpire sui marmi la

PERFECIT. L'Italia di Benito

Can

gii

potentissima e ricchissima abbazia la cui giu­

risdizione

si estendeva su centinaia di chiese e

badie e

castelli

non

solo d'Italia ma anche della

Francia e

della Spagna, questo solenne monu­

mento

che vide salire alle sue mura in reverente

pellegrinaggio ricchi baroni e potenti castellani e

Santi

e Papi e Imperatori e che oggi divide con So-

perga il sacro deposito di tanti sepolcri della nostra

Augusta Casa regnante, questo che è certamente

il

più

prezioso ed eccelso edificio dell'arte me­

dioevale che vanti il nostro paese ha potuto farci

dubitare che fosse imminente l'ultima sua ora.

Tutti gli studiosi che si occuparono della nostra

Sagra

- non molti in verità - levarono il grido

di

allarme che suonò invano ammonimento ed

esortazione ai passati Governi perchè si provve­

desse

in tempo ai necessari restauri.

A. Taramelli, circa 30 anni or sono (6), dopo

aver ricordata la relazione dell'ufficio dei monu­

menti piemontesi edita dal d'Andrade nel 1899,

ripete la sua accorata esortazione, e dopo aver

accennato ai lavori più urgenti e alla somma

occorrente, pensando con poca fiducia ad un

eventuale interessamento del Governo «che è

anzitutto un organismo burocratico, e come tale non