Marchesato di Saluuo che Enrico II, sema alcun
riguardo ai diritti di Casa Savoja, aveva occupato
all’epoca dell'estinzione della discendenza diretta degli
antichi Signori della Famiglia del Vasto. Veramente
Cario Emanuele I, prima di invadere con le armi il
Marchesato, aveva nel 1384 chiesto ripetutamente
alla Francia, che glielo concedesse in custodia per
poterlo difendere dagli assalti degli Ugonotti. Nè
questo era soltanto un pretesto, perchè i documenti
affermano che realmente il Lesdiguières, a capo di
molti riformati, sarebbe entrato nel Marchesato, dove
volentieri l’avrebbero accolto gli abitanti. Avutone un
rifiuto dall» Francia, il Duca di Savoja, dopo essersi
accordato col Re di Spagna e con Sisto V assali im
provvisamente il Saluzzese con forti truppe, dando
immediatamente avviso alla Corte di Francia, ch’egli
lo aveva occupato, per impedire un colpo di mano
degli Ugonotti, ma che nulla intanto s’era cambiato
in quel territorio, perchè si riscuotevano le imposte e
si amministrava la giustizia in nome di Francia. Il
fatto generò grande scalpore in tutta l’Europa; si
disse il Duca un usurpatore, mentre in realti, non
aveva che rivendicato i proprii diritti sovrani su quel
territorio; giacché
i
fuor d’ogni dubbio, per tutti gli
storici più intransigenti, che l’occupazione di Saiuzzo
per parte di Francia nel 1548 fu un atto arbitrario
e violento. Così il Duca non badando a proteste ed a
recriminazioni di sorta, si impadronì senza fatica, in
poco tempo, di Carmagnola, di Saluzzo, di Centallo,
di Casteldelfino, ed ebbro per le dette vittorie, fece
incidere medaglie con un centauro calpestante una
corona regale e col motto
Opportune.
Il qual motto
egli conservò poi in moltissime altre medaglie allusive
al trattato di Lione, al trattato di Bruzolo, alla guerra
di Monferrato, per significare che ogni impresa da lui
assunta per l’integramento e l’ingrandimento degli
Stati suoi era opportuna sempre e non mai fondata
sull’arbitrio o sulla violenza (V.
C a lle g a h i,
Prepon
deranze straniere,
Milano, Vallardi, pag. 386-87).
13) FUGE, NON EFFUGIES
-
Fuggi, ma non
sfuggirmi.
Di Masserano nel Biellese era Principe nel 1616
Don Francesco Filiberto Ferrerò, Generale della Ca
valleria, Capo della Nobiltà piemontese, Cav. dell*An
nunziata. D Governatore spagnuolo di Milano, Don
Pietro di Toledo, trattò col Ferrerò che, per patto
sottoscritto, si mise ia protezione di Spagna, aprendo
i castdii alle .truppe del Governatore e preparando
così un »■<*■* tradimento al Duca di Savoja. Questi
nel
1617,
caduto ammalato per le fatiche e i disagi,
affidava al figlio Vittorio Amedeo l’incarico di vendi
cate l’atroce offesa, correndo con l’esercito contro il
Principe di Masaerano che fu costretto a capitolare e
pagare caramente il fio della colpa.
14)
HLLAESA SUPERSUNT!
•
Rimangono illesi!
(Scettro, spada e landa allacciate da corona ducale).
Per significare che non ostante tutte le traversie
sopportate il suo prestigio di Principe mantenevasi
alto ed illeso e che Egli sarebbe sempre stato in grado
di difendersi energicamente se attaccato.
15)
NUNC PUGNANDUM EST!
-
Ora bisogna
combattere!
(Spade ed elmi).
Divisa assunta quale grido di guerra, dopo il trat
tato di Bruzolo del 1610, col quale il Duca sperava
di ottenere il Milanese ed il titolo di Re; speranze
deluse dall’assassinio di Enrico IV Re di Francia.
16)
PROBAS11 ME, DOMINE.
1605 -
Tu mi pro
vasti, o Signore
(D
av
., Salmo 138).
(Colonna tra le fiamme.)
Nel giorno 9 febbraio 1605 moriva in Madrid il
Principe di Piemonte, Filippo Emanuele di Savoja,
primogenito di Cario Emanuele I, non senza gravi
sospetti di avvelenamento, che più non si svelsero
dal cuore del Duca. Il motto, tolto dal Salmo davi
dico 138, I, e l’impresa della colonna torieggiante
intatta in mezzo alle fiamme testificano della fortezza
d’animo di Carlo Emanuele nelle sventure pubbliche
e private.
17)
DISCERNE CAUSAM MEAM
-
Discemi,
a
Signore, la causa mia
(D
av
., Salmo 42).
(San Cario Borromeo).
Monete e medaglie di Carlo Emanuele I. Fin dal
1611 era mancato Francesco Gonzaga, Duca di Man
tova e del Monferrato, sul quale accampava diritti
anche il Duca di Savoja. Questi richiese che gli fos
sero mandate la vedova Duchessa sua figliala e la
Principessa Maria, unica figlia del defunto Francesco;
ma il nuovo Duca Ferdinando, non ascoltando ra
gioni, gli rimandò la sola figlia Margherita. Di dò
irritato, Cario Emanuele invase il Monferrato ed in
breve si impadronì di molte tene. Ostacolato pd dal
l’esercito spagnuolo chiamato in suo unto da Ferdi
nando, conchiuse onorevolmente pace nd 1613, di
mostrando, egli solo, come avesse saputo valorosa
mente, fra i Principi d’ Italia, tener fronte aD’aOora
temuta corona di Spagna. La divozione ch’EgB aveva
per S. Cario — conosciuto a Torino nd 1578 alle frate
celebrate per l’ostensione della Sindone — fece sì che
non soltanto su monete e medaglie, ma pure su ves
silli ed altre inazioni, il nostro Dncn l’invocasse fer
vorosamente ed motto surriferito.
(C a a h s s )'
RICCARDO A. M ARIN I