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l’interno della città, elementi molto interes­

santi della storia di Torino e del suo successivo

sviluppo demografico. Ma.

è

bene subito dirlo,

anche le schede, sono per sè medesime del

più grande interesse. È il primo documento

storico che contenga un'analisi delle condizioni

anagratìche-demografiche della popolazione to­

rinese. e che per le notizie contenute possa esser

raffrontato con i dati dei censimenti moderni e

permetta indagini statistiche di grande ri­

lievo, non soltanto per la storia in genere

della popolazione italiana, ina anche e spe­

cialmente per quella di Torino, che come capi­

tale dello Stato che promosse il Risorgimento

italiano, può rilevare nella sua composizione

caratteristiche tali di azione, di vitalità, di

struttura, che possono servire a spiegare, più

di molte induzioni, fondate su vaghe sensa­

zioni e su impressioni generiche, le cause

non ultime del tenace ardimento, che fece di

Torino, sotto la guida dei suoi re, la pattuglia

di avanguardia nella lotta per l'indipendenza

nazionale. Il censimento è del 1802 e rileva

infatti la popolazione che Torino ebbe ai

primordi del Risorgimento, e in parte de­

scrive quelle stesse persone che vissero nel

’21 e nel ’48. la grande e tragica epopea del

Re Magnanimo.

* * *

Io segnalai tempo addietro l’eccezionale im­

portanza del censimento del 1802 al professor

Diego de Castro, il giovane e valorosissimo

Direttore del Laboratorio di Statistica della

Facoltà di Economia di Commercio della

R . Ln iversità di Torino. Anche a lui, pro­

fondo e geniale cultore delle scienze stati­

stiche, il materiale raccolto nell'Archivio Muni­

cipale di Torino apparve assai interessante spe­

cialmente per quelle indagini sulla struttura

della popolazione, che ho sopra accennato e

che le schede permettevano nel modo più

ampio e completo e senz'altro ne affidava lo

studio ad uno dei suoi migliori allievi, la

sig. Germana Conti, la quale ha intrappreso

con grande diligenza e intelligenza l'esame

delle schede del censimento e cortesemente ora

mi comunica un saggio del suo lavoro, che

già nei primi risultati conferma l'eccezionale

interesse di questa ricerca di storia demografica

torinese. Il censimento lascia molto a deside­

rare sotto il profilo di una rivelazione statistica

latta con criteri moderni. Ma, osserva giusta­

mente la Conti, questi difetti sono pienamente

scusabili, se si pensa al tempo in cui il censi­

mento fu fatto e alle condizioni della popola­

zione quali sono rilevate dalle schede del cen­

simento stesso.

Il numero degli analfabeti è grandissimo; molti

firmano con il segno di croce, e moltissimi

con grafìe che denotano uno scarsissimo grado

di coltura; mentre sono pochi quelli che d i­

mostrano di avere una buona conoscenza della

calligrafìa e deU'ortografìa. Per l'accertamento

della data di nascita, si ricorre alla fede di

battesimo rilasciata dalla parrocchia; ma molti

non la posseggono, qualcuno dichiara di non

aver il denaro per procurarsela, e in molti

casi non è indicata. Un difetto grave è costi­

tuito dalla circostanza che le schede vennero

compilate in giorni diversi perchè, pur essendo

stato posto un termine di quindici giorni dal

20 ottobre 1802 perla riconsegna delle schede,

molte di esse furono compilate o consegnate

dopo il termine stabilito.

Quanto poi alla composizione delle famiglie

o meglio dei nuclei di convivenza familiare, le

notizie sono spesso imprecise e generiche, per­

chè salvo il coniuge e i figli, le altre persone sono

indicate senza riferimento ai vincoli di paren­

tela e di affinità. Ma a parte queste ed altre

minori osservazioni, rilevanti unicamente di

fronte ai più moderni metodi di indagine sta­

tistica. già le prime notizie che la Germana

Conti ricava dalle schede del censimento sono,

come ho detto, realmente interessanti. L a

Conti ha finora studiato soltanto le schede del

censimento che si riferiscono ad uno dei quar­

tieri della città e precisamente a quello del

Moncenisio, che corrisponde all'incirca alla

zona compresa oggi tra le vie Bellezia. Giulio,

corso Valdocco, via Cittadella, corso Siccardi,

via Bertola e via Botero: il quartiere in cui

avevano sede gli uffizi giudiziari, i T ribunali,

il Senato, e che rileva tale singolare aspetto,

anche per il gran numero di avvocati, di pro­

curatori. di magistrati e di ex magistrati che

vi hanno la loro abitazione. L a popolazione

del quartiere effettivamente presente a T o ­

rino attorno al novembre del 1802 è di 11.517

anime ed è raggruppata in 3129 famiglie

e in 4 convivenze. Le famiglie che si incon­

trano con maggior frequenza sono quelle

composte di due membri (825 famiglie) e

rappresentano il 26-37 % delle famiglie totali.

Il numero medio di membri per famiglia è

basso: di 3.6 individui ognuna. Le famiglie

molto numerose sono scarse: raggiungono i

10 membri soltanto una percentuale del 0 ,90%

e 11. 12, 13 soltanto rispettivamente il 0 ,41% ,

1 0,51 ° 0 e il 0.79 % . La famiglia più numerosa

del quartiere è quella dei marchesi Barolo,

composta dei due coniugi, di un figlio, di un

sacerdote, di un segretario e di ventidue per­

sone di servizio. Interessanti rilievi presentano

le ricerche fatte dalla Conti sull'indice di proli­

ficità dei matrimoni. Il numero medio dei

figli per famiglie, compresi i coniugi senza prole,

è di 1,4; quello calcolato escludendo le fa­

miglie senza prole è di 2,4. Si constata

un indice

di prolificità, che è assai poco

dinamico ed

è

inferiore alle rilevazioni

moderne. Osservando,

*