Table of Contents Table of Contents
Previous Page  61 / 1981 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 61 / 1981 Next Page
Page Background

RASSEGNA DI POLITICA ESTERA

M I N O R A N Z E I N Q U I E T E

Le minoranze die cui trattati di pace rimasero in­

corporate in Stati di altra nazionalità furono messe

sotto la protezione della Società delle Nazioni. Il

die ha voluto dire clic ogni volta die tali inino*

ranze hanno ricevuto dei danni dagli Stati a cui fu­

rono consegnate, si son \iste sopraggiungere le beffe

delle buone parole societarie. Fatta eccezione dei

casi in cui non sono state così ingenue da ricercarle.

Grosse questioni di minoranze sono quella degli

ungheresi incorporati nella Jugoslavia, nella Roma­

nia e nella Cecoslovacchia: in tutto circa 3 milioni,

in confronto coi 7 milioni di ungheie-d che contiene

l'Ungheria nei suoi attuali confini: e quella dei te­

deschi (3,3 milioni) dello Stato ceco-slovacco. An­

che di altre si parla spesso: di tutte la maggiore è

quella degli ebrei, ed è anche la più complicata.

Soluzioni atte a dare soddisfazione ad entrambe le

parti in contrasto non ne esistono. Gli Stati conqui­

statori credono di avere ottime ragioni per tenersi

entro i confini minoranze di altra nazionalità: vi

si fanno entrare motivi storici, geografici, strategici,

giuridici, ecc.: e le minoranze credono di avere ra­

gioni non meno buone per non restarci.

E quanto più gli Stati conquistatori cercano di di­

struggere le tendenze centrifughe con procedimenti

assimilatoci e soffocatori della nazionalità minori­

taria. tanto maggiormente questa vibra di ribellione:

cosi che il contrasto rimane insanabile, e diventa

inoltre possibile causa di conflitto con gli Stati alla

cui nazionalità le minoranze appartengono, e che

più o meno apertamente le minoranze spalleggiano.

La Piccola Intesa è sorta, come è noto, dal comune

interesse degli Stati che la compongono a premu­

nirsi contro le rivendicazioni nazionali ungheresi.

LUngheria non può far altro che tener vivi sen­

timenti di fratellanza per le popolazioni che non

fanno più (Sarte del*suo Stato, e sperare in qualche

futura occasione di nuo\a riunione, ma senza troppo

adoperarsi per farla accadere, che sarebbe il modo

più sicuro di allontanarla. Ed è questo inoltre il

solo atteggiamento che possa consentire alle mino­

ranze ungheresi in territorio straniero di ottenere

Dn trattamento degno della loro civiltà.

Sembra che sia appunto questa la situazione che si

delincando. Il revisionismo ungherese si attenua,

e |li Stati che lo temono mostrano disposizioni più

tolleranti

verso

le minoranze ungheresi. Il fatto, del

tato, che i vincoli della Piccola Intesa

pi

vadano

allentando, e che si vadano creando amicizie fra

"toni «noi Stati e Stati amici dell’Ungheria (vedi i

ri rapporti italo-jugoslavi e ìtalo-rumeni), e che

coalizione sia diventata meno scontrosa e so-

perdendo di vigore

*~ali - ,

-

v.

'

K -r

.

--.r.

i motivi che l'hanno fatta nascere. In questa atmo­

sfera meno torbida l'Ungheria potrà almeno otte­

nere la parità di diritti cogli Stati confinanti, e cioè

la caduta di quelle disposizioni dei trattati di pace

che le impediscono di avere un armamento simile

a quello che possiedono gli Stati confinanti. Questo

problema della parità di diritti dell'Ungheria è uno

dei più delicati dell'Europa danubiana, e sta lenta­

mente avviandosi alla sua logica soluzione.

Assai più difficile si presenta la questione dei te­

deschi dei Sudeti, che costituiscono una grossa mi­

noranza nel piccolo Stato ceco-slovacco. Qui, dal

punto di vista della forza, non è affatto impossibile

che la Germania si impossessi del territorio occu­

pato da questa minoranza; e la Ceco-Slovacchia non

ha vicini confinanti in grado di venirle in aiuto

prima che l'eventuale occupazione sia compiuta.

Questo fa sì che la minoranza sia più intransigente,

e non lo sia meno il governo ceco-slovacco nel fre­

narne le manifestazioni. Con tutto ciò il governo

stesso ha fatto vedere qualche intenzione di vernic

ad un accomodamento : ma vorrebbe dare per cal­

mare gli animi e contemporaneamente non dare per

non incoraggiare nuove pretese. Nè nella sua azione

frenante può giungere ad eccessi che provochino

l'intervento della Germania. La questione sembra

davvero insolubile, e non si può dire certo che il

tempo contribuirà a renderla meno intricata.

E gli Ebrei? Se ne è di nuovo diffusamente parlato

a proposito dell'intenzione del governo romeno pre­

sieduto da Goga — le cui tendenze totalitarie e ri-

voluzionatrici sono note — di rivedere la cittadi­

nanza dei numerosi ebrei stabilitisi in Romania,

dalla fine della guerra, e provenienti dalla Russia

e dalla Polonia. Sembra che questi ebrei di nuovo

acquisto si siano profondamente infiltrati negli af­

fari e nelle professioni, dominando indirettamente

e nefastamente gran parte della vita pubblica. Di

qui si spiega l'atteggiamento del governo di Goga e

del governo che gli è succeduto.

Tale atteggiamento ripropone il problema del defi­

nitivo destino da dare a questi ebrei che sono co­

stretti a migrare da un paese all'altro: qui appena

tollerati là addirittura respinti, ovunque sospettati,

e raramente a torto, di maneggi sovversivi. La co*

stituzione di und Stato ebraico indipendente i

Punica sebbene non facile soluzione, della questione

ebraica. Perchè l'assimilazione è meno facile an­

cora, se non proprio impossibile, n i si può pensare

a far scomparire gli ebrei dalla superficie terrestre.