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Il laboratorio sperimentale per le «crciuzioni desìi allievi.

tecnica Alessandro Volta, per indicare che in essa l'in­

segnamento teorico doveva essere applicato alla pra­

tica tecnica cd avere uno scopo essenzialmente profes­

sionale, quello di formare le maestranze specializzate

da cui potessero uscire, per naturale selezione, quei

tecnici e capi tecnici destinati a formare l’ossatura delle

Società produttrici e distributrici di energia e delle

industrie costruttrici dei complessi elettromeccanici.

La Scuola è retta da un Consiglio Direttivo com­

posto del Presidente, di due Vice Presidenti e di dodici

membri. E particolarmente significativo che le dispo­

sizioni statutarie del 1903, tuttora in vigore, prescri­

vano che due tra tali membri siano scelti fra gli allievi

e nominati da essi. Del Consiglio fa pure parte il

Presidente dell’ Associazione ex allievi.

Alla Presidenza della Scuola si susseguirono, il se­

natore Secondo Frola, l’ing. Ettore Thovez, il pro­

fessor Elvio Soleri ed alla Presidenza onoraria l'inge­

gnere Cìiangiacomo Ponti cd il prof. Giancarlo Vai-

lauri.

Primo direttore della Scuola fu l’ing. Alfredo R o -

stain, cui successe nel 1905 l’ing. Tommaso Jervis, poi

l’ing. Emilio Marenco cd ri fine l’ing. Carlo Stanzani

attuale Direttore dal 1921, al quale la Scuola deve

gran parte dei risultati raggiunti negli ultimi anni per

la sua appassionata dedizione c le sue capacità orga­

nizzative.

Compaiono negli atti della Scuola nomi di uomini

che particolarmente illustrarono Torino nei primi de­

cenni del secolo: l’ing. Emanuele Peyron, membro

benemerito del Consiglio nell’anno di fondazione; il

prot. Ettore Morelli, pioniere delle applicazioni del­

l’elettrotecnica in Italia, membro del Consiglio Diret­

tivo fino al 194S, anno della sua scomparsa;

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ing. Gian­

carlo Ansclmetti, attuale Assessore al Comune, che

nella Scuola ha trasfuso con tanta passione la sua com­

petenza di tecnico e la sua lunga pratica di officina.

U11 particolare cenno va fatto, anche se non è pos­

sibile la citazione nominativa di tutti, per il Corpo

degli insegnanti, da coloro che da molti anni

hanno prestato e prestano tuttora la loro opera intel­

ligente cd apprezzata, ai più giovani c giovanissimi

che, considerando l’insegnamento come una missione,

hanno dimostrato di saper seguire la strada tracciata

dai più anziani.

Insegnare agli operai è scuola di vita e compito

non facile. Gli operai che si preoccupano di acquisire,

attraverso la Scuola, nuove cognizioni tecniche e di

aumentare la propria cultura professionale, costitui­

scono infatti lo strato più elevato tra i giovani lavora­

tori ed il loro contatto quotidiano

cimi

il lavoro di

officina li rende avidi di sapere e sviluppa in essi lo

spirito di osservazione e lo spirito critico.

Il giovane insegnante deve perciò avere non stilo

profondità di cultura, ma deve essere un educatore e

possedere quella umana sensibilità e comprensione che

sono essenziali nei rapporti con chi lavora.

Tanto gli allievi operai, quanto gli insegnanti sono

benemeriti entrambi perche sacrificano, per il comune

scopo di elevazione culturale c professionale, ore di

riposo che sarebbero ben meritate dopo il lavoro quiv-

tidiano. Ad essi deve andare la gratitudine dell’in­

dustria, cui la Scuola offre operai già preparati, cd il

plauso della Nazione, che tanto necessita di maestranza

specializzata, maestranza che non teme disoccupazione

perche apprezzata e richiesta anche dai Paesi stranieri

più progrediti.

Magnifici capi delle officine elettriche torinesi sono

usati da questa Scuola. Assunti quali semplici operai,

hanno nsalito tutta la scala gerarchica sino a posti fra

1 più ambiti di responsabilità c di comando. Nume­

rose schiere di ex allievi della Scuola costituiscono il

nerbo delle nostre organizzazioni tecniche e si distin­

guono per la capacità e lo spirito di attaccamento al

lavoro.

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