Table of Contents Table of Contents
Previous Page  21 / 851 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 21 / 851 Next Page
Page Background

Introduzione

a cura di Vera COMOLI

Sul tema dei beni culturali si discute oggi con

più ampiezza di dibattito e con più convinzione ri-

spetto al passato recente; si discute, si propone, si

sperimenta, nei luoghi deputati, alle scelte culturali,

alle decisioni politiche negli organismi

amministrativi, nella ri

cerca.Un

nodo del problema continua

ad essere quello di produrre studi e metodologie che

riescano anche a definire meglio il significato di

bene culturale nella società attuale, nella coscienza

del valore storico — e quindi non assoluto — delle

scelte critiche che si operano nei contesti reali.

Pare importante richiamare un concetto già

più volte espresso, cioè che sia necessario superare

l'inutile dibattito sui centri antichi (se ridotto alla

dichiarazione di una loro maggiore o minore « stori-

cità»), per aderire invece ad un criterio più

costruttivo e più corretto culturalmente, introducendo ana-

lisi rivolte non alla « struttura della città storica » , ma

alla « struttura storica della città..

Questo principio si salda a misura con i criteri

che sono stati assunti e sviluppati recentemente nel

dibattito sulla città esistente, sul rapporto storia-pro-

getto, sul binomio conservazione-innovazione; ad

esso si riallaccia anche questa esperienza di ricerca

sui Beni culturali ambientali nel Comune di Torino.

La riqualificazione dell'ambiente, intesa come recu-

pero integrale dello spazio urbano e territoriale, dei

suoi connotati storico-culturali, ambientali e naturali

e delle sue possibilità di trasformazione, appariva un

indirizzo metodologico già presente nel Progetto

Preliminare per la revisione del Piano Regolatore

Generale Comunale di Torino del 1980, per la cui

stesura definitiva era stato chiamato a concorrere dal

1981 il Politecnico di Torino con una ricerca sui

Beni culturali come supporto conoscitivo.

Tale obiettivo di riqualificazione attiva implica-

va che i valori storico-culturali del territorio — nella

sua interezza — potessero essere riguardati come

requisito essenziale e fondativo entro un disegno

complessivo di trasformazione, precisando meglio

l'ancóra ambigua terminologia del bene culturale

inteso come risorsa. L'inserimento del problema al-

l'interno della pianificazione del territorio sembra

del resto la sola strada possibile perché la tutela esca

dalla separatezza e prenda parte alle decisioni che

realmente incidono sul nostro patrimonio culturale.

L'intendimento espresso dal Comune implicava

quello di superare un approccio al territorio di tipo

funzionalista, di fatto astrattamente quantitativo, in

favore di un approccio di confronto con la storia ed

il contesto e ha dato sostegno ad una nostra precisa

scelta di metodo.

Il concetto stesso di preesistenza si inserisce al-

l'interno del più vasto dibattito critico e metodologi-

co a cui fa riferimento il settore proprio dell'analisi

dei beni culturali ambientali, quale si

è

profilato e si

va articolando all'interno delle specifiche discipline

storiche, a fianco della pubblicistica e dei convegni

relativi al recupero delle risorse ambientali, al centro

del problema della pianificazione e della

progettualità. Il confronto sui progetti e sulle metodologie rela-

tive al recupero, al riuso, al restauro, e lo stesso

dibattito culturale innescato da tale confronto, evi-

denziano l'indeterminatezza di definizione del cam-

po metodologico e delle stesse procedure di analisi

finora sperimentate ed, insieme, rendono più che

mai attuale ogni proposta articolata e sistematica,

estesa — come questa ad un vasto territorio omo-

geneo per delimitazione amministrativa e per co-

struzione storica.

Ora, a ricerca ultimata, non abbiamo né certezze

consolidate, né la presunzione di aver compiuto ana-

lisi « finite » , riconducibili ad uno « stadio finale » e

conclusivo. Semmai abbiamo i dubbi che sono im-

pliciti in queste ricerche e che derivano anche dalla

distanza da altre posizioni di metodo; poiché cre-

diamo nella discussione aperta su questi temi, non

cerchiamo altro che spazi di confronto.

La città « considerata come principio ideale delle

istorie italiane » costituisce, per Cattaneo, « l'unico

principio per cui possano i trenta secoli delle istorie

italiane ridursi a esposizione evidente e continua

» .

Senza questo filo ideale, la memoria si potrebbe

smarrire nel labirinto delle vicende storiche più di-

sparate, che, se di per sé considerate, apparirebbero

astratte ed estranee alla struttura del territorio; di tale

labirinto non è facile cogliere il significato se non

attraverso, appunto, a « quell'unico principio » che

si fonda sul rapporto tra vicenda storica e ambiente e

17