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Località di interesse paleontologico

a cura

di Elena Ferrero Mortara e Franca Campanino

Premessa

Le principali località fossilifere del versante to-

rinese della Collina sono note agli studiosi fin dall'i-

nizio del secolo scorso (opere di S. Borson).

La campionatura assidua in queste località

« classiche » ed in altre venute occasionalmente alla

luce (in opere di scavo per sistemazioni stradali,

fondazioni, ecc.) ha grandemente contribuito, nel-

l'arco di più di un secolo, alla conoscenza della

stratigrafia di dettaglio dei terreni terziari della Col-

lina ed alla costituzione, per la parte relativa alla

zona in esame, della collezione di fossili del Bacino

Terziario Piemontese, ospitata nel Museo di Geolo-

gia e Paleontologia dell'Università di Torino e re-

centemente affidata al Museo Regionale di Scienze

Naturali.

Questa collezione, ricca di decine di migliaia di

esemplari, spesso unici, fu studiata da vari Autori in

diverse epoche, e viene tuttora consultata da studiosi

italiani e stranieri. L'opera, fondamentale per esten-

sione e dettaglio, illustrante la maggior parte di tale

collezione,

è

la monografia in 30 volumi scritta da

Bellardi e Sacco alla fine dell'800, cui ancor oggi si

fa riferimento per ogni ricerca sulla fauna terziaria

del Piemonte.

In essa vengono citate numerose località (

1

) in

parte ancora rintracciabili ed accessibili, ed in parte

scomparse per vari motivi, come assestamento natu-

rale ed opere varie di sistemazione del terreno (ad

esempio: località fossilifera del Monte dei Cappuc-

cini ormai celata da muri di sostegno, località di Rio

Batteria occultata dalla copertura del Rio, località di

Termó Fórà resa precaria dall'installazione di un tra-

liccio dell'alta tensione, ecc.).

Cenni stratigrafici e paleoambientali

I sedimenti terziari che formano la struttura anti-

clinale estesa per la maggior parte del rilievo colli-

nare definito in letteratura « Collina di Torino »,

appartengono a litotipi molto diversi ripetuti verti-

calmente in successive alternanze, variabili e di-

scontinui in senso laterale.

I diversi litotipi, raggruppati in formazioni, rap-

presentano il risultato di condizioni sedimentarie

differenti e comprendono diverse e caratteristiche

associazioni fossili. Infatti nell'intervallo cronologi-

co compreso tra l'Oligocene superiore ed il Miocene

superiore, in cui

è

avvenuta la deposizione delle

formazioni più estese e vastamente affioranti della

Collina di Torino, il bacino sedimentario si esten-

deva prevalentemente nella zona batiale. I sedi-

menti corrispondenti, sabbie fini e siltiti con matrice

argillosa e calcarea più o meno abbondante, conten-

gono macrofossili sparsi, spesso demineralizzati e

deformati, appartenenti a specie di Molluschi ed

Echinodermi bentonici tipici di una profondità di

parecchie centinaia di metri. A questi si associano

gusci di Gasteropodi pelagici localmente molto ab-

bondanti, e microfossili, tra cui i più interessanti dal

punto di vista stratigrafico sono i Foraminiferi planc-

tonici.

I sedimenti fini sopracitati sono molto estesi e

continui e presentano superfici di stratificazione re-

golari.

Ad essi si intercalano livelli di sedimenti grosso-

lani, sabbie e ghiaie con abbondante matrice siltoso

argillosa, talvolta cementati, che costituiscono corpi

sedimentari dalla geometria più varia e dalla compo-

sizione più eterogenea, spesso limitati da superfici

irregolari di erosione e con distribuzione areale di-

scontinua.

Le associazioni fossili al loro interno sono di-

stribuite irregolarmente, talvolta sono ricchissime di

esemplari e di specie e di notevole importanza stra-

tigrafica e paleoecologica.

Comprendono soprattutto resti di Molluschi,

Celenterati e Macroforaminiferi che vivevano sulla

piattaforma continentale: si tratta spesso di forme

caratteristiche di acque calde e poco profonde, corri-

spondenti ad un ambiente sublitorale interno

di

un

bacino tropicale o subtropicale.

L'attuale posizione stratigrafica dei litotipi gros-

solani, compresa tra i livelli fini caratteristici del-

l'ambiente batiale, è secondaria; essa si è realizzata

in seguito alla risedimentazione di sedimenti sublito-

rali che, staccatisi dal margine della piattaforma,

sono stati convogliati lungo canyons sottomarini e si

sono ridepositati sui fondali profondi ai piedi della

scarpata continentale.

La dinamica di un tale meccanismo di deposi-

zione spiega l'eterogeneità granulometrica, le di-

scontinuità laterali, la forma dei corpi canalizzati, le

superfici di erosione

così

frequenti in questo tipo di

sedimenti.

Problema della conservazione delle località fossi-

lifere

È necessario provvedere allo studio dei mezzi

idonei alla tutela delle località ancora visitabili ed

alla ricerca e controllo dei nuovi affioramenti che

possano via via venire scoperti (sia quelli ubicati sul

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