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emarginata dal progrediente interesse della città ad

assumere nuove aree entro i limiti della pianificazio-

ne. I piani di ampliamento per le zone dell'Oltrepò

risalgono tutti agli anni Ottanta fatta eccezione

per un intervento deliberato nel 1865 riguardante il

Borgo del Rubatto (

48

) e sono quindi molto tardi.

Né la situazione dei territori pedecollinari avrà una

diversa sorte nelle fasi pianificatorie successive,

anche posteriori all'Ottocento, che saranno conno-

tate sempre da ricorrenti ritardi rispetto alla parte

piana.

Già si è detto come i piani settoriali extracinta

riguardassero territori di notevole ampiezza. Il piano

della

Regione S. Paolo, fuori cinta ovest tra ta bar-

riera det Martinetto e ta Dora,

approvato dal Consi-

glio Comunale il 23 gennaio 1899 (

49

), si estendeva

approssimativamente fino al limite che sarà ripreso

dal futuro Piano Unico Regolatore e d'Ampliamento

del 1908 ad occidente attuali Corsi Lecce e Tra-

pani e fino alla barriera ferroviaria a Sud; la sua

superficie, di 35,5 ettari, era più che doppia rispetto a

quella del costruito urbano (15,5 ettari della « città

fortezza»), permanso pressoché tale sino al secondo

ventennio dell'Ottocento. Estensione ancora doppia

di quello per S. Paolo (7I,6 ettari) ha il

Piano fuori

detta Barriera di Nizza, di Piacenza, di Stupinigi e

d'Orbassano,

approvato il 28 maggio 1900. È sup-

portato dalle direttrici foranee omonime, esteso ai

confini sudoccidentali fino al cimitero del Lingotto

ed all'attuale Via Gorizia, limitato a levante dalla

fascia fluviale.

Per chiarire le motivazioni dei piani esterni alla

cinta daziaria è sufficiente rifarsi a quello per la

regione di S. Paolo. « Questo piano venne adottato

in un momento di grande attività edilizia nelle locali-

tà a cui si estende, le quali erano specialmente favo-

rite dalla ricerca di abitazioni operaie per le numero-

se industrie sorte in vicinanza, contemporaneamente

o tosto dopo la costruzione delle nuove officine fer-

roviarie, entro e fuori la cinta, lungo tutta la parte

ovest della città, e pei moltiplicati mezzi di comoda

e rapida comunicazione con la città stessa e gli altri

vantaggi che l'operaio specialmente cerca fuori da-

zio. Il piano [...1 è giunto anche un po' in ritardo a

frenare il disordine rapidamente crescente della fab-

bricazione nei borghi Campidoglio, barriera di

Francia, Cenisia, Monginevro e S. Paolo, dove la

speculazione privata aveva suddiviso i terreni agri-

coli in aree fabbricative secondo progetti privati ar-

bitrari, ispirati al puro interesse del momento per la

vendita delle aree stesse a prezzi che non sono nep-

pure offerti pei terreni entro cinta» (50)

Sostanzialmente congruente al piano per S. Pao-

lo, per motivazioni (il disordine edilizio e la «neces-

sità di impedire che quivi si erigesse una città ester-

na da demolirsi e ricostituirsi poi, [...I nell'interesse

della viabilità e sovrattutto dell'igiene» (S

1

)), per

specializzazione funzionale (insediamenti industriali

e di edilizia a basso costo), e per tempi di approva-

zione (12 maggio 1899), ma di dimensioni minori è

il piano per le

Borgate Madonna di Campagna, Vit-

toria e Monte Bianco,

retto dalle strade per Borgaro

e Vercelli, che ne costituiscono i limiti Est Ovest,

definito a mezzanotte dal Cimitero di Madonna di

Campagna e dall'asse dell'attuale Via Breglio.

I due piani nordorientali sulle opposte sponde

del Po, approvati con unico provvedimento il 16

ottobre 1901 hanno invece estensione limitata.

L'ampia ottica previsionale della Città di Torino

non è però condivisa dal competente Ministero dei

Lavori Pubblici su parere del Consiglio di Stato che

li giudica troppo vasti per essere rispondenti a biso-

gni reali; pertanto l'unico ad essere «dichiarato di

pubblica utilità» risulterà il Piano per S. Paolo (52).

I piani fuori cinta sono caratterizzati essenzial-

mente dalla viabilità organizzata a grandi maglie

viarie. Gli intenti generali di tale assetto sono argui-

bili attraverso quelli espressi per S. Paolo. Il piano

« provvede alla regolarizzazione delle antiche strade

Monginevro, Grugliasco e S. Paolo [...], ad un

grande reticolato di vie e corsi, parte nel senso paral-

lelo alla attuale e futura cinta e parte nel senso radia-

le [...] nel concetto generale di racchiudere entro il

reticolo vasti isolati sufficienti per impianti indu-

striali oppure suddivisibili per disposizione dei pri-

vati, in isolati minori mediante vie da aprirsi e man-

tenersi a spese dei privati stessi e solo vincolate per

l'ampiezza» (

53

).

L'urgere dei problemi connessi al fenomeno del-

'

la industrializzazione, la constatazione del supera-

mento del processo accrescitivo per piani parziali, la

situazione oggettiva dello stato della pianificazione

— in parte bloccata dall'incomprensione romana per

i reali problemi della città, in parte superata dallo

scadere dell'efficacia vincolistica di molti piani (54)

— che avrebbe lasciate alla mercé della speculazio-

ne privata e degli insediamenti produttivi localizzati

casualmente proprio le zone in fase di più rapido

sviluppo, inducono la Città ad approvare in tempi

brevi, nel 1906 il primo

Piano Unico Regotatore e

d'Amptiamento,

che sarà convertito in legge il 5

aprile 1908 (55)

Il nuovo strumento urbanistico assume in toto, e

di fatto assembla, i piani parziali precedenti, sia

quelli ancora in vigore, sia quelli scaduti, sia quelli

che non avevano mai ricevuto la superiore approva-

zione. Si limita quindi a completare il settore nord-

orientale entro l'ansa dei fiumi ed alcune porzioni di

territorio a ponente, ridimensionando invece — di

più di un quarto in direzione radiale l'assetto

previsto per la fascia territoriale a mezzogiorno.

In sostanza il piano sintetizza e conferma le linee

informatrici della pianificazione postunitaria ed in

particolare quelle riguardanti i piani per le aree fuori

cinta. Il settore territoriale « esterno » è definitiva-

mente strutturato da un generico reticolo « sovrappo-

sto » al territorio a larghe maglie di strade ortogona-

li, con radiali preferenzialmente disposte sulle anti-

che direttrici foranee. Nel Piano Unico Regolatore e

d'Ampliamento del 1908 il sistema viario viene a

completarsi con direttrici anulari di inviluppo (fig.

b15). Fondamentale

è

quella che nasce sul tracciato

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