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forza di tradizion i, e prepotenza di antiche alleanze, e sovratutto,

- durissimo a dirsi - l'impazienza, la prepotenza, l'ingratitudine

dei partiti, cui

il

far conto colle condizioni dei tempi pareva grave

_e che sognavano facile a compiersi una delle più difficili imprese

che un leale Sovrano abbia tentato mai. Autocrate e legato' al–

l'Austria, comproinesso con tutti i Sovrani a stare a guardia del

diritto de' despoti, dovea a tutti resistere, tutti affrontare, piccolo

di potenza e stremo di forze com'era, tutti sfidare purchè libertà

ed indipendenza trionfassero.

Fu in lui splendida virtù di principe, fu virtù che resistette e–

nergicamente e vittoriosamente in mirabile epopea all'alterno al–

zarsi sugli altari e precipitare nella polvere a seconda del vento

delle indomite passioni politiche. Salda ed ammirabile virtù di sa–

crifizio indicibile, che però in tempi contrastati sarebbe forse stata

vana se amore e senno di popolo, non forviato da calunnie, nè da

raggiri partigianeschi, ma saldo nella fede sua, non le avesse dato

potentissimo appoggio.

Carlo Alberto errò forse nei primi passi all'ardua impresa che

da solo avea ideato e tentava; fu colpa dei tempi e degli uomini,

non del principe. Questo è il parer dei giusti. Ma di fatti intorno

alla sincerità dei quali ancora si discute e per assai tempo si di–

scuterà non

è

mio còmpito il trattare. Parlando di Carlo Alberto

non intendo ricordare che l'immensa gratitudine, il figliale affetto

che devesi alla memoria di chi bandi guerra ad oltranza all'eterno

nemico dell'Italia, a chi iniziò l'opera di una redenzione da secoli

invano anelata e gloriosamente compiuta da Re Vittorio.

Mi limiterò al semplice, e non sempre facile, raccogliere dati

biografici.

Da Maria Cristina di Sassonia-Curlandia e da Carlo Emanuele

dei principi di Carignano nasceva Carlo Alberto in Torino, il

2

ottobre 1798, mentre più infuriava il vento rivoluzionario che cacciò

dal trono Carlo Emanuele IV. Il principe Carlo Emanuele di Ca–

rignano, mentre la famiglia del "Re esulava, rimase in Piemonte e

(dice il Cibrario)

«

fu veduto servire tra le file delle guardie na–

»

zionali e

la

moglie, col bambino (che fu poi il nostro amatissimo

»

Carlo Alberto) in braccio, l'andava a trovare e, perduto, in quegli

»

impeti repubblicani, lo splendore principesco si onorava di quel–

»

l'uffizio citta dino

»,

Fu "esempio che il giovane figlio non di–

menticò.