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dura condizione di un cadetto senza patrimonio; e comechè di–
mostravasi di gracile complessione, lo si destinò agli uffici eccle–
siastici con promessa che fin d'allora facevagli
il
Papa d'un cap–
pello cardinalizio. Ma all'età di otto anni ad un tratto mutossi il
suo destino; morivano successivamente tutti i di lui fratelli e solo
rimaneva superstite e speranza della ducale Casa di Savoia.
Ad altri sentimenti fu allora educato. Luigi Allardet e G. B. Pro–
vana, vescovi entrambi e nelle scienze e nelle lettere chiarissimi
docenti, furono i suoi primi istitutori; Luigi di Chatillon e il ba–
rone di Lullin successivamente suoi governatori, dai quali facil–
mente apprese
il
nobil uso delle armi e ne divenne il campione
migliore della sua stirpe e del suo secolo. .
Giovinetto ancora, assai prometteva dalla sua fermezza di ca–
rattere, dalla nobiltà del sentire, dalla straordinaria prontezza e
fi–
nezza dei suoi ragionamenti. Ai giochi infantili prediligeva i me–
glio gagliardi: la caccia, l'uso delle armi, l'equitazione erangli i
passatempi più diletti, divenne presto abilissimo cavaliere e pochi
meglio di lui sapevano ridurre a freno i più focosi destrieri, te–
nersi in sella sicuro ed aggraziato in ogni movenza. Le giostre ed
i tornei erano per Emanuele Filiberto passione ardentissima, e non
perdeva occasione per cimentarsi anche coi più provetti, tornan–
dane
il
più spesso vittorioso, or combattendo a piedi, or a ca–
vallo: qualche volta incognito, spesso noto, sempre ardito, sicuro
e destro.
Fece rapidi progressi nella tattica o scienza militare dei suoi
tempi, per la quale pareva aver fornito dalla natura speciale talento,
e fu diffatti all'esser egli espertissimo condottiero di eserciti, guer–
riero a niuno secondo, che in gran parte dovette la ricostituzione
dci suo debellato patrimonio e l'aver potuto regnare sul trono
de' suoi avi. Ma se lo stato di perturbazione generale in cui tro–
vavansi allora le potenze d'Europa, se l'occupazione straniera dei
suoi Stati gli suggerivano indispensabile il rendersi sopratutto abi–
lissimo nell'arte guerresca, tuttavia non tenne Emanuele nulla
d'ignorato delle scienze che nobilitano anche i re. Le arti belle,
le belle lettere, la storia, le matematiche addolcirono
il
suo cuore,
temperarono le foga delle sue passioni, la baldanza giovanile e for–
marono in lui un animo retto nel sentire, chiaro ed esatto nei
giudizi. Di memoria prodigiosamente felice ricordava specialmente
della storia le date, i fatti, gli esempi da cui trarre ogni e miglior