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quale Emanuele Filiberto r iponeva a giusta ragione più sollecito

f

rifiorimento del suo Stato, richiamò nel 1560, e sotto pena di con–

fisca dei beni, i sudditi che si trovassero nell'esercizio delle armi

o nella professione delle lettere presso straniere potenze; prova di

affetto, questa, forse alquanto eccessiva verso i valorosi e virtuosi ,

uomini, che le lunghe calamità dei paesi subalpini avevano co–

stretto ad abbandonare la patria, ma non meno necessaria al Sovrano

di Piemonte pel consolidamento della l'iedificata Monarchia.

Allo scopo poi di togliere od almen o diminuire quell 'infranccsa–

mento che l'aver essi posseduto per ben ventott'anni i dominii di

Casa Savoia e l'avervi perciò messe profonde radici

«

di moglie, parenti

e beni

» ,

vietò il matrimonio di gentildonne · che possedessero feudi

nobili, cogli stranieri.

La sua idea fondamentale di voler esser malgrado tutto italiano,

e che per quei tempi fa assai meraviglia, gli fè pur statuire che

nel Piemonte si usasse d'allor innanzi la lingua italiana in ogni

cosa dello Stato, negli Atti giur idici e in ogni documento cittadino.

Instituì pure famose scuole, e l'Università che aveva fondata a

Mondovì nel 1560, tra sportò ed unì a quella di Torino quando ne

venne in possesso.

A rifiorire le industrie concesse franchigia completa dei carichi

pubblici e comunali ai forestieri che fossero venuti ad esercitare

ne' suoi Stati le arti meccaniche e l'agricoltura.

Introdusse l'arte della seta a Torino, poi a Moncalieri, a Chambéry

ed altrove; e per darle vita più pronta vietò poco tempo dopo

la

introduzione di tale stoffa lavorata, permettendo soltanto quella

greggia onde la si lavorasse nel paese.

Munifico protettore delle arti belle, chiamò alla sua Corte celebri

artisti stranieri onde veder ravvivate scuole distintissime di pittura,

scultura, musica e letteratura, che la lunga servitù straniera avevano

in Piemonte, e più in Savo ia, sperse e quasi dimenticate.

Afforzò lo Stato munendolo, ne' luoghi più propizii, di baluardi,

cittadelle e fort ezze. Quella di Torino fu costrutta nel 1564 su di–

segno dell'architetto vicentino Francesco Degli Orologi, e dal Pac–

eietto fece pure fortificare Cuneo, Savigliano, Villafranca, Nizza e

Sommariva. Ma più di tutto si studiò di rendere valido l'esercito

dando bando agli avventurieri e ricostituendolo prettarnente nazio–

nale e stanzial e; e merc è la speciale onoranza da lui concessa alle

industrie meccan iche e

la

felice propagazione delle medesime, in