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II
" tutte le suppliche, volendo che
la
giustizia si distribuisca
SI
al
» povero che al ricco. Fa grandissima professione della sua parola,
» e mi ha detto più volte che
piuttostochè
mancarvi perderebbe
la
» vita e lo Stato - invece che di gentiluomini di bocca e di ca–
» mera non si serve che di Cavalieri di S. Maur izio per indu rvi i
» nobili ad entrarvi - a tavola si fa leggere somrnarii di storie,
»
delle quali si diletta moltissimo: a tempo mio si faceva leggere
» le morali d'Aristotile; poi si ritira a lavorar d'artiglierie, di mo–
»
delli di fortezze, di fuochi artificiali con bravi artefici che trat–
" tiene; pare che a tutto sia nato - di tutto s'intende e parla come
» se fosse sua propria profes sione: ha gusto d'uomini dotti in qual–
»
sivoglia professione e ragiona ' sempre con loro. Nella Germania
»
è
stimato tedesco per essere della Casa di Sassonia ; da porto–
»
ghesi, portoghese per sua madre; tra francesi, francese per i pa–
» rentadi vecchi e nuovi. - Ma lui è italiano e vuoi essere tenuto
» per tale ».
Un altro rapporto che gli stessi ambasciatori facevano dei pie- (
montesi, ed era vero, li dipingeva spensierati, ingordi, scialacqua–
tori, senza un'industria al mondo e pochissimo inclinati alle militari
discipline. Lo Scaligero anche ci lasciò di loro un poco edificante ri–
tratto chiamandoli:
Gens laeta, bilaris, addicta cboreis
N il
curans
quidquid crostina
IIl11a
fe rat,
E se poco
più
di vent'anni dopo questa triste pittura non era
più che una memoria storica, se i piemontesi erano divenuti forti,
valorosi, armigeri, concordi, ind ustriosi, procaccianti, si deve la pro–
digiosa metamorfosi alla potente iniziativa d'Emanuele Filiberto.
Miracolo operato dal senno, dall'energia di volontà e dalla co–
stanza d'un uomo.
Nel
1574 (15
settembre) rimase vedovo dell'amatissima consorte
Margherita di Valois, che tanta parte ebbe nella ragionata insistenza
mercè la quale pot è riunire sotto lo scettro dello sposo le terre che i
francesi amavan tanto tenersi; e sei anni dopo, il 30 agosto 1580,
la morte rapiva pure all' amore de' suoi sudditi, alla venerazione
dell'Europa, anche questo raro e magnanimo principe di Casa Savoia.
Le cronache dei tempi menzionano un'avvenente vedovella , Bea–
trice di Langosco, quale amante di Emanuele Filiberto. Dalla
stessa avrebbe anzi avuto
t~e
figli: Ottone, Beatrice e Matilde.