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quando, irriflessivo d'animo come d'idee, si lasciò coinvolgere in
una di quelle platoniche cospirazioni suggerite dalla rivoluzione
francese del 1830 e che aveva per iscopo nientemeno che di cac–
ciare dal trono
il
Re Carlo Felice e proclamare anche nel Pie–
monte, se non le repubblicane e problematiche libertà, almeno una
Costituzione. A vero dire però, i più congiuravano, e fors' anche
il Brofferio, senza piano preconcetto, senza forze, tanto per far qual–
checosa che tutti non osavano fare.
Denunziato da uno de' soliti
falsi fratelli
che la polizia sapea
sempre framettere fra quegli imprudenti cospiratori, il Brofferio, fu,
con molti altri giovani non meno di lui avventati, arrestato e tra–
dotto nelle carceri della Cittadella. Fu somma grazia, in quei tempi ,
se scampò dal patibolo, od almeno dalla galera.
Fortuna volle che pochi mesi dopo quel fatto morisse Carlo
Felice e che il Magnanimo suo successore concedesse generoso in–
dulto ai prigionieri politici, onde anche al Brofferio fu ridonata
la
libertà.
Nella breve ma penosa solitudine trovò Brofferio inspirazione
a scrivere le migliori delle
poesie piemontesi,
che da Parigi vennero
in Piemonte per la prima volta stampate.
A parte la troppo palese intenzione politica di alcune di esse, a
parte la troppa fedele imitazione del Béranger, egli
è
fuor di dubbio
che il brio, la spiritosa ironia, la vivace gentilezza delle canzoni
politiche del Brofferio non venne sin qui nè superata, nè avvicinata.
Nessuno al par di lui, eccettuato il Calvo, seppe così bene e con
tanta proprietà di vocaboli valersi del nostro rude dialetto.
Efficacissimo nella satira, commovente nell'esprimere le più in-:
time sensazioni, inspirato nell'imporsi alle moltitudini co' suoi inni
di guerra, restano e resteranno a lungo quelle poetiche produzioni
a modello inimitato e difficilmente imitabile .
Si era ormai il Brofferio in tre campi letterari provato e distin–
tamente, ma non ancora s'erano esauriti i naturali talenti del suo
multiforme ingegno; divenne pubblicista, e d'un dapprima mo–
desto giornaletto commerciale ne fece quel
Messaggiere Torinese
di
storica fama.
Con nuova, ed anche poco modesta stregua, si provò a giudi–
care anche i più venerati campioni della letteratura, cominciando
da Dante e giù venendo fino al Manzoni.
Il
Messaggiere
segna un' epoca notevolissima nella storia politica