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La gran sala dell'Accademia) dipinta com'è noto a prospettiva

architettonica nel secolo scorso dal valente pennello di Bernardino

Galliari, presentava l'aspetto più imponente e brillante,

Aperse l'adunanza un erudito discorso del conte Sclopis, in cui

toccò delle origini dell'Accademia e dei più celebri personaggi che

ne fecero parte. Il conte Menabrea trattò specialmente dei meriti

scientifici del Lagrange, e niuno certamente avrebbe potuto parlarne

con maggior conoscenza e recarne più adeguato giudizio. Il barone

Marino, che in avanzata età conservava sempre il brillante ingegno

che lo rese sì chiaro nelle lettere, diede saggio del suo valore anche

nella filologia ragionando sulla parola

Plebiscito.

Il prof. Govi, con

una lezione sulla pressione atmosferica, mise in onore uno scien–

ziato genovese,

il

G. B. Baliani, che, col Galileo) fu uno dei primi

a provare

il

peso dell'aria. Il Gorresio espose con la nota dottrina

la comunanza d'origine dei popoli indo-europei. Finalmente

il

la–

tinista Vallauri si provò a dimostrare che in Italia il primato nella

letteratura drammatica spettava

al

Piemonte.

Chiusa la letteraria seduta, i RR. Principi si recarono sulla piazza

Lagrange, ove, in presenza del Sindaco di Torino, senatore Gal–

vagno, che pronunziava un discorso, ed alcuni Consiglieri municipali,

si scoperse la statua.

.

Si largheggiò per avventura alquanto in quel periodo d'anni,

nell'erezione di pubblici monumenti, testimonianza d'onore che do–

vrebbe darsi solo a chi s'acquistò veramente un nome immortale.

Ma niuno per certo potrà dire che questo fu il caso del Lagrange,

di un uomo che onorò non la sola città che gli diede i natali, ma

il suo secolo e l'Europa intera.

Sul piedestallo della statua si incise la semplice ed eloquente

ISCrIZIOne:

A

LUIGI LAGRANGE

LA PATRIA.

Il vecchio geometra vi

è

rappresentato in piedi con l'abito bor–

ghese uso a' suoi tempi, a capo scoperto, meditabondo in volto,

con nella mano destra un

càlarno,

nella sinistra un libro.