

72
I MARMI SCRITTI DI TORINO E SUBURBIO - B. V. CONSOLATRICE
menico Cacherano, morto nel
1665,
il
presidente
D~lma7.zone, il conte Lodovico Goveano, morto nel
1667,
il
com–
mendatore Francesco Antonio Lanfranchi, segretario di
guerra e di gabinetto, mancato ai vivi nel
1716,
il
conte
Pietro di Mellarede, primo ministro e segretario di Stato
per gli affari interni, che morì nel
1730,
ed
il
conte -e pre–
sidente Giuseppe Bartolomeo Richelmi, passato ad altra
vita nel
1753
(I).
(J)
Per mio . scanco devo informare i lettori che questi nom1 10 li
tolsi dal librò III, capo I della
Storia di Torino
del Cibrario, poichè
avendo chiesto di esaminare
il
necrologio, insieme con altri documenti
che mai fosse per ritenere questa Chiesa, mi fu risposto non posseder
più nè necrologio nè documento veruno. Quindi non so come conci–
liare le espressioni che leggonsi a pago 302 della storia di questo San–
tuario pubblicatasi nel 1877 da Giambattista GhirarOi, dove dice: • ho
ricavato dal necrologio della Consolata alcune brevi notizie che è pregio
dell'opera riferirle
n.
E forse l'autore intendeva dire di averle pur egli
tolte dal necrologio riferito nella storia del Cibrario, che a'suoi tempi
potè ancora esaminarlo. Il che ricordo, come or dissi, per mio scarico,
ed anche per avvertire, dacchè mi occorse di citare
il
lavoro del Ghi–
rardi, che in esso hannosi a deplorare molte mende, sia nelle epigrafi,
sbagliate nei nomi e nelle date, senza
il
menomo cenno
dell'ubicarione
loro, nè di quelle più non esistenti, sia' nell'aver detto estratta dagli
Archivi Camerali la particella di testamento di Amedeo VIII del '439,
mentre da quegli archivi fu consegnato alla sezione I degli Archivi di
Stato sin dall'anno 1840. Sono poi deplorevoli i vari errori che detur–
pano le parti riferite dei conti dei tesorieri dello Stato, e fa senso che
abbia riprodotto a pag. 347 sotto l'aopo '448 un ordinato del ' Muni–
cipio torinese, che invece deve ascriversi al '428, errore cronologico
da me bensì rettificato sull'originale , ma non senza lieve fatica, ap–
punto per lo sbaglio commesso, ecc. L'uso poi di quest' autore di
citare gli
Archivi di Corte,
denominatisi per alcuni anni Archivi regii
poi Archivi generali del regno dal 185' sino al 1870) dal quale, come
oggidi, presero a chiamarsi Archivi di Stato, mi farebbe supporre che
egli, invece di ricorrere ai detti archivi, sia rimasto pago di ricavare le
sue notizie da qualche altro scrittore anteriore, come pure avviene
di
coloro che, sebbene ignari della paleografia, pubblicano tuttavia docu–
menti, tolti da collezioni di studiosi, che ai loro tempi
li
trascrissero,
non senza però cadere nell' inconveniente di riportare errori che si
eviterebbero facilmente, ricorrendo direttamente alle fonti, onde si
attinse la notizia.