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I MARMI SCRITTI DI TORINO E SUBURBIO - B. V. CONSOLATRICE

menico Cacherano, morto nel

1665,

il

presidente

D~lma7.zone, il conte Lodovico Goveano, morto nel

1667,

il

com–

mendatore Francesco Antonio Lanfranchi, segretario di

guerra e di gabinetto, mancato ai vivi nel

1716,

il

conte

Pietro di Mellarede, primo ministro e segretario di Stato

per gli affari interni, che morì nel

1730,

ed

il

conte -e pre–

sidente Giuseppe Bartolomeo Richelmi, passato ad altra

vita nel

1753

(I).

(J)

Per mio . scanco devo informare i lettori che questi nom1 10 li

tolsi dal librò III, capo I della

Storia di Torino

del Cibrario, poichè

avendo chiesto di esaminare

il

necrologio, insieme con altri documenti

che mai fosse per ritenere questa Chiesa, mi fu risposto non posseder

più nè necrologio nè documento veruno. Quindi non so come conci–

liare le espressioni che leggonsi a pago 302 della storia di questo San–

tuario pubblicatasi nel 1877 da Giambattista GhirarOi, dove dice: • ho

ricavato dal necrologio della Consolata alcune brevi notizie che è pregio

dell'opera riferirle

n.

E forse l'autore intendeva dire di averle pur egli

tolte dal necrologio riferito nella storia del Cibrario, che a'suoi tempi

potè ancora esaminarlo. Il che ricordo, come or dissi, per mio scarico,

ed anche per avvertire, dacchè mi occorse di citare

il

lavoro del Ghi–

rardi, che in esso hannosi a deplorare molte mende, sia nelle epigrafi,

sbagliate nei nomi e nelle date, senza

il

menomo cenno

dell'ubicarione

loro, nè di quelle più non esistenti, sia' nell'aver detto estratta dagli

Archivi Camerali la particella di testamento di Amedeo VIII del '439,

mentre da quegli archivi fu consegnato alla sezione I degli Archivi di

Stato sin dall'anno 1840. Sono poi deplorevoli i vari errori che detur–

pano le parti riferite dei conti dei tesorieri dello Stato, e fa senso che

abbia riprodotto a pag. 347 sotto l'aopo '448 un ordinato del ' Muni–

cipio torinese, che invece deve ascriversi al '428, errore cronologico

da me bensì rettificato sull'originale , ma non senza lieve fatica, ap–

punto per lo sbaglio commesso, ecc. L'uso poi di quest' autore di

citare gli

Archivi di Corte,

denominatisi per alcuni anni Archivi regii

poi Archivi generali del regno dal 185' sino al 1870) dal quale, come

oggidi, presero a chiamarsi Archivi di Stato, mi farebbe supporre che

egli, invece di ricorrere ai detti archivi, sia rimasto pago di ricavare le

sue notizie da qualche altro scrittore anteriore, come pure avviene

di

coloro che, sebbene ignari della paleografia, pubblicano tuttavia docu–

menti, tolti da collezioni di studiosi, che ai loro tempi

li

trascrissero,

non senza però cadere nell' inconveniente di riportare errori che si

eviterebbero facilmente, ricorrendo direttamente alle fonti, onde si

attinse la notizia.