recchio tempo, per aspettare l ’occasione pro
pizia di ritornare quasi trionfatore nel Reame
che a mano a mano riacquistavasi dal suo
legittimo Re; occasione che non gli si pre
sentò più mai.
Gli storici narrano che Carlo V III fosse
amante del bel sesso più che a Re si conve
nisse , e che in ogni città d’ Italia trovasse
donne che non gli negassero i loro favori.
« In quella preda (fatta dall’ esercito della
« Lega
nella celebre
v it t o r ia
( ! ? )
ripor
tata dai Francesi al Taro)
uidi io
(il
«
B
e n e d e t t i
,
testimonio oculare)
un libro,
« nel quale erano dipinte uarie imagini di
« meretrici sotto diuerso abito , et età, ri-
« tratte al naturale ; secondo che la lasciuia,
« et l ’amore l ’haueua tratto in ciascuna città :
« queste portaua egli seco dipinte per ricor-
« darsene poi
(B
e n e d e tt i
,
Il fatto d'arme
«
del Tarro, traduz. Lomenichi, p. 87).
E ciò è confermato da una lettera di Giorgio
Brugnolo , oratore del marchese Francesco
Gonzaga in Venezia; il quale parlando di Re
Carlo quando era in A sti, di là scriveva al
marchese : « Sua
Ser.tàintendendo lo exer-
«
citio che si pigliaua el
p.toRe con
quelle quatro
(quattro, capisci?)
dami
selle
non potte stare che non ridesse vno
« pezo : et cussi fecero tutti li altri, dicendo
— 86 —