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delle tante pietre dure onde è ornato. L ’agata

nera fasciata, con tondino, avanzo di una

tazza romana ; la piccola scure cuneiforme

di diaspro giallo, che è un amuleto della età

della pietra ; in ultimo, e questo è impor­

tantissimo , il

niccolo

, lavoro d’ incavo del

buon tempo antico, ov’ è rappresentato mi

cacciatore ignudo che tiene nella destra una

palma , nella sinistra l ’arco e la freccia, ed

ha innanzi a sè una corvetta. Tutte queste

cose non le ha vedute il Cataloghista, e non

le ho scoperte io. La scoperta è del profes­

sore Mariano Guardabassi da Perugia , pit­

tore ed archeologo insigne , ed io ne faccio

tesoro per dare un po’ d’importanza a questa

rassegna.

I reliquiarj coi Numeri 11 - 15, 20 - 22,

29 - 31, 35 - 39 , appartengono alla chiesa

di S. Marco in Pordenone. Eccetto il n. 20

che nel Catalogo è detto « Ostensorio (lavoro

« italiano del secolo X V I) » tutti g li altri sa­

rebbero opere tedesche.

— E tu che cosa ne dici? Immagino che

come il tuo collega trova in tutti la mente

e la mano degli orafi tedeschi , così tu vi

troverai 1’ una e 1’ altra degli orafi italiani.

— Sicuro che io li credo quasi tutti di

orafi italiani , e spero di persuaderti che mi

appongo. Quando s’incominciò ad usare negli