gio, consultasse 1’ opera del
G
o n z a t i
—
La
Basilica di Sant' Antonio di Padova
— .
Alla vista di tutti i reliquiarj in quel Tesoro
conservati ; a petto dei quali tutti quelli che
ammiriamo in questa Mostra, eccettuate le
Casse d’Aosta, sono un nonnulla; certamente
Egli andrebbe in estasi per la maraviglia
vedendo tanti e tanto stupendi lavori di
stile gotico semplice e fiorito, e che, per
conseguenza, dovrebbero essere opere di orafi
tedeschi e di smaltisti limosini. Ma, E’ pro
verebbe tosto un amaro disinganno solo che
dasse una occhiata alle scritte : chè in un
tabernacolo d’argento del peso di ech. 1,694,
leggerebbe + OPVS CORETI
(conradi ?)
DE
CAGNOLIS DE CORTONA IN 1433. IN PA-
DVA ; e in un altro (alto nientemeno che cen
timetri 62!) troverebbe incisa la notizia che
+ HOC OPVS FECIT M. B ’ TOLAMES BO-
LONIE - (
hoc opus fecit magister Barto-
lomeus boloniensis).
E nell’ inventario del
1396 leggerebbe la notizia sopra « Vnam
« crucem argenteam et auratam, ponderis
« marcarum decem et septem et vnciam vnam
« factam ex manibus
mag.riAlexandri au-
«
rificis de Parma
». E di un altro Taber
nacolo ottagono
con tre figure
(S. Francesco,
S. Antonio e S. Bernardino)
di smalto a
chiaroscuro
, che i nostri infrancesati di— 108 —