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ediflzi civili e religiosi

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arco acuto ,

del

quale abbiamo i primi esempj in Subiaco ,

prima per ragioni di statica, poi come nuovo

stile architettonico, in fine come campo li­

bero per fare sfoggio della più capricciosa

e fantastica decorazione in quelle grandiose

fabbriche tutte pinnacoli, gugliette, cuspidi,

trafori e merletti, che sotto un’ apparente

leggerezza nascondevano una solidità che ha

saputo resistere alle ingiurie del tempo, quando

a queste non si aggiunse la mano distrug-

gitrice dell’ uomo ; allora tutto s’ informò a

questo stile. Egli è vero che questo stile non

attecchì gran fatto in Italia, ove si continuò

a costruire con quell’architettura che fu detta

lombarda,

e fuori d’ Italia chiamata anche

romanda

(romana della decadenza) coll’arco

di tutto sesto. Ma anche noi avemmo edifi zi,

in ispecie religiosi , di architettura acuta,

come i duomi di Milano, di Firenze, di Siena,

di Orvieto , S. Maria della Spina in Pisa ,

S. Fortunato in Todi con la sua ammirabile

facciata condotta soltanto sino alla metà, ed

altre chiese delle quali , per brevità , tacio.

Ma gli architetti di queste fabbriche furono

forse tedeschi? No, furono italiani.

Ora come nell’architettura , così nelle arti

minori incominciò ad usarsi lo stile di moda;

e mobilie, e fornimenti di tavole dipinte, ed

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