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dai miei colleghi, ne ebbi le beffe, e meritate,

perchè quelle Tavole sono veramente or­

ribili.

Figurati come rimanessi mortificato non dai

sogghigni di compassione di qualcuno dei

miei colleghi, ma dal vedermi innanzi agli

occhi quelle Tavole, che bisognerebbe essere

orbi per proporle ad una Mostra. Provai tanta

vergogna per quella prova di niuna cogni­

zione d’arte data alla Commissione, che non

seppi più profferir parola, e colto il momento

opportuno, come un colpevole che cerca sot­

trarsi alla curiosità del pubblico, me ne an­

dai insieme con un Collega ed ottimo amico.

Il quale vedendomi così malinconico e taci­

turno. — È rimasto mortificato, neh? mi disse.

— Sì, assai, ma non per il compatimento dei

Colleghi, per l ’asinità mia. Ho voluto raccon­

tarti questo fatto perchè vegga che non mi

vergogno di confessare lo sbaglio e che non

pretendo all’infallibilità.

— Ma tu ti sei ripagato di quel compati­

mento a misura di carbone!

— Sì, e non basta ancora. Ma incomin­

ciamo le nostre osservazioni.

Ecco qui N. 1. Quattordici disegni del La­

nino e di Gaudenzio Ferrari.

B

ernard ino

L

a n in o

,

nato (1510) in Ver­

celli , fu scolare di Gaudenzio Ferrari, ed

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