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Olona di Costantino

D

ivisione dell’impero fra due Augusti o sovrani

effettivi e due Cesari o presunti eredi: questa

era stata la nuova sistemazione che Diocleziano

aveva data allo Stato Romano, associandosi Massi­

miano e designando come Cesari Costanzo e Galerio.

Questa forma di governo, la tetrarchia, che pure

aveva dato ottimi risultati sotto la guida sicura e

decisa di Diocleziano, era fondamentalmente basata

su di un ottimo principio. Tendendo ad eliminare

il pericolo di lotte di successione e l'ingerenza troppo

invadente e preoccupante delle truppe nel compito

elettivo che esse si erano ormai da tempo appro­

priato, congiungeva in se stessa il duplice benefìcio

di ripartire i compiti in un Impero troppo vasto per

essere bene retto da un unico sovrano, e di assicu­

rarne l’unità (con la supremazia del più anziano

Augusto) e la pace civile (provvedendosi automati­

camente alla successione degli Augusti con la pro­

mozione dei Cesari). Altro non lieve vantaggio era

quello di poter eliminare mediante l'elezione di

Cesari degni, i figli di Augusti che non dessero un

sicuro affidamento. Cosi era stato escluso dalla suc­

cessione Massenzio, figlio di Massimiano, mentre per

cause non ben chiare si era lasciato poi in disparte

il figlio di Costanzo, Costantino.

Tutti questi vantaggi però erano controbilanciati

da un enorme svantaggio: quello di attizzare, cosi

facendo, invidie e discordie: invidie di pretendenti

esclusi, discordie di colleghi aspiranti singolarmente

alla supremazia assoluta. Per tal modo si riproduceva

proprio uno dei danni peggiori fra quelli che si erano

voluti eliminare. D'altro canto poi uno degli ele­

menti teoricamente migliori della nuova costituzione

(l'ereditarietà per adozione anziché per discendenza

diretta) cozzava contro una pratica ormai antichis­

sima. Come poteva infatti escludersi dalla succes­

sione chi aveva l'incomparabile privilegio di essere

figlio del Divo Imperatore venuto

a

morte e salito

nel consesso celeste degli Dei?

Costantino, giovane intelligente e gagliardo, univa

in si tutti i motivi che potevano scalzare la tetrarchia

e fu appunto da lui che si sviluppò la prima scintilla

di quella fiammata che. con lui stesso, doveva abbat­

tere totalmente il regime dioclezianeo e dare nuo­

vamente ad un unico sovrano l’impero assoluto sul-

l’Oriente come sull'Occidente. Quando infetti Co­

stanzo, nel luglio 306, venne a morte raccomandando

alle sue truppe il figlio, queste lo elessero senz’altro

Augusto in luogo del padre. Costantino che, solo

nel maggio dell’anno precedente, era stato escluso

perfino dalla lista dei Cesari, poteva ora far valere

la sua acclamazione ad Augusto, in luogo del Cesare

cui il titolo sarebbe spettato. L'autorità di Galario.

Statai di C d ta tlM -Roma, pertico di SanGiovanni in Uterino

l'Augusto superstite, ne sarebbe rimasta assaij scossa,

onde, ad evitare maggiori guai, si venne ad una tran­

sazione: Galerio dava il suo alto riconoscimento a

Costantino Cesare, Severo subentrava a Costanzo

come Augusto. Ormai però la solidità del sistema

tetrarchia) aveva in realtà subito un grave colpo, solo

apparentemente attutito. La grande popolarità di Co­

stantinoavrebbe prestoo tardi portato al suosfacelo.

Costantino tuttavia, abile capitano maanche abile

politico, preferiva, anziché porsi allo sbaraglio, atten­

dere l’occasione propizia. E questa non si fece atten­

dere. Era infetti naturale che i troppi Augusti finis­

sero per venire a lotta fra di loro, ha oltre a dò

nacque ancora una complicazione, forse non del

tutto imprevedibile, probabilmente però inattesa.

Roma, che. pur non essendo più la capitale effettiva

dell'impero manteneva tuttavia un certo predominio

morale e alcuni privilegi materiali, quando ebbe a

dolersi . J trattamento dei sovrani, mostrò motto

palesemente il suo malcontento. Si trattava proba-

d i *m e n i e

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provonot*

mente mutato ma sempre ancora attaccatissimo ad

una colitica di esclusivismo incomoatibile

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direttive sanamente imperiai di uguaglianza di veder

crollare le ultime speranze; per i pretonanr «