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GLORIA DI COSTANTINO

gioso della lotta che si intraprendeva contro Massi-

mino col famoso Editto di Milano che assicurava ai

Cristiani piena libertà di culto (313). Massimino

d'altra parte colse l'occasione dell'assenza di Licinio

dai suoi territori per assalirlo, ma fra Adrianopoli

ed Eraclea fu sconfìtto. Licinio entrò in Nicomedia e

vi pubblicò l'Editto di Milano.

L'Impero pareva finalmente riordinato sotto due

soli Augusti; ma la posizione che Licinio aveva con­

quistata non era tale da soddisfare Costantino, che

aspirava all’illirico e, dopo intrighi diplomatici e una

breve guerra, l’ottenne. La pace era provvisoria­

mente assicurata e durò infatti un decennio. Ma

durante questo periodo si vennero manifestando

nette divergenze fra i due firmatari dell'Editto di

Milano. Costantino infatti, pur senza urtarsi con i

pagani, cominciò a proteggere ed a favorire i Cri­

stiani, intervenendo sovente a dirimere, o quanto

meno a tentar di dirimere, anche le loro questioni

religiose. Licinio, invece, poco per volta riprese la

tendenza dei suoi immediati predecessori in Oriente

e, sotto l’apparenza di preoccuparsi soprattutto della

moralità, cominciò a limitare l’attività dei cristiani

stessi, finché finì col circondarsi solo più di pagani

e coll'allontanare da sè tutti coloro che non si mostra­

rono propensi a questa sua direttiva. Era da preve­

dersi che una nuova lotta sarebbe scoppiata per i!

predominio totale ed unico sull’impero. I sintomi

eran già chiari nel 319, allorché scomparirono dalle

liste dei consoli designati da Costantino sia il nome

di Licinio che quello del figlio suo, ma la rottura

definitiva avvenne nel 323, quando Licinio potè pro­

testare per una violazione di territorio, effettuata

da alcuni reparti costantiniani inseguenti bande di

Goti e di Sarmati per respingerne una scorreria.

Fu sconfìtto ad Adrianopoli prima, a Crisopoli poi,

dopo che già la sua flotta aveva subito, ad opera di

Crispo, figlio di Costantino e Cesare d’Occidente. due

consecutive sconfìtte. Ebbe salva la vita, ma poco

tempo dopo fu condannato a morte dal Senato: se a

torto od a ragione non è facile decidere.

Finalmente era Costantino l’unico Augusto: l'im­

pero era riunito e poteva pure essere rinsaldato, come

il suo signore voleva, nell’ambito di quella Chiesa Cat­

tolica, che, combattuta per il passatocome un'organiz­

zazione pericolosa per la saldezza della compagine

imperiale, ne diveniva il mezzo più efficace. Come già,

Augusto d’Occidente, era intervenuto nella spinosa

questione donatista, ora, Augusto unico, Costantino

volle por fine alla diffìcilissima questione dell'eresia di

Ario. Non aveva prima conseguito un risultato soddis­

facente, salvo quello di affermare in certo senso la sua

superiorità sui Concilii vescovili. Riunì ora un Concilio

ecumenico, il primo, a Nicea e riuscì adominarlo im­

ponendo la sua decisione, che doveva essere la più ac­

cetta per quanto fosse anche la più rigidamente intran­

sigente. La Chiesa non poteva scindersi per opera di

nuove tendenze, di piccole o grandi eresie: come stru­

mento d’impero doveva rimanere saldissimamente

unita. Costantinoera intal modogiuntoall'apogeodella

sua fortuna dopo venti anni di governo: il suo sogno

unitario sembrava avverato sotto ogni punto di vista.

Dopo una tragica parentesi famigliare, diede la nuova

capitale al suo Impero: Costantinopoli, la «Nuova

Roma », fondata nel 328, inaugurata nel 330. Nasceva

l’impero Bizantino non solo nell’apparenza, ma anche

nella sostanza: intrighi di corte, dispotismo tiran­

nico, splendore di palazzo, miseria di popolo. Co­

stantino cercò di riorganizzare lo Stato su nuove

basi: aumentò la burocrazia per far fronte alle nuove

necessità che derivavano dall aumentato numero delle

provincie, raggruppate in diocesi ed in quattro pre­

fetture: Oriente, Illirico, Italia, Gallia. Emanò un

decreto per rendere obbligatoria l’eredità del decu-

rionato, divenuto particolarmente gravoso, e così

avvenne per altri compiti, di modo che si iniziò la

divisione in caste che doveva in seguito divenire

intollerabile. Ma le conseguenze non furono imme­

diate e Costantino potè vantarsi di aver ridato al­

l’impero pace ed organicità. L’ultimo atto importante

del suogoverno fu un ulterioretentativodi ricondurre

la Chiesa Ariana nel seno della Cattolica: non polir

ottenere altro che avversione da parte degli intransi­

genti come Atanasio, che anzi dovette inviare in esilio.

Poco appresso moriva a Drepano, presso Nico­

media, e si disse che fosse stato battezzato dall'ariano

Eusebio. La Chiesa Greca lo considererà poi come il

tredicesimo Apostolo: effettivamente il suo regno

aveva significato il trionfo del Cristianesimo, cosa

che pochi anni prima sarebbe parsa certo irrealizza­

bile agli stessi Cristiani.

EUGENIO NANNI