Table of Contents Table of Contents
Previous Page  1496 / 1769 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 1496 / 1769 Next Page
Page Background

C

onobbi la madre del poeta a Torino, pre­

sentato da Celeste Ferdinando Scavini, un

amico carissimo di Guido ed il geloso custode di

sue memorie, che vi parla di Gozzano con la più

intima commozione e che ne indovina la poesia

perchè è tra quei pochi lettori che, come disse il

Foscolo, sono creati dalla natura al pari dei mede­

simi poeti. Egli è l'autore di ogni manifestazione

gozzamana, quegli che ai giovani laureandi in let­

tere, per amore del giovane grande poeta, fornisce

le migliori pagine per le tesi di laurea, colui che

ha tanto lavorato per il monumento in Agliè e

che ancor ora per la preparazione dell'opera

Omnia ha generosamente donato tredici poesie

inedite.

Alla signora Diodata Gozzano M?"tino non

poteva quindi presentarmi sua conoscenza più

cara, ed è così che a Torino e ad Agliè ho potuto

avvicinare diverse volte la madre di Guido Goz­

zanoed apprezzarne le sue bellissime doti di mente

e di cuore.

Donna di nobili sentimenti, fu la prima confi­

dente dei sogni di Guido, la lettrice delicata ed

intelligente delle sue liriche, la madre sensibile

e preveggente della gloria di lui.

Ella parlando del figlio si compiace a ricordar-

velo sin da fanciullo, appassionato cacciatore di

farfalle, quando, nella sua puerile ingenuità, un

giorno in chiesa ebbe a domandare se la borsetta

dell'elemosina, munita di un lungo manico, usata

dall'accattino, era «l'acchiappafarfalle del Si­

gnore »!

E come si illuminano i suoi occhi nel parlarvi

di Guido fanciullo! Ve lo ricorda con la testina

bionda, come è ritratto insieme con la sorella

ed il fratello nel quadro ad olio che tiene nella

sua camera, e nel descriverlo, nel suo intimo, si

rivede madre fortunata e giovine sposa ai tempi

del suo piccolo poeta. Il suo volto si marca di un

lieve sorriso, e la pupilla si fìssa a guardare, quasi

le riapparisse dinanzi il fanciullo che rincorreva

tra i prati del parco ducale le bianche cavolaie,

« la polidora che vola a maggio » e le vanesse iri-

•I tempo dal

m m

—«g ir — al ••M alato ,

descenti: oppure, quel semplice bimbo che tanto

amava le favole e le leggende e che diceva: «Voglio

che tu mi racconti una storia, ma non di quelle

che si leggono sui libri, ma una di quelle che si

raccontano nelle stalle durante le sere d'inverno ».

Quanti anni sono trascorsi da quando Guido

Gozzano era bambino, e quanti ricordi in quel

cuore di donna che ha intensamente vissuto la sua

gioventù nel giardino dell'agiatezza! Ella va rin­

tracciando quegli anni trascorsi quasi con studio

delicato, e narra della sua passione per la ribalta,

quando sulla scena del teatro Carignano di Torino

e del Nazionale di Genova si era meritata il plauso

di Claudio Leigheb e di Flavio Andò, qualt prota­

gonista della Partita a Scacchi del Giacosa, di

Scellerata del Rovetta, della Figlia di Jefte e del

Cantico dei Cantici del Cavallotti.

«L'ultima volta che recitai - disdice - fu il

24 aprile del 1906, quando al Teatro Scribe di

Torino (ora Teatro di Torino) venne rappresen­

tato Goldoni e le sue sedici Commedie di Paolo

Ferrari. Ricordo di essere entrata in scena con un

bastone fiorito e, strana ironia, quasi un anno

dopo dovevo invece prendere in mano il bastone

da inferma che tengc tutt’ora ».

É infetti dal 2 gennaio 1909 che ia signora

Gozzano è immobilizzata da una paralisi, ma prima

di tale data quanta vivacità di movimento!

Se oggi è attorniata da deferente ed affi

venerazione, allora era anche tanto ammirati

la sua figura snella ed elegante che si cullaw

diverse scarrozzate tra ville e campagne

sane. Quanti bei giorni trascorsi nella villa

Meleto» che la famiglia Gozzano possedeva

sopra di Agliè! Villa di buon gusto antico,

laghetto e lo chalet, dove conveniva tutto un

colo mondo di nobiltà e di cortesia, attirato

banchetti e dalle ricche luminarie.

È in quella villa che si affacciarono al

primi elementi delle sue liriche, e là vi c

gran parte di La via del rifugio, il libro del

la madre fu la prima editrice, avendo prò

a sue spese affinchè nel 1907 venisse pub'

il volume da Streglio.

E così vi ricorda anche la casa in Agliè,

conviveva lo zio Massimo descritto in foto

meni, e vi parla di Guido quando giovanetto,

ritorno dal collegio da Chivasso o da Savi “

giocava in giardino, o ritirato nella sua

scriveva lettere agli amici, corredandole delle

graziose vignette caricaturali su un ipoA

viaggio in India, oppure per fermare col d^

simpatici scherzi fatti al direttore del castello

Duchi di Genova, che proibiva ai ragazzi di

nel parco.

Ricordi lieti e ricordi tristi si susseguono

sua mente, ma più che tutto ricordi della

e dell'ultima età di Guido.

Il nove agosto di quest'anno, ricorrendo I*

versario della morte di Gozzano, mi recai a

dere omaggio al poeta ed alla madre in

Giunsi alle sette di sera: « l'ora dolce » mi d'

madre, cosi chiamata da Guido perchè in

l'ora, negli ultimi giorni della sua vita, il

2