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onobbi la madre del poeta a Torino, pre
sentato da Celeste Ferdinando Scavini, un
amico carissimo di Guido ed il geloso custode di
sue memorie, che vi parla di Gozzano con la più
intima commozione e che ne indovina la poesia
perchè è tra quei pochi lettori che, come disse il
Foscolo, sono creati dalla natura al pari dei mede
simi poeti. Egli è l'autore di ogni manifestazione
gozzamana, quegli che ai giovani laureandi in let
tere, per amore del giovane grande poeta, fornisce
le migliori pagine per le tesi di laurea, colui che
ha tanto lavorato per il monumento in Agliè e
che ancor ora per la preparazione dell'opera
Omnia ha generosamente donato tredici poesie
inedite.
Alla signora Diodata Gozzano M?"tino non
poteva quindi presentarmi sua conoscenza più
cara, ed è così che a Torino e ad Agliè ho potuto
avvicinare diverse volte la madre di Guido Goz
zanoed apprezzarne le sue bellissime doti di mente
e di cuore.
Donna di nobili sentimenti, fu la prima confi
dente dei sogni di Guido, la lettrice delicata ed
intelligente delle sue liriche, la madre sensibile
e preveggente della gloria di lui.
Ella parlando del figlio si compiace a ricordar-
velo sin da fanciullo, appassionato cacciatore di
farfalle, quando, nella sua puerile ingenuità, un
giorno in chiesa ebbe a domandare se la borsetta
dell'elemosina, munita di un lungo manico, usata
dall'accattino, era «l'acchiappafarfalle del Si
gnore »!
E come si illuminano i suoi occhi nel parlarvi
di Guido fanciullo! Ve lo ricorda con la testina
bionda, come è ritratto insieme con la sorella
ed il fratello nel quadro ad olio che tiene nella
sua camera, e nel descriverlo, nel suo intimo, si
rivede madre fortunata e giovine sposa ai tempi
del suo piccolo poeta. Il suo volto si marca di un
lieve sorriso, e la pupilla si fìssa a guardare, quasi
le riapparisse dinanzi il fanciullo che rincorreva
tra i prati del parco ducale le bianche cavolaie,
« la polidora che vola a maggio » e le vanesse iri-
•I tempo dal
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—«g ir — al ••M alato ,
descenti: oppure, quel semplice bimbo che tanto
amava le favole e le leggende e che diceva: «Voglio
che tu mi racconti una storia, ma non di quelle
che si leggono sui libri, ma una di quelle che si
raccontano nelle stalle durante le sere d'inverno ».
Quanti anni sono trascorsi da quando Guido
Gozzano era bambino, e quanti ricordi in quel
cuore di donna che ha intensamente vissuto la sua
gioventù nel giardino dell'agiatezza! Ella va rin
tracciando quegli anni trascorsi quasi con studio
delicato, e narra della sua passione per la ribalta,
quando sulla scena del teatro Carignano di Torino
e del Nazionale di Genova si era meritata il plauso
di Claudio Leigheb e di Flavio Andò, qualt prota
gonista della Partita a Scacchi del Giacosa, di
Scellerata del Rovetta, della Figlia di Jefte e del
Cantico dei Cantici del Cavallotti.
«L'ultima volta che recitai - disdice - fu il
24 aprile del 1906, quando al Teatro Scribe di
Torino (ora Teatro di Torino) venne rappresen
tato Goldoni e le sue sedici Commedie di Paolo
Ferrari. Ricordo di essere entrata in scena con un
bastone fiorito e, strana ironia, quasi un anno
dopo dovevo invece prendere in mano il bastone
da inferma che tengc tutt’ora ».
É infetti dal 2 gennaio 1909 che ia signora
Gozzano è immobilizzata da una paralisi, ma prima
di tale data quanta vivacità di movimento!
Se oggi è attorniata da deferente ed affi
venerazione, allora era anche tanto ammirati
la sua figura snella ed elegante che si cullaw
diverse scarrozzate tra ville e campagne
sane. Quanti bei giorni trascorsi nella villa
Meleto» che la famiglia Gozzano possedeva
sopra di Agliè! Villa di buon gusto antico,
laghetto e lo chalet, dove conveniva tutto un
colo mondo di nobiltà e di cortesia, attirato
banchetti e dalle ricche luminarie.
È in quella villa che si affacciarono al
primi elementi delle sue liriche, e là vi c
gran parte di La via del rifugio, il libro del
la madre fu la prima editrice, avendo prò
a sue spese affinchè nel 1907 venisse pub'
il volume da Streglio.
E così vi ricorda anche la casa in Agliè,
conviveva lo zio Massimo descritto in foto
meni, e vi parla di Guido quando giovanetto,
ritorno dal collegio da Chivasso o da Savi “
giocava in giardino, o ritirato nella sua
scriveva lettere agli amici, corredandole delle
graziose vignette caricaturali su un ipoA
viaggio in India, oppure per fermare col d^
simpatici scherzi fatti al direttore del castello
Duchi di Genova, che proibiva ai ragazzi di
nel parco.
Ricordi lieti e ricordi tristi si susseguono
sua mente, ma più che tutto ricordi della
e dell'ultima età di Guido.
Il nove agosto di quest'anno, ricorrendo I*
versario della morte di Gozzano, mi recai a
dere omaggio al poeta ed alla madre in
Giunsi alle sette di sera: « l'ora dolce » mi d'
madre, cosi chiamata da Guido perchè in
l'ora, negli ultimi giorni della sua vita, il
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