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DIFESA CIVILE ANTIAEREA

a)

Spesa: a carico del padrone di casa e riper-

cuotentesi sul fìtto. A Parigi si legge: « Affittasi al­

loggio, ecc., ecc., con termosifone, acqua calda e

ricovero antiaereo ».

fc) Persone: non più di 30 per ciascun ricovero.

c) Ubicazione: in cantina e lontano da pozzi

di scala, da ascensori, ecc., onde utilizzare al massimo

la massa coprente dei solai e le « camere di scoppio »

formate dai successivi piani superiori.

d) Rafforzamento: da un programma mimmo,

limitato ad opere di puntellamene, di sicurezza, per

il caso di crollo deH’edifìcio, si può passare per gradi

ad opere di blindamento vero e proprio, e, possibil­

mente, isolate dalle strutture di sostegno del fab­

bricato.

e) Accessibilità: per almeno due vie, una nor­

male ed una di sicurezza.

f) Servizi: aria, luce, acqua, viveri, gabinetto,

pronto soccorso, ecc., assicurati con mezzi quanto

più possibile indipendenti da ogni servitù esterna.

Nella costruzione di edifìci, o addirittura di quar­

tieri nuovi, il problema del ricovero antiaereo va

impostato nei suoi veri termini e razionalmente ri­

solto. Questa questione, assai ardua e complessa, è

attualmente allo studio; ne faremo rapido cenno a

suo tempo.

La protezione pubblica

Resta adesso a passare, in rapida rassegna, la pro­

tezione pubblica; quella cioè devoluta agli enti sta­

tali e parastatali e, per analogia, alle grandi organiz­

zazioni industriali o commerciali. In questo campo

ci si trova in una condizione di favore: esistono cioè,

in pieno tempo di pace, organizzazioni di protezione

contro le epidemie, contro gli avvelenamenti, contro

gli incendi, e contro le distruzioni.

È ovvio pensare però che queste organizzazioni,

generalmente a carattere sanitario o pompieristico.

saranno, in tempo di guerra, assolutamente inade­

guate al bisogno. Potranno, tutto al più, costituire

i quadri che disciplineranno l'opera di una massa di

gran lunga più numerosa di giovani e di anziani

non alle armi, nonché di donne (dove e quando

possibile).

É altrettanto ovvio pensare che questa massa

dovrà essere addestrata ed equipaggiata per tempo.

Il sanitario si forma negli ospedali ed il pompiere

si forma negli incendi: il volontario, per quanto

«svelto» e per quanto «ardimentoso», è più di

impaccio che di aiuto in servizi che richiedono istru­

zione specifica, addestramento personale, equipag­

giamento adeguato, disciplina esecutiva.

La formazione di squadre volontarie, per la pro­

tezione civile contro aerei, costituisce appunto uno

dei principali compiti dell' U. N. P. A.; agli enti sta­

tali

e

parastatali, nonché alle grand; organizzazioni

industriali

e

commerciali, il dovere di cooperare

quanto più

e

come meglio possibile.

La protezione pubblica contro gli aggressivi

bat­

terici

si svolge attraverso misure d'igiene, di profi­

lassi, di isolamento, ecc., tempestivamente prese,

prontamente effettuate, opportunamente control­

late. Quale importanza abbiano queste misure in

pratica, è stato ripetutamente dimostrato durante

la Grande Guerra. In tutte le nazioni belligeranti

si manifestarono focolai di infezione che tenacemente

si ripeterono; ma nessuno di essi potè mai assurgere

a vera e propria epidemia.

L'organizzazione razionale dei servizi di nettezza

urbana, il controllo annonario sui commestibili in

genere e sull'acqua ed il latte in ispecie, il pronto

intervento sanitario di sterilizzazione e di isolamento

dei casi sospetti, ecc., creano condizioni generali

tali da spezzare ogni rapporto tra infezione ed epi­

demia, per cui l'esistenza dell’una non implica neces­

sariamente la manifestazione dell'altra.

Il versamento di germi batterici su una popola­

zione addestrata ad un regime sano di vita e ad una

pratica razionale di protezione sarà dunque, con

tutta probabilità, un vero e proprio «tiro a vuoto ».

La protezione pubblica contro gli aggressivi

chi­

mici

si svolge attraverso una vasta rete di servizi

razionalmente dislocati ed inquadrati sulla scacchiera

della città. Citiamo ad esempio:

— i « ricoveri pubblici » per il riparo dei vian­

danti còlti fuori sede; i « ricoveri temporanei » per

il personale statale, parastatale o aziendale che potrà

interrompere il proprio lavoro, ed i « ricoveri per­

manenti » per quelli che invece dovranno mante­

nerlo anche sotto le aggressioni aeree;

— i « posti di soccorso », i « posti di bonifica

umana», ecc., per la raccolta, la cura e l’eventuale

smistamento dei colpiti agli « ospedaletti da campo »

accantonati fuori zona d'aggressione;

— le « squadre di bonifica» per il controllo, la deli­

mitazione e la bonifica delle cose e dei luoghi infettati.

L'aggressione chimica di una città, specie se a

base di aggressivi vescicanti, si risolve in una vera

mobilitazione di servizi pubblici. Citiamo ad esempio:

— persone, ammali in genere: vanno disinfettati

mediante la « piccola bonifica » localizzata alla parte,

o la « grande bonifica » estesa a tutto il corpo,

con le modalità stesse già dette a proposito del

pronto soccorso e presso impianti di bonifica umana

fìssi o carreggiati;

— indumenti, tessuti in genere; vanno preferi­

bilmente bruciati, o sotterrati, oppure lisciviati a

fondo, spolverati con cloruro di calce, aerati assai

a lungb, ecc.;

— commestibili: vanno preferibilmente distrutti,

oppure sottoposti a cottura o ebullizione prolungata,

asportazione della crosta esterna, ecc.

— strade, facciate delle case, ecc.: vanno disin­

fettate con lavaggi a grand'acqua, irrorazione o spol-

verizzazione di cloruro di calce, ecc.

Tutto questo va naturalmente compiuto da

« squadre di bonifica » equipaggiate con vestiari

anti-