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CESARE SCHIAPARELLI MAESTRO DELL'ARTE FOTOGRAFICA

Anche come cultore della fotografia a colori natu­

rali, detta autocronna, della quale fu, col Masino.

uno dei pionieri in Italia, primario è il posto da lui

occupato.

Giornata Unita

Se le fotografie che riproduciamo non dànno che

una pallida idea di quanto lo Schiaparelli ha incessan­

temente compiuto, vogliamo ricordare non solo

quelle qui riprodotte, ma anche altre opere sue ben

pregevoli ed importanti e così fra le molte: In Olanda,

in cui le tre tipiche figure che campeggiano più che

riprodotte l'obbiettivo le ha scolpite; l'ampio, so­

lenne sviluppo di cumuli e di strati di nuvole nelle

più tenui gradazioni di toni m una Calma meridiana

sul mare del Nord; la veduta di Amsterdam colle sue

caratteristiche architetture, che può essere ricordata

con la Vecchia casa a Malmes, Un canale a Bruges e

Tramonto in Fiandra; il Tramonto romano, che avvolge

nelle sue ultime luci la cupola michelangiolesca ed il

Tevere; la serena visione avuta di due semplici pie,

fanciulle Dopo la messa, le vedute torinesi come La

Gran Madre di Dio, La Consolata, Sera sul Po, Sulla

Stura e quella di Oropa, sentita nella mistica sua

soli­

tudine fra le luci ed ombre degli alberi che

la circon­

dano; scene campestri che richiamano alla

memoria

temi cari non solo, come già si è

detto, al Millet ed

al Fontanesi* ma prediletti anche a

qualche altro

nostro ottocentista, per esempio,

per alcuni pascoli

che ricordano I dintorni di Rivara,

al Pittara e, per

qualche soggetto ispirato all

'intima, serena vita dei

contadini, anche

al

Faldi. quali

la

Giornata finita,

Pascolo autunnale. Ritorno dal pascolo. Primi albori.

La radunata. Il gregge, Autunno, Il lavoro.

Dove però, a nostro giudizio, forse, lo Schiapa-

relli maggiormente dimostra la sua sensibilità rive­

landosi ispirato poeta della natura, è nelle vedute

dei suoi torrenti, dei suoi canali, dei suoi stagni

per lo più sotto il grigiore incombente dei cieli e

che riflettono alberi nella loro scheletrica sofferenza

imploranti, coi rami serpeggianti nel vuoto deso­

lante, i primi tepori della primavera. Ricordiamo

Tristezza, Quando cadono le foglie, Solitudine, Di­

cembre, Quies, Mattinata inver­

nale, Ultima neve(notevole per

l’originale taglio del quadro),

e specialmente quella nostal­

gica sensazione che ci dà il

Sole di marzo(che ammirammo

all'ultima mostra del C. A. I.

al Circolo degli Artisti) in cui

appunto le ombre tortuose

dei rami degli alberi che si

disegnano ancora melanconi-

camente sul terreno quasi si

direbbero il simbolo delle

asprezze, delle angustie sof­

ferte dalla umanità derelitta

nella grigia stagione, pros­

sima ad essere fugata dal ri­

dente risveglio primaverile.

Alta poi la poesia che

emana dalla Pax d’un tor­

rente che i curvantisi rami di

fitte boscaglie cingono nel loro

triste amplesso autunnale; so­

lennità della natura veramente imponente quella del

vialonedei dintorni di Stupinigi fiancheggiato da I pioppi

altissimi, in fila maestosamente serrata, e ricca la va­

rietà dei cieli nella loro luminosità (L'alba, Angelus, un