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LA P A R T E C I P A Z I O N E DI TORINO

A

l

LA

m o s t r a

d e l l a

m o n t a g n a

a

b r e n o

]

v l'alba, la gente scende dall»* singoli*

j

abitazioni. Tutta scende perchè queste

ca-i- montate

mi

palafitte non conoscono il

pianterreno. Per un attimo tutti rivolgono lo

sguardo riconoscente al sole. È la preghiera

è un muto ringraziamento che ciascuno rivolge

all astro infocato che orla d oro la cima del

munte. Istintivamente quegli uomini hanno

mentito il bisogno di adorare il sole a cui tutti»

debbono: il calore vivificante, la luce che fuga

le tenebre paurose.

I

ii

inno sale al cielo a salutare il nuovo

giorno: non è la voce degli uomini che si eleva,

è il cinguettio di migliaia e migliaia d'uccelli

a cui si unisce il mormorio «Iella foresta e lo

M'iacquìo delle acque che si frangono contro

i canneti.

I

ii

uomo alto, muscoloso gira attorno a sè

li* 'guardo dominatore. E il capo. Chi lo ha

fatto tale? La

Mia

forza veramente superiore.

Ma per mantenere il prestigio acquistato gli

abbisognano sempre nuove imprese.

l

a Mia

donna gli porge la lancia e la daga,

i ragazzi lo guardano ammirati. Egli si avvia

v c t m

»

larmontagna: ha scoperto l'antro ove si

miM'onde

Torso, andrà ad affrontarlo, ne ri­

porterà la spoglia. Se ne trarrà un magnifico

indumento e la sua donna sarà oggetto d'in­

vidia a tutte le altre.

lYr domani troverà qualche altro cimento,

oggi intanto egli libererà le femmine e i fan-

P P

r

ciulli dal timore di incontrarsi con la temuta

belva.

Gli uomini paura non avrebbero, se si tro­

vassero a tu per tu con Torso saprebbero di­

fèndersi. forse lo ucciderebbero, ma nessuno

>i sarebbe recato espressamente ad affrontarlo.

E un'impresa da capo.

Intanto la plaga si anima; ogni famiglia

deve provvedere ai bisogni della giornata che

è simile a mille e mille altre già trascorse.

Ma è una popolazione particolarmente fortu­

nata cui tutto è facilitato. La zona dove si

è stabilita è pittoresca e nel contempo fertile:

la terra dà senza parsimonia i si ’ »tti. Vi

è un limpido specchio d'acqua che tolti can­

neti orlano di verde sulle rive: la selvaggina

abbonda: quella che vive sul lago, l'altra che

cerca riparo su per la montagna che Tacqui-

trinio circonda. Una montagna prodigiosa che

nelle sue viscere nascondeva un tesoro che

quegli uomini hanno scoperto: il ferro.