

R A C C O N T O D ’ A M O R E
I i rii'iii ili mio padre era nrl rentro della nostro rampogna.
urlili mili tili colimi ili ulivi. Mio /unire inerii ilei conta
dini
ehe zìi coltivavano In terra, Egli però si divertiva ad
niiiinre le loro opere ed ogni tanto ri portoni roti sè per farei
imparare ipialruno dei più importanti lavori ehe si fanno
ii//-' piante.
Sella casa di mio padre, oltre mia madre eil limi lecchili
ilmimi che era stata la nostra governante, abitavamo io e
min fratello. Mia sorella non era aurora nata.
Mio fratello aveva due anni meno ili me e gli piacevano
h /nizze corse attraverso i campi e le immaninarie guerre
nm ;ili nitri ragazzi.
>ul sentiero che dalla nostra casa portava alla strada
limi indille, presso il torrente, r’era un grosso molino. I.e
iniiiie drl torrente erano abbastanza impetuose. Sulla ra-
sentii ehe metteva in movimento In motti principale ila cui
ilip mietano tutte le altre pareva che ci fosse una vasta
eh"idra. In realtà, l'acqua scandiva veramente la fuga del
Imipò. Ma nelle giornale di aria grigia, pareva che sulla
rasenta corressero a naufragarsi i più opachi pezzi di cielo,
(.nli’sto luogo era famoso per un delitto che vi era avvenuto
Itrulla della mia nascita e ili cui mio padre mi raccontava
spesso tutti i particolari con vivo dispiacere ili mia madre, la
i/uale min voleva che si incutessero inutili terrori ai bambini.
1 mi mio fruttilo si andava sovente u giocare nei pressi
ihi molino ina distante dallo scroscio dell'acqua, hil qui
ehi an giorno corse a cernirci nostro intuire. Fra pallidis
sima etl aveva la voce sconvolta. \oi non riuscimmo a
roniprendere il significato delle sue parole. Vero la seguimmo
ron un certo silenzioso sgomento ed a mio fratello che voleva
ilnmiindare spiegazioni, io facevo sempre segno ili tacere.
Oliando giungemmo a rasa, mio padre era seduto presso
il tutolo della cucina, Egli indossava il vecchio cestito
militare che noi qualche volta avevamo osservato curiosa
rti• lite di sfuggita. Mio padre era un bel soldato, alto e vigo
rosa
ed aveva la faccia imperativa. Ci guardò, poi voltò
la farcia dall'altra parte e. giocherellando con una carto
limi rossa che era sul tavolo — io capivo che egli aveva
toglili di piangere — cominciò a dire che c era la guerra
e ehi■egli era stato richiamato sotto le armi:
lo
parto stasera — disse — e voi fate compagnia, da
uomini. « vostra madre. Specialmente tu che sei il pili
gr imle — aggiunse rivolgendosi a me — cerca di aver
giudizio e di essere buono e di non fare mai arrabbiare
Imi madre ».
Mia intuire piangeva ron gli orchi e con il cuore, non ron
h. foce. Mio fratello invece, udendo parlare di guerra,
tlissi' che avrebbe accompagnato il papà a tutti i costi:
Martein — disse — abbiamo fatto la guerra contro
t fiali del mugnaio: io dirigevo la battaglia, jierciò abbiamo
tinto >.
lo non parlavo jterchè non sa
fiero
come mi dovevo com
portare. Infatti da mio fmdre. avevo sentito parlare
sftrsso
dilla guerra: mio padre me la descriverà come una cosa
terribile ma io. in fondo al cuore, avrei avuto un viro
desiderio di vederla da ricino e anche di combatterla.
Prima di partire mio padre mangiò ron noi. Mentre
mia intuire gli preparava la cassetta, ci prese tutti e due
sulle ginocchia e ci baciava con molto amore fino a farri
male. \oi ci facemmo promettere un fucile al tempo del
suo ritorno, l'gli nel promettercelo, quasi singhiozzava ma
noi non ci facemmo caso perchè la nostra fantasia era già
completamente rii olla al fucile chr noi avremmo usato per
ammazzare i nemici nelle nostre guerre ili tutti i giorni.
(Jualrhe tempo dopo /' tvetnimiria
l’aria era già scurita
ma sull aia c'era un largo lume di luna — venne la car
rozza tli Fabio. Mio patire allora abbracciò strettamente
mia madre e pareva che non si volessero più staccare.
Voi ri prese ambedue in collo e ci baciava e ci faceva molle
raccomandazioni sul modo di comportarci durante In sua
assenza: io sentii sulla mia guancia come una goccia del
suo pianto che egli aveva sempre imprigionato nel petto:
(Junndo suona /' ilemmario — ri ammonì ancora —
tulle le sere, dite una preghiera per me ».
tllora Fabio diede una frustata al cavallo e la carrozza
si allontanò ila noi incontro al buio. Ver qualche minuto
scorgemmo il fazzoletto ili nostro padre che si agitarti con
vulso verso ili noi. Voi più nulla. Sulla porta di casa
c'era nostra madre ehe sventolarti ancora •' r .... letto, bel
l'alto. accanto alla luna, si scorgeruno alcune stelle lontane:
ma avevano poca luce. (Juamlo noi entrammo, nostra madre
scoppiò a piangere e ri seguì. I noialtri il pianto di nostra
madre, faceva venire voglia tli piangere ma noi eravamo
molto Jieri di nostro padre rhe era un bel snidato e che era
partito a fare la guerra contro i ruttivi nemici del nostro
paese: perciò non piangevamo.
Con la partenza del babbo però. In nostra rasa divenne più
triste. Xostra madre non mutava più come di consueto
e quando eravamo in casa, correva ogni momento ad ab
bracciarci. Ci leggeva le lettere rhe nostro padre mandava
dal fronte e lu serti ri fareva dire le preghiere per lui e per
gli altri soldati.
La notte noi sognavamo sempre le battaglie e il mattino
ri si raccontava i sogni fatti, rnn con cauta voce, affinchè
la mamma non sentisse, altrimenti si sarebbe impressionata
troppo e forse avrebbe pianto. Voi neU'aia o presso il tor
rente del molino, si raccontava ai nostri amici rhe nostro
Imdre era in guerra e combàtterà con i fucili veri contro
uomini veri, perrhè la patria era in fiericolo.
Con noi c'era anche sempre Marco il cui padre era anche
partito /ter la guerra. Marro ri raccontava invero simili
rose rhe il babbo scriveva dal fronte, mme il tuono dei ma
ttoni che fanno saltare
fier
aria ogni rosa, i massacri che
facevano le mitragliatrici e i combattimenti degli aeroplani.
Voi
fiero
a queste cose che ci esaltavano meravigliosamente
la fantasia, non prestavamo piena fede ftoichè nostro padre
non avera mai scritto di ciò a nostra madre. Marco che era
di poco pià grandicello di noi. ci spiegara chr forse nostro
[tadre non ci volerà sparentare. ma noi sa/mamo — come
anche ri dicera la mamma — che nostro fiadre non areva
paura di nulla e che
ri scrirera
le cose come realmente
starano, nè pià nè meno.
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