

IL COMMERCIO TORINESE
'VTon è possibile studiare esaurientemente
la fisionom ia economica «li una grande
città, senza dedicare particolare attenzione
a quel settore di produzione, che è dato
dal commercio, il quale, non solo ha la fun
zione di distribu ire le merci, ma altresì di
creare u tilità nuova ai prodotti così sottoposti
a scambio. Il successo nel commercio è come
il successo nel « friend pidgin » cinese! L 'a t
tiv ità commerciale si esplica non solo mediante
buoni p rodo tti: è necessaria altresì la cono
scenza di una particolare arte, che nessun
libro può insegnare. Quella che volgarmente
si chiama « l ’occasione commerciale >, è invece
assai spesso il frutto di studio accurato, «ii
abilità innate, di ragionamenti logici. Bisogna
sempre distinguere, nel commercio, se >i tratta
di beni a domanda rigida o a domanda c la
stica: è più facile commerciare nei beni a
domanda rigida, meno facile in quelli a do
manda elastica. Nei prim i, in fa tti, il consumo
è certo o quasi; nei secondi i cambiamenti
di moda, di ab itud ini, le usanze modifican-
tesi nel tempo, contribuiscono a rendere più
difficile il mercato. E per questo che. consi
derando il commercio di una grande città
come Torino, in questi ultim i anni, bisogna
tener presente queste particolari condizioni
dei mercati. E sia il grande che il medio com
mercio aprono nuove vie a ll’industria e ai pic
coli scambi, onde non devono essere obliati
oggi nè la cu ltu ra professionale, nè la prepara
zione economica che i commercianti di ogni
categoria devono possedere.
Ecco perchè gli organi sindacali torinesi
vanno in questi tempi incontro alle esigenze
dei commercianti, istituendo corsi professio
nali. i quali non hanno solamente lo scopo
di allargare le cognizioni teoriche e puramente
culturali del commerciante, ma hanno quelle
fondamentali e indispensabili. nell'odierno re
gime corporativo, di preparare alla dinam ica
degli scambi e delle condizioni economiche
gli appartenenti alla classe commerciale.
Torino, anche in questo campo professio
nale. v an ta va e van ta un prim ato che. in
questi ultim i anni, si è venuto perfezionando.
Recentemente un decreto legge prevede, per
le varie provincie. un ulteriore passo innanzi
in questo campo, con l’istituzione d e lF En te
Interconfederale E .N .F .A .L .C . diretto a ll’ad
destramento professionale delle varie cate
gorie di commercianti.
Il commercio è frutto di una complessa
serie di valo ri e di fa tto ri: per questo dobbiamo
risalire ad un complesso di dati per poter
valu tare il complesso torinese in questi u ltim i
anni, specialmente dal 1932 ad oggi.
E precisamente col 1932, se vogliamo fis
sarci su una «lata «li valore non solo storico
ma economico, che inizia una nu«>va fase
«Iella congiuntura «economica dopo la crisi
con tinuata a partire dal 1929. L a sintomato
logia «lei commercio torinese e «Iella provincia
è rilevab ile, secondo i dati «lelFultimo censi-
mento commerciale, dai seguenti dati p rin
cipali:
Abbiamo in Torino 197 esercizi con 3895 ad-
detti p«*r quanto riguarda il
credito,
il
cambio
e
Vassicurazione,
e un totale nella provincia
di 113 esercizi con 4489 addetti. P e r quanto
riguarda il
commercio all'ingrosso,
abbiamo
in Torino 977 esercizi con 5147 addetti; com
presa la provincia 2447 esercizi con 7880 ad-
detti. Il
commercio al minuto
controlla 11.849
esercizi in Torino con 29.552 addetti; tenendo
conto anche «iella provincia abbiamo 19.948
esercizi con 43.186 addetti. Nella provincia
«li Torino troviamo ancora un totale di 5.920
alberghi, trattorie
. ecc., con 14.331 addetti, e
1305 esercizi riguardanti
attit ità ausiliarie
del
commercio con 3052 addetti. In complesso
il censimento commerciale segnava, per tu tta
la p rovincia. 30.583 esercizi con 75.966 addetti.
Se però vogliamo tener conto, con dati più
precisi, d e ll’ulteriore sviluppo commerciale to
rinese dall'epoca di quel censimento (1927) ad
oggi, è necessario servirsi dei dati rile va ti
presso le associazioni professionali, dai quali
si desume che, se le d itte commerciali nel
1928 erano 31.262 e 31.987 nel 1932, scen
dono a 31.011 nel 1933. a 29.076 nel 1934,
a 28.639 nel 1935. a 24.028 nel 1936. per
risalire a 24.527 nel 1937. R icordiam o però
che, se dim inuisce il numero delle ditte, il
che può significare o risanamento in alcuni
settori dopo la crisi «lei 1929-1932, o concen
tramento in a ltri, il numero dei dipendenti
(esclusi i datori di lavoro, i fam igliari, i d iri
genti aziende) di queste aziende è in continuo
aumento; erano 14.639 nel 1934. sono 17.790
nel 1937.
Tenendo presenti le classificazioni S ind a
cali, la seguente tabella ci dà la situazione
delle d itte e dei dipendenti alla fine del 1937:
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