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II Reta diede anche il suo contributo artistico nella

composizione di quelle « Cronache » che formano una

rassegna abbastanza completa dell'attività teatrale del

tempo. In una di queste egli fra l'altro lamenta l’asso­

luta povertà che vi è nella letteratura drammatica «lei

suo tempo e cerca di scoprirne la causa. Le « Cronache »

si chiudono con un alto elogio ai fondatori di una nuova

scuola infantile in Torino. Con altri articoli si occupa a

lungo del progresso della civiltà e ne fa la storia comin­

ciando dal progresso fatto dai vari popoli nel campo

della religione e della filosofìa, spiega come si è giunti

gradatamente fino alla perfezione dei greci e termina

con parole in cui vi £ ^presso in modo sottile ma chiaro

un incita»™»*"*0 a*’ amore di patria e all'unità degli ita­

liani: « Nell’educazione degli antichi — egli scrive — non

cercavasi isterilire la mente e il cuore de' giovanetti con

infecondi e fastidiosi insegnamenti: il tirocinio del guer­

riero si apprendeva a lato del pedagogo: la filosofia della

pratica degli affari, la virtù dell’esempio dei generosi,

l'amor di patria... ma questo non era mestieri inculcarlo:

i Greci lo succhiavano col latte dal seno delle madri ».

Con il Brofferio diede per il primo il benvenuto al

Prati a Torino nel 1842, aiutandolo nella vendita delle

sue pubblicazioni poetiche. E il Prati ebbe pure conforto

da lui quando accusato di disprezzo alla religione venne

espulso dal Piemonte e fu ancora il Reta che lo assistette

quando egli si ammalò a Torino.

Il nome del Reta compare poi ancora sul Telegrafo

con bozzetti, articoli teatrali e letterari.

Un altro collaboratore dell’«Elidano» fu Carlo Negroni,

vigevanese per nascita ma novarese per elezione, il quale

perè rivolse la maggiore parte della sua attività verso

altri giornali e specie sull'Iride Novarese, giornale di No­

vara, i cui venti anni di vita non ingloriosa ci affermano

come il risveglio letterario italiano abbia avuto anche

in Novara una eco non spregevole particolarmente nei

primi lustri di vita.

Un altro assiduo collaboratore dell’« Elidano » fu Luigi

Re il quale pubblicò sulla rivista molte recensioni di

libri e poesie che si venivano allora stampando. Lgli

infatti si interessò del « Nuovo dizionario dei Sinonimi »

del Tommaseo, de* Componimenti poetici di Achille Casta­

gnoli: dove si affermò megUo fu nella critica teatrale di

cui dà un saggio sulla rivista parlando delle traduzioni

di opere francesi in itahano e in particolare dell’opera

Les Mississipiens di Giorgio Sand. Si occupò poi in una

lunga serie di articoli di alcuni Iati dell’attività itaUana;

in essi tratta del problema della istruzione popolare

specie in Lombardia, Toscana e Piemonte, che sono le sole

regioni che potevano stare alla pari dei più progrediti

paesi dell'Europa, infatti egU osserva come in Itaba

Settentrionale la letteratura si diriga maggiormente ver«>

il popolo e come il giornalismo abbia acquistato da dieci

anni una grande estensione, considera poi lo stato morale

dell'Italia ed

enumera

tutte

le

riforme avvenute nella

legislazione per

renderla

più

consentanea

alle tenderne e

ai bisogni

dell'epoea. Approva pure il Re e con parole

di

incoraggiamento l’istituzione dei ricoveri per

i

mendi­

canti, perchè cosi

ai

viene ad ovviare alla mendicità che

egli definisce «turpe degradazione della specie umana »;

commenta e considera il romanzo «Fede e Bellezza » del

a

Tommaseo che usciva in quei giorni, dicendo come

tunque lo stile non corrisponda a sentimenti egli

è

certo che il suo scritto è ricco di peregrine bellea

Del direttore aggiungeremo poche notizie biografi^

Luigi Rocca nacque a Torino il

17

giugno

1812

antica famiglia originaria di Alba. Si laureò nel U

in giurisprudenza, e presto si segnalò per lavori lettm

tentando vari generi di componimenti in versi e in pn

e dirigendo una strenna sotto il titolo Una speroniti

poi si mutò in Strenna piemontese. Collaborò in

m

giornali e d'Italia e fuori e diresse più riviste frai

l'« Kridano ». E per consigli si era rivolto a Tetti

Mamiani. allora esule a Parigi, e questi gli rispondeva!

lettera del

28

febbraio

1841

dandogli suggerimenti i

modo con cui doveva redigersi un giornale letten

italiano, e ai fini ch'esso doveva tendere, fini che si p

sono ridurre a cinque, e cioè agevolare e moltiplic

10 scambio delle idee, aiutare l'unità morale e intei

tuale degli italiani, aiutare gagliardamente gU sta

accrescere la pubblicità e con essa la forza morale 1

l'opinione, promuovere ed aiutare l’educazione moa

Con questo programma il Rocca si accinse all’impi

che durò due anni.

Molti e interessanti gli articoli scritti per l’« Elida*

che già abbiamo ricordato. Del Rocca è pure una il

critica contro la moda del tempo cioè quella tenda

seguita da molti di leggere e esaltare le opere degli M

tori francesi quali il Balzac, il Jacob, Eugenio Sue, «

i quali nel periodo di un anno stampavano gran num

di libri sempre bene accolti dal pubbUco, ora il

Rai

nel suo articolo difende gli scrittori italiani dicendo (

di tutti i romanzi scritti da questi francesi in molti

ai

pochissimi sono quelli che hanno resistito al tempo peli

1 rapido succedersi di essi, faceva sì che gli ultimi caai

lasserò il ricordo dei primi e ciò perchè non ve ne (

alcuno degno di non essere dimenticato, il quale avnl

saputo salvarsi dall’oblio. E termina l’articolo «e in coti

inondazione straniera che fa intanto l’Italia?» «... Fi

noi, se ogni due o tre anni possiamo bearci alla lettu

un nuovo nostro romanzo di qualche

grido

».

Nelle ultime pagine della seconda annata si anni

che IVEridano » chiude le sue pubblicazioni e pria

congedarsi il Briano saluta i successori augurando

siano più fortunati, e augura buona riuscita al Tali|

al

Liceo

e

ali'Osservatore teatrale.

E annunzia il «

del

numero del

Telegrafo

«

effemeride

italiana

»;

d

l’estensore capo era Luigi Rocca e con lui i prin<

redattori Costantino Reta, Luigi Re. I tre erre, Ri

Reta. Re, contro i quali il Baratta, il caustico tpi|

mista lanciava il distico

Rocca, Reta e Re: strana trinità

che

padre figlio e spirito non ha.

Le speranze dei componenti dell’*Eridano » non c

del tutto infondate, che l’«Eridano »non ebbe vita k

due anni dopo il suo sorgere e precisamente eoo

la

del

1842

moriva. Ma la fenice risorse dalle sue

tm

nel

1843

nacque il

Telegrafo

fondato

dagli stesai ea

latori delT* Eridano », e con questo anche i l

bk

VOsservatore Teatrale.