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delle coudizioni economiche e culturali «lei lavoratori

•Iella terra. E le conseguenze benetìche non tarda­

rono a farsi sentire, come ad esempio nella « bassa »

parmense, ove, mentre prevaleva prima del 11*08 la

conduzione a salariati, alla vigilia del conflitto eu­

ropeo invece il 7"» °0 della superficie totale di quella

zona agraria era governata da conduzione fami­

gliare (1U).

Purtroppo a quel tempo mancava un equilibrio

compensatore fra le classi e le manifestazioni incom­

poste del gruppo professionale proletario turbavano la

serenità della classe media tanto più che, oltre allo

squilibrio esistente fra i due fronti «lei lavoro — si

pensi all’origine agricola delle nostre classi dirigenti

— aggravava la situazione l'assenteismo dello Stato

che sembrava non preoccuparsi dei problemi del la­

voro. Le rinuncie, la scarsa volontà «li occuparsi dei

problemi sociali stimati non ancora maturi e ristd-

vibili «col tempo e con qualche legge » secondo lo

stesso <'rispi, il «(uale non era « «li coloro i quali cre-

«lono che il Governo (dov«*sse) aver la missione di

trovar lavoro agli operai », tutto contribuiva a porre

in una situazione speciale le classi medie (13) indu-

striali e commerciali.

La crisi «lei 1887-88 mette in più difficili condizioni

«luesta nostra classe in via di formazione e consoli­

damento. Xe migliora lungo il decennio ultimo «l«‘l

secolo XIX quando la caduta delle banche che segna

l’infelice periodo intercorrente fra il 1880 e il 1801,

coincide con una gravissima

«Tisi

«Ielle imprese edi­

lizie e le conseguenti cadute bancarie se inferiscono

un «luro colpo alle nostre classi medie le «juali speri­

mentano così le prime conseguenze della dinamica

economica del sistema libero capitalistico contribui­

scono tuttavia a sollevare nuove energie «li ricupero

nelle classi stesse in quanto, attenuato Io spirito asso­

ciativo causa di tanti inopinati malanni, risorge la

tradizionale impresa individuale che nella media e

piccola impresa caratterizza la tradizionale e sempre

vitale economia industriale italiana; economia «-he

ancora si mantenne negli anni ehe seguirom», nei quali

l’attività personale «lei nostri commercianti e in«lu-

striali non solo non venne meno, ma' dimostrò le

sue larghe ed elastiche possibilità «li a«lattamento

all’incomposta congiuntura. Segno anche questo — in

uno con l’esistenza «li un problema tecnico «li resi­

stenza alla crisi là ove le spese generab fisse non

prevalgono sulle pro|H>rzionali — del potere di con­

servazione e resistenza «Ielle nostre classi medie

produttive.

E col maturare dello sviluppo nuovo economico e

industriale itabano i ceti medi professionali in genere,

che già avevano sopportato i primi contraccolpi del-

l’imiustrialismo nascente, acquistano ulteriore co­

scienza dei loro fini e delle loro possibilità e sorge

a

così una «‘lasse «-I

h

*

su

la ricchezza mobiliare crea I

sue modeste ma sicure basi di esistenza.

JSe sopporterà però le tlolorose sorti toccate i

fidenti risparmiatori semplici e puri, i quali nell

stabilità «lei valori basavano il buon governo deli-

loro f«>rtune e non s’accorgevano «Ielle nuove di®

colta che improvvisamente s’incontravano per

«oh

servar»* i proprii patrimoni.

A N TO N IO FOSSA1

(1)

P

o rri

,

L'evoluzione economica italiana uri!'ultimo ai

guant^nnio in >1 cavalieri ilei Lavoro» (190|-I92<>), Kob

Tip. Cameru Deputati.

(2) Ibidem. 1926, pag. 80.

(3)

K

llesa

,

La *tati*tica ili alcune imluxtrie italiane in

•Al

«•liivio ili Statistica », Roma,

pag. 35.

(4) l’uior, Kntays in a/i/died econoinicu», London, 1921

pag. 104.

(5) C

oletti

,

La popolazione rurale in Itaiin. Piacenza, 1925

(ti) Heimscìi,

Die LanJflueht.

Jena,

1824.

(7)

1ÌEKTAUNOLI.1,

Delle vicende dell'agricoltura in Italia.

Fi

renze, 1881, pag. 2til. Cfr. pure

C

attaneo

,

Opere edite e inedè

Firenze, 1908 voi. IV. pag. 113 e segg.

(

8

) L'iiuluxtria italiana, volume edito dalla Confederazioot

Generale Fascista Italiana, Roma. 1929 « Premessa » dello»

revole liino Olivetti, pag. X I-X II.

(9) R. MiCHELS. Proletariato e Itorghenia nel movimento noci»

lixta italiano, Torino, Bocca, 1908. pag. 3ti0 e *egg.

(

10

) Ibidem, pag. 3titi.

(11) X. Qt’lLlCI, Origine Hrilup/H) e inHuflicienza deh

borghesia italiana,

ediz.

*

Nuovi problemi

»,

Ferrara,

19£

pag. 290.

(12) Ibidem, pag. 294.

(13) L’it. del

F

an fasi

in • I problemi del lavoro in Itabi

prima del 1900>. Sono raccolti nel volume «Saggi di Stoni

economica italiana > Milano, V'ita e pensiero 1936, pag. 2H.

LA “ DORA* E

Di spunti lirici la Dora non fu avara alla

/toesia ita­

liana: nò /loteva essere altrimenti, chi

/tensi quanto

ricchi ili storia e d'eventi siano i territori che il bel

fiume iliemontese attraversa nel lutino suo corso,

ilalle sorgenti sul Monginevra alla foce, quando si

*disitosa» al gran /mire Eridano.

Bastino due spiriti magni della nostra letteratura.

Ecco la strofe informata a schietto

pathos

lirico e

jntriottico del Manzoni:

« (.Ili potrà della g«*miiia Dora,

«della B«irinida al Tanaro sposa

«M'erner l*on«la... ecc. ecc.

(Per la rivoluziono del '21).

colui potrà

ma solo a quel

/tatto

sceverare

gli altitanti delle varie regioni italiche

Piemonte.

Emilia. Liguria, Etruria. ecc.

che tutti saranno

esoltanto

«

figli di un'Italia, una d'armi, di lingua.

di cor

».

Di contro si libra l'alcàica di Giosuè Carducci: il

quale vede la te*tria dei Principi fondatori della

Casa di Savoia, fare omaggio a Margherita prima

Regina dell'Italia re<lenta:

U.............................

« la Dora a valle cercando Italia,

m

e soeser Vostri avi ferrati

« con la spada e ron la bianca croce.

(//

liuto e la lira).

Spunti lirici

abbiam detto: non più: che, a trarre

ispirazione e soggetto di poema dalla Dora, sarà un

altro imeta piemontese questi e tale che se non può

dirsi dei maggiori

,

ha tuttavia nelle sue odi ispirate,

fluenti, conteste di versi musicalmente perfetti, dato

prora di un sincero amore /ter l'arte, e

che più

fonia

di caldi sensi pel suo Paese

,

per lui soffe-

renilo disagi

sequestro di persona e persecuzioni

poliziesche.

Abbiamo così accennato al poeta

estemporaneo

Giuseppe

Regaldi

di Varallo; che raccolse numerosi

allori in Italia e all'estero, quando quel genere di

poesia era in voga. Di ritorno dm lunghi viaggi in

Oriente, insegnò storim

a

Cagliari e mBologna: indi,

numerose poesie non

più

improvvisate, si piut-

N o pensale —

scritte

tormentate di

c

Imbor li-

■»*

cantò i progressi delle

scienze fisiche, infon

-

IL ST O POETA

dendo un àlito di ardente idealità anche in temi /ter

loro natura riluttanti a tal forma di componimento.

Innamorato del

suo

Piemonte

— «

reduce d arte e

di Storia

» —

così lo dice il Carducci,

— scrisse

il

Poemetto

La Dora,

dedicandolo alla memoria di una

Gentildonna che fu diletta coni{taglia allo storico ed

ex-Ministro conte Luigi Cibrario

(che dà il nome

alla nota arteria torinese).

Abbiam chiamato poemetto.

«

la Dora

».

Poemetto.

sì,

ma senza versi e rime: jtoemelto. in quanto da

esso

jter la ricchezza delle immagini

la divi­

sione in

«

stanze

» —

e, più. {ter la prosa colorita.

musicale

in molti punti elevata

/ter concetti,

spira un

«

aura di beato Eliso

»

onde ti ftar di sen­

tire il Regaldi

«

cantare

»

il materno fiume: come

quando dinanzi alle platee aspettanti

su

temi ob­

bligati

colla voce canora, i Vate

«

in tranc

meravigliava

/ter la foga irruente della sua dizione

imftravvisa.

« Vagabonde romme Honière et blonde comme

Apollon ».

Il Regaldi elegge dunque la

«

Dora

»

a guida del suo

jtellegrincure. Segue il diletto fiume che simboleggia

la patria; lo interroga nella leggenda

,

nella storia;

lo ammira, lo celebra. Il paesaggio alpestre, e i

suoi gioghi

,

i piani, le memorie e le virtù del nostro

Itopolo; son cotesti gli elementi atti a scaldare

l'animo di ogni italiano

»;

in quanto ala Dora

»

aiambe

(son

parole dello stesso R.) la Reggia dei

«

magnanimi Principi che educarono e guidarono

agli eserciti alle guerre delTindi/tendenza

».

Per il Regaldi il Piemonte è,

ovunque

e sempre,

il

presidio delle libertà italiche; Posilo degli esidi, il

santuario della civile sapienza

.

E la Dora è il a fiume

sac~o

».

Dotato di sicura erudizione

,

non

vi è giogo, non

passo

,

non rovina di castello feudale o tempio, o

palagio avito che non gli porga materia a descrizioni

colorite, mosse popolate dai personaggi del tempo:

È, voltn m voltm

,

pittore, archeologo, foUclorista,

uomo politico, scienziato: e in più punti tutte que­

ste cose insieme: mmè soprm tutto il Poeta che dmUa

tradizione

orale,

dmcronache, palinsesti, leggende,

dagli spettacoli dattm nmturma dall'imitazione di lei

U