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RASSEGNA D I POLITICA ESTERA

DALLA SPAGNA ALLA GINA

Come l'effimero successo marxista di Teruel nel di­

cembre scorso aveva acceso le più folli speranze

nei rossi di Spagna e di Francia, così le ultime vit­

torie di Franco hanno rinfocolato ovunque le ire

antifasciste, e fatto sorgere nuove pressioni per in­

terventi a favore dei vinti. In Inghilterra di fronte

alla fermezza del governo di Chamberlain, deciso

a non lasciarsi smuovere dalla sua politica di riav-

vicinamento all'Italia, le agitazioni dei liberali e dei

laburisti rimangono nei termini di un più o meno

rumoroso vaniloquio. In Francia invece, con il go­

verno di Fronte popolare, le pressioni degli amici

di Barcellona si fanno sentire con maggior peso,

con scioperi e minacce, e producono effetti corri­

spondenti, con accelerati rifornimenti di materiali

e di volontari, e anche con tentativi di aiuti più co­

spicui. Si è parlato di qualche Divisione dell'eser­

cito francese che Blum e il suo ultraleghista Mini­

stro degli Esteri Paul-Boncour avrebbero voluto

mandare in soccorso della Spagna rossa... per difen­

dere la Francia minacciata dai legionari italiani

sulla frontiera dei Pirenei e sulle sue linee di co­

municazioni con l'impero nord-africano.

Non è la prima volta che dalla Francia si fa bale­

nare la minaccia di queste Divisioni che da un mo­

mento all'altro varcherebbero i Pirenei. Un tale

gesto non avrebbe però ora l'approvazione dell'In­

ghilterra, e la Francia resterebbe sola a sopportarne

le conseguenze. Quali queste sarebbero lo ha la­

sciato chiaramente intendere una nota della nostra

« Informazione diplomatica ».

Qualche promotore di un più attivo intervento fran­

cese in Spagna ha sostenuto che nella Spagna si

vendicherà l'Austria. In realtà l'Austria non sarà

vendicata in nessun luogo. Innanzi tutto la riunione

di una popolazione tedesca alla Germania non è cosa

che possa gridare vendetta. Poi nessuno ha mai di­

mostrato seriamente di voler impedire la riunione

dell'Austria alla Germania altro che con note diplo­

matiche. Prova ne sia che la riunione così fulminea­

mente avvenuta non ha prodotto altro che una tem­

pesta di chiacchiere. Le speranze puntavano sul­

l'Italia. Per molto tempo si immaginò l'Italia tutta

occupata a vigilare dal Brennero l'intangibilità del­

l'indipendenza austrìaca. Per questo suo compito

immaginario l'Italia non avrebbe dovuto andare in

Etiopia, e non avrebbe dovuto inimicarsi

Francia

e

Inghilterra. L'atteggiamento

dell'Italia

è stato

una

delusione.

Quella che sembrava

essere

la

sona di

possibile rottura

dell'asse Roma-Berlino ha

resistilo

alla prova. Mussolini ha spiegato il nostro atteggia­

mento affermando che d ’interesse dell'Italia all'ia-

a

dipendenza dello Stato federale austriaco esisteva,

ina si basava evidentemente sulla pregiudiziale che

gli austriaci tale indipendenza volessero, almeno

nella loro maggioranza; ma quanto accade in questi

giorni nelle terre austriache dimostra che l'anelits

profondo del popolo era per l'Anschluss ».

Anche in Ceco-Slovacchia c'è un blocco compatta

di oltre 3 milioni di tedeschi sui confini della Ger*

mania. Gli avvenimenti d'Austria hanno fatto na>

scere il timore che qualcosa di simile potesse acca*

dere per questo gruppo etnico. La Francia e la Rus­

sia alleate della Ceco-Slovacchia hanno fatto inten­

dere che questo vorrebbe dire la guerra. L'Inghil­

terra sollecitata a pronunziarsi in proposito ha ri­

sposto: vedremo; ed è una risposta conforme alle

sue tradizioni diplomatiche. È certo che la riunione

di questo gruppo al Reich non potrebbe avvenire

senza una guerra con la Ceco-Slovacchia e con le

sue alleate. E il conflitto si propagherebbe quasi

inevitabilmente ad altri Paesi. Ma la Germania non

intende arrivare a questo estremo, i Tedeschi dei

Sudeti non hanno manifestato intenzioni di stac­

carsi dallo Stato ceco-slovacco, e il governo di que­

sto Stato, viste le possibili conseguenze della sua

intransigenza, si mostra più disposto a discutere.

Minacce di complicazioni sono sorte tra la Polonia

e la Lituania per un incidente di frontiera. Tra

questi due Stati, sorti dalla conclusione della guerra

mondiale, le relazioni erano sempre rimaste tese,

e non esistevano rapporti diplomatici regolari

a

causa della questione di Vilna, città e territorio in­

corporati nella Polonia ma che la Lituania ha sem­

pre sostenuto le dovessero appartenere. L'impor­

tanza che la Lituania vi annetteva è dimostrata

dalla circostanza che nella proclamasione della sua

indipendenza Vilna era la capitale designsta. Tale

contrasto era sempre rimasto motivo di incertezza

in quella zona d'Europa. L'incidente di frontiera

ha determinato la Polonia

a

imporre per

ultima­

tum

lo stabilimento di normali rapporti diploma­

tici tra i due Paesi. La Lituania si è piegata, ma

non senza serie ripercussioni interne che non si sono

ancora esaurite.

Con l'estendersi della zona di occupazione, i giap­

ponesi in Cina trovano una resistenza crescente, sia

sul fronte delle operazioni, che sulle retrovie, ove

devono fronteggiare la guerriglia. In mancanza di

un prossimo accordo,

è

da prevedersi la necessità

di un ampliamento e di una intensificazione dei loro

sforzi per imporre la loro volontà.