

què.-lo periodo di così forti squilibrii, a mantenere
immutato il prezzo del pane. E ciò grazie alla poli*
tira degli ammassi granari, generalizzata al punto
— «ome disse S. E. Rossoni — da essere entrata
nella coscienza comune degli agricoltori. Nel campo
ilell agricollura si è fatta già molta strada verso
l'autarchia, oltre che mediante la politica degli am
mali. anche attraverso il controllo delle superfìci
militate e la disciplina del mercato di alcuni prò*
dotti quale, ad esempio, quella ili corso per il burro
etl i formaggi, al line di incrementare la nostra pro
duzione e di liberarci dalle importazioni dall'estero.
La necessità del ritorno alla terra — ancora addi
talo dal Duce nel suo ultimo discorso — ha oggi,
olire che un valore economico, anche un'impor
tanza per la difesa militare. D'altro canto, anche
nell'agricoltura, non si dimentica l'importanza delle
esportazioni ed a questo scopo la
Fede-v/tort
sta per
fezionandosi per la conquista dei mercati stranieri.
(Quella conquista necessaria e perfetlamenle coe
rente col nostro programma autarchico ( come è coe
rente. d'altronde, anche la politica di allacciare con
venienti correnti di importazione perchè la nostra
autarchia non significa affatto economia chiusa) che
è -tata ancora ultimamente riaffermata alla Camera
<la S. E. Guarneri. Il nostro problema di scambi
con l'estero presenta anche il triplice aspetto di pro
blema valutario, autarchico ed economico. Lo Stato
può intervenire ed interviene per la risoluzione di
questo triplice problema, ma compete ai singoli di
apportare il contributo del loro entusiasmo, del
loro spirito d'iniziativa, della loro sensibilità oltre
die politica anche economica, per la difesa della
nostra valuta, per il miglioramento della bilancia
eommerciale e per l'attuazione di una effettiva con
correnza italiana sui mercati mondiali.
Alla vittoria in tale campo contribuiranno indub
biamente anche le risorse dell'impero. S. E. Te-
ruzzi ha messo in luce l'ampia opera di normaliz
zazione attuata dal Partito e dall'organizzazione
corporativa nei vasti territori dell'A. O. I. Oltre
alla produzione del suolo, sul quale lavorano già
migliaia di nostri contadini, i nuovi territori sono
destinati a grandi sviluppi anche per lo sfrutta
mento industriale. La colonizzazione fascista è cor
porativa. cioè è una colonizzazione che attua nelle
(erre conquistate un'economia ove il lavoro è sog
getto: quindi colonizxazione originale, tipicamente
fascista, che, tendendo a dare anche il massimo
contributo materiale alla prosperità della Madre
patria, porta prima di tutto nelle nuove terre i se
gni inconfondibili della civiltà romana.
Per la valorizzazione di quest'impero, che special-
mente le giovani generazioni dovranno fecondare
col loro lavoro, occorre attrezzare spiritualmente e
tecnicamente tutto il popolo. Tale attrezzatura in
atto è stata documentala dal Ministro Alfieri attra
verso l'esposizione della vasta attività del suo Di
castero, e da S. E. Bottai con le direttive da esso
impartite, sia nei suoi discorsi alle Camere come nel
recente Congresso dell'educazione elementare a T o
rino, per un ulteriore potenziamento di tutta la
scuola italiana. Come la scuola tende oggi ad im
prontarsi sempre più alla nuova etica creata dal
Fascismo ed alle necessità autarchiche della Na
zione. così la cultura cerca di assecondare in ogni
modo la spontanea, autonoma formazione spirituale
del nostro popolo. D'altro canto, il Partito provvede
a creare per tempo quella che dovrà essere in un
giorno non lontano la futura classe dirigente di tutto
il popolo imperiale, attraverso le selezioni dei Corsi
di Preparazione Politica e dei Littoriali.
Nelle riunioni del G.C.F. è stata pure decisa l'isti
tuzione della Camera dei Fasci e delle C»rm*ra-
zioni, che si inaugurerà il 23 marzo XV II. In rela
zione a tale disposizione lo Statuto del Regno verrà
aggiornato, non rispondendo più nella sua totalità
alle nuove esigenze dello Stato Fascista. Contempo
raneamente, con l'emanazione del nuovo Statuto
del Partito, sono state sempre meglio definite la sua
natura, la sua organizzazione, i suoi fini e la sua
posizione nel complesso dello Stato.
La Rivoluzione procede con lo stesso ritmo dei primi
anni e, come allora, la Vecchia Guardia è in testa.
Nella celebrazione del XIX Annuale dei Fasci essa
ha avuto, accanto ai giovanissimi, il posto d'onore
nelle manifestazioni, quasi a testimoniare simbo
licamente la continuità della Rivoluzione Fascista.
Nella rievocazione gloriosa i laceri gagliardetti si
inchinarono alcuni istanti non solo per il solito do
veroso omaggio ai Martiri, ma anche per salutare
Colui che non era più: Gabriele d'Annunzio, il
simbolo di tutta un’ epoca, il Vate della rinascita
italiana, il preconizzatore di queHTmpero che Be
nito Mussolini fortemente volle e realizzò. In quel
l'omaggio al Grande Scomparso era anche l'affer
mazione tacita di quella volontà che il Duce ha
espresso nelle parole : « Noi siamo sempre gli stessi,
pronti
alla
pace;
ma,
se è necessario, combatte
remo. Se combatteremo vinceremo
per
la
grandessa
presente e futura
del popolo italiano».
RAPPACILO ROMANO