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R E S TAUR I ALLA PORTA PALAT INA

La ricorrenza dcU'anno bimillenario dalla nascita

ili Augusto ha ridestato dovunque in Italia il più

appassionato interesse per quanto della civiltà co*

struttrice di Homa è "imito, pure attraversi» secoli

di incuria o di rovina lìmi ai nostri giorni a testimo­

niarne la insuperata grandezza. Si è avuta così fra

le città italiane, la cui Moria si ricollega a quella

delTl rlie e che da tale glorioso passato tracomi

motivo di giusto orgoglio. custodendone con gelosa

cura le traccie incancellabili. una ammirevole "ara

nel riportare in luce e nel dovuto onore i sedili della

conquista e del dominio di Roma.

Torino, che dalla sua origine romana trae a Imon

diritto uno dei suoi vanti maggiori. ha in quest'occa­

sione portato a termine un'impresa di interesse ad

un tempo storico, artistico e urbanistico, che attra­

verso decenni era «tata in varie riprese tentata e ab­

bandonata per difficoltà d'ordine contingente; riso-

lamento della Porta Palatina è così

oggi

1111

fatto felicemente compiuto,

e il suo restauro definitivo, al «piale

hanno contribuito il donnine di To­

rino e il Ministero deU'Kducazione

Nazionale sostenendo in parti eguali

la spesa, ha filialmente potuto e-sere

portato a termine,

r appunto in considerazione della

rilevante parte avuta dal donnine

di Torino nell'esecuzione dell'opera,

che S. K. Bottai. Ministro deU'FJu-

cazione Nazionale, ha benevolmente

acconsentito a che l'illustrazione del

restauro venisse fatta 'lille pagine di

questa

rivista, la cui funzione pre­

cipua è proprio di documentare l'at­

tività «volta nei più svariati campi

dalla Civica Amministrazione.

* * *

Della

necessità

di dare defila

siste­

mazione alla porta deH'anlica cinta

romana detta « palatina ». si comin­

ciò a parlare, a quanto risulta da atti

esistenti presso il Comune di Torino,

alla metà del secolo scorso. Le con­

dizioni del monumento, «piali ap­

paiono in notissimi disegni e ripro­

duzioni. non potevano infatti dirsi,

benché

assai

pittoresche, debile del­

l'importanza di esso.

È del 18.1I l'inizio, per quanto è J

ine noto, degli studi per una com­

pleta sistemazione urbanistica della

zona, alla quale collahorarono pii ar­

chitetti Gabelli e Bertoletti. e chi

fu esaminata e rielaborata anche da!

Promis. Li- difficoltà, specie eco*

nomiche dell'impresa che dovev^

isolare i resti romani dall'infornK

sedimento di costruzioni di ogni g

nere agglomeratosi intorno ad es«

si dimostrarono però praticameli

i;,-ormontahili. cosi che negli anni immediatamente

ii.cessivi

si cercò soltanto di portare avanti almeno

, opere necessarie per lo sviluppo edilizio della lo-

ilità. senza per altro modificare sostanzialmente le

(•udizioni del monumento clic rimase incluso iu un

aldiricato adibito a carcere.

|(loiitemporaneanienle tuttavia al progressivo isola­

mento. di cui una fase è documentata dalla fig. I

( -opra), che mostra ancora ev identi le traccie di edi­

tici da poco denuditi, altri studi e progetti si vennero

successivamente elaborando per opera del Bertoletti

( 1860). fino a quello del Galletti ( 1871) che, appro­

dato dal Promis, fu il punto di partenza per i lavori

|l. parziale isolamento e restauro, eseguiti ndl'anno

eguente. Il risultato di tali lavori fu quello che molti

i Torino certamente ricordano ancora, essendo ri­

masto inalterato fino ai primi di

Questo secolo, e che appare dalle fi­

gure 1 (sotto) e 3 : nell'interno della

porta romana, liberata ormai dalla

lestinazione carceraria e isolata

'ompletainente verso resterno, fu

diora costruito un nuovo edifìcio

irieggiante nelle linee architettoni­

che la facciata esterna della porta,

e destinato a scuola.

Le condizioni del monumento ven­

nero con ciò ad essere grandemente

migliorate nel loro insieme, giacche

fu reintegrata la continuità della

fronte, alterata precedentemente da

un grosso occhio circolare, e delle

torri, sforacchiate dalle finestrelle

delle celle carcerarie; ma dal punto

•li vista del restauro monumentale i

lavori del 1872 risentirono fortissi­

mamente delle teorie oltranziste al­

tra imperanti, e del resto ancora

|<>;:gi non scomparse. Si volle in so­

stanza ripristinare a tutti i costi la

porta romana supplendo, là dove

mancavano elementi autentici, con

ricostruzioni ipotetiche, e distrug­

gendo tutto ciò che era opera di tem­

pi a noi più vicini, senza pensare se

sarebbe poi stato possibile sostituire

tali aggiunte, non sempre prive

di significato c di interesse, qualche

osa di meglio.

I-u così distrutto il caratteristico co­

ronamento di merli a coda di rondi­

ne alternati a cuspidi piramidali su

arghe caditoie ad archetti di forte

aggetto, che se pure per il suo sa­

pore accentuatamente ornamentale

non può identificarsi, secondo l'ipo­

tesi

del Rondolino (1), con la mer­

latura rifatta nel 1404, costituiva

tuttavia un elemento terminale au­

tentico, consacrato ormai in nume-

ose antiche riproduzioni ed era co­

munque assai preferibile alla arbitraria merlatura

quadrata che ad esso fu sostituita. E l'arbitrio fu

tanto più grave in quanto, data la impossibilità di

conoscere l'altezza originaria delle torri, che nel­

l'analoga porta tuttora in parte conservata entro

Palazzo Madama hanno un piano di più, anche la

posizione del coronamento ricostruito può essere

discussa (2).

Dei lavori compiuti in tale occasione neH'internn

dell "edificio è diffìcile giudicare mancando di essi

una sufficiente documentazione, e mal potendosi di­

stinguere. a distanza di tempo, le strutture dei vari

periodi. Non escluderei tuttavia che si dovesse al

restauro del 1872 la ricostruzione in muratura di

pietrame irregolare del settore interno delle torri,

scomparso, secondo la giusta ipotesi esposta in data