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Fig. 3. - Interno d illa Porta Falatina con l'adificio costruito n«l IS72

15 novembre 1906 dalla Commissione di cui si dirà

appreso, quando. giusta le norme deH'architettura

militare medievale, -i preferì elle le torri fossero

aperte verso l'interno della cinta, secondo un ti|M»

••Ile dai costruttori francesi elibe il nome specifico

di uomerte il la fiorfie » (3 ). K la mia deduzione

è confermata dal fatto che tale struttura irrego­

lare corrisponde in superficie ed in altezza alla

estensione del fabbricato costruito nel 1872. dal

quale quindi era nascosta, mentre, per i risarcimenti

allora eseguiti alle pareti esterne, che sarebbero ri­

masti visibili, si preferì il laterizio.

Questo fu infatti sistematicamente adoperato do­

vunque fu necessario ricostruire un tratto di cortina

esterna, sotto forma di mattoni di spessore simile a

quello romano, ma di lunghezza e larghezza minori,

adottandosi cosi un Astenia il quale, benché proba­

bilmente involontario e dovuto a considerazioni di

momentanea opportunità, risponde agli odierni cri­

teri del restauro, che prescrivono l'uso di materiali

simili ma non identici a<rli originali, affinchè resti

sempre possibile distinguere il moderno dall'antico.

Lo stato di cose sin qui descritto, se pure aveva in

un primo tempo costituito un passo avanti rispetto

alla pietosa situazione precedente, non poteva però

soddisfare le accresciute esigenze in fatto di tutela

Fig.

4

. • La torr* di levane* durane* I lavori d*l IWT-lf

14

monumentale che furono ad un tempo causa ed ef­

fetto della prima legge sulle Antichità e Belle Arti,

del 12 giugno 1902.

È infatti del 1903 la nomina di una Commissione

istituita dal Comune di Torino per sopraintendere

al restauro definitivo del più insigne monumento

romano della Città.

A questa Commissione, di cui fu presidente il Ba

rone Antonio Manlio e segretario Ermanno Ferrerò,

si devono gli studi e i lavori compiuti attraverso

anni di continue difficoltà da Alfredo d'Andrade e

Cesare Bertea.

I criteri ai quali la Commissione informò il proprio

lavoro e che furono seguiti con attento e intelligente

scrupolo dai dirigenti dellTfficio Regionale per la

Conservazione dei Monumenti, ai quali spettò la

pratica realizzazione dell'opera, sono quelli chia

rainente esposti nella relazione al Sindaco di Torino

in data 15 novembre 1906. di cui si è già fatto cenno

e che preferisco riportare qui testualmente:

a) « Praticare dei nuovi scavi dal lato Sud-Ovest

n che per ragioni di viabilità non furono ancora

« intrapresi. per scoprire le fondamenta dell'altra

« torre ed i resti del cavedio che giacciono ancora

« sepolti da quella parte ».

b) «Costruire una pirte dei muri deU'edifieio della

ii i’orta Romana che erano disposti normalmente

ii ;illa facciata e che furono distrutti per dare luogo

u alle moderne costruzioni : opera necessaria per

« rafforzare l'interturrio ».

< ) u Demolire verso la città quella parte dei muri

« perimetrali delle due torri che si manifesta di

« costruzione più recente innalzata allo scopo di

u mascherare una larga apertura praticata verti-

« t almente lungo le torri medesime all'epoca ili

tt cui le torri di cinta si volevano aperte verso l'a-

« lutato ».

J ) « Demolire tutte le ingannevoli e mal concepite

tt opere che si sono aggiunte nei ristauri di trenta

<t anni fa. specialmente la merlatura delle torri, e

« ripristinare alla foggia antica quelle parti che si

tt potranno rifare su dati precisi.

« Compiute tutte queste opere e per ultima cosa

tt la Commissione si era proposta di cingere la sto-

« rica rov ina con una cancellata, della quale già si

« è eseguita una piccola parte.

« Siccome per compiere il più delle suaccennate

« opere si dovrà procedere per via d'indagini, di

« studi e di confronti con altri monumenti dell'e-

« poca imperiale romana, così è ev idente che non

« si può compilare un preventivo delle spese oc-

tt correnti, non dirò esatto, ma neanche approssi-

n illativo, tanto più che trattandosi di lavori di

« scavo e di scoperta, molte volte la Commissione

tt sarà costretta, a seconda di queliti che ancora

tt verrà in luce, a lasciarsi più che altro guidare

» dai fatti e dalle esigenze del momento ».

Ognuno intende come un simile complesso di la*

voro rappresentasse una spesa ingente che assai dif­

fìcilmente avrebbe potuto essere affrontata in un

solo tempo; e infatti l'opera si protrasse per vari

anni finché rimase sospesa nel 1915 per il soprav­

venire della guerra, lasciando il monumento in uno

stato di rovina apparentemente forse più grave di

quello iu cui era prima.

Questa apparenza era dovuta al fatto che, volen­

dosi rimuovere gli aspetti poco felici ed arbitrari

del restauro del 1872, la prima fase del restauro

d'Andrade-Bertea consistette in una coraggiosa de­

molizione del coronamento merlato e del lato in ­

terno della torre di levante. La figura 4 mostra

l'aspetto del monumento durante tale fase del la­

voro e spiega come forse una parte del pubblico

meno preparata restasse perplessa di fronte a un

restauro che a prima vista cominciava con una de­

molizione. Perplessità di cui si rese satirico inter­

prete anche un giornale umoristico del tempo,

u *1 Birichin ». che nel suo numero del 6 agosto

1908, manifestò in versi che non riproduco perchè

iu complesso poco parlamentari, la sua meraviglia

per tanto scempio! Ma certo ogni riserva dovette

scomparire quando al posto delle rustiche strutture

di ciottoli di fiume si videro a poco a poco risor­

gere anche sul lato interno della torre le nitide

facce laterizie dcU'originario prisma esadecago-

nale. ripristinato in tutto il ritmico rigore della

sua forma geometrica.

A render più perfetto il ripristino

primitiva

architettura intervenne allora l'impiego di mate­

riale laterizio in tutto eguale per dimensioni, forma

e colore all'antico, messo in opera con gli stessi

accorgimenti e la stessa mirabile cura di quest'ul­

timo. come l'arrotatura dei singoli mattoni, lo spes­

sore minimo dei letti di calce, il taglio a profilo

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