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•;<m le opere fin qui descritte la Soprintendenza

Ile Antichità di Torino ha creduto di aver assolto

il compito affidatole dal Ministero dell'Educazione

Nazionale e dal Comune di Torino per il restauro

conservativo e la migliore sistemazione della Porta

Palatina.

I gloriosi avanzi della porta princiftalis sinisira (5)

«Iella colonia romana sono ormai in condizioni tali

da non dover più temere le ingiurie del tempo e

hanno ripreso, per quanto era lecito nei limiti di

imi coscienzioso e serio restauro, l'aspetto primitivo

( (ig. 11, al centro e in hasso). Un ripristino spinto

oltre quanto è stato fatto cadrebbe certamente nel­

l'arbitrario o nell'incerto e non può essere deside-

i ato che da incompetenti in fatto di tutela archeolo­

gica e monumentale.

Rimane tuttavia ancora possibile una ulteriore

integrazione che da un punto di vista estetico po­

trebbe sortire buoni effetti, mentre, essendo giusti-

licahile anche da quello archeologico, non compro­

metterebbe l'attendibilità del risultato; e cioè la

aggiunta di un piano ad entrambe le torri che se

confrontate con quelle racchiuse nel Palazzo Ma­

dama, possono considerarsi mozze; e in una si­

mile ipotesi, che si può vedere realizzata nel bel

modello eseguito al tempo dei restauri d'Andrade-

Hertea (fig. 12), anche la merlatura sulla torre di

ponente, rispettata nei recenti lavori, sparirebbe

felicemente nel generale sopralzo. Ma per questo

genere di restauro, che esorbita dalle necessità con­

servative dell'opera originale, c'è sempre tempo ed

è

piuttosto raccomandabile un prudente riserbo che

un eccessivo zelo.

Mi sembrerebbe tuttavia di mancare verso il Co­

mune di Torino se non ricordassi qui un elemento,

di carattere ad un tempo illustrativo ed ornamen­

tale, con il quale quella Amministrazione ha voluto

integrare il restauro del monumento; voglio dire la

pianta marmorea dell'antica Torino che, appron­

tata

sulla base delle indicazioni fornite dalla com­

petente Soprintendenza, è stata collocata sulla fac­

cia interna del superstite tratto di mura adiacente

alla porta.

<irca i particolari dell'opera vari erano i criteri

die potevano essere seguiti; fra tutti si è cercato

«li tener presente e di conciliare il rigore scienti-

fico con la destinazione prevalentemente divulga­

ta a della pianta.

Kvidenti intendimenti di chiara tomprensibilità

furono infatti quelli che consigliarono la forma

abbreviata e generalmente nota della dicitura che

I I >

F.

R

o m m u n o

,

Storia di Torino antica,

in

Alti della Sorirti

l’i>‘monte*e di Archeologia e Bel'e A ni », voi. X II. Torino. 1930,

pag. 232.

1-1 Ritengo a qtcrio proponilo degna di molta conaideraaiooe la

riro'traaioae proposta da F. Falerno.

Astiche forte di città

ita*

Oche e romane. Coma,

1935-XIII, pag. 133 e ~ U .

'!) E. E. V io lisi- L i Dee,

Ettm tur Tarckitecture m ilitaire uu

'('« * »

Atte,

Parigi, 1SS4; I»..

D ictitmnaire nàtamme da tarcki-

i-

cutre frangette dm

XI

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XVI

dàcie,

tonar IX ,

rare

• Tonr »,

>*«rigi, IMS.

•V P. Bu ir i l i o ,

La Fmrta

«

principati* desterà

»

di Torina

r e

in •Pro Torino », IMI.

F)g. 12•Nodello dalla Porta Palatina tarando la rlroitrm laia ifAmirada lartaa

sormonta la pianta, giacché se una modesta dida­

scalia italiana sembrava troppo pedestremente di­

vulgativa, la dicitura latina completa di

Colonia

Julia Augusta Taurinorum

avrebbe potuto apparire

un inutile, e oscuro per molti, sfoggio di facile eru­

dizione.

Nella rappresentazione icnografica uenantica co­

lonia si è d'altra parte preferito di tener conto

solo degli elementi di essa sicuramente accertati,

in modo da evitare gli inconvenienti di una rico­

struzione ideale e scolastica, la cui rispondenza alla

realtà non è stata fino ad oggi controllata, e può da

un giorno all'altro essere smentita. D'altro lato af­

finchè risultasse pronta e agevole la comprensione

delle caratteristiche pianimetriche dell'antico abi­

tato, si è voluto che insieme con esso fossero indi­

cati, come punti di riferimento, alcuni dei princi­

pali edifici sorti in prosieguo di tempo nelPàmbito

delle sue mura, così come per le zone a queste im­

mediatamente circostanti si è riprodotta integral­

mente la pianta della città moderna.

Ma più ancora forse che a pratici intendimenti in­

formativi la pianta di

Augusta Taurinorum

ser­

virà così a ricordare, a chi è in grado di sentirne

il valore ideale, attraverso testimonianze così lon­

tane nel tempo, eppure così vicine nello spazio e

così simili nello spirito, la continuità millenaria

della storia di Torino.

GIORGIO ROSI

Ho creduto alile dilanjam i «a questo particolare, del retto ovvio,

del reatanro giacché l'inimmaginabile identificastoné colombofila

proposta mi a La

Slampa

• del

9

taglio a. >_ dal prof. G. B m t-

n ilu nella *aa qualità di croniato archeologico di qatl quoti­

diano. potrebbe aver tratto ia ingaaaa chi, cm k pròliabilmente

il Beadinelli newo, non aveaae M ancato r n n n r f ii dell’argo-

mento.

(S) Si propende oggi a ritono»cere nella Patta Palatina h «

prin­

cipali

* unitira a dell’antica colonia. Ma le opinioni ia proporne

iono diarardi od incerto couao diametra la n a f t o n n falla ia

pr ip iw n pan i— ia an‘opera ^ rriaH—ato («ir. G . I t a w i i ,

Tarino

JtnàtoBa, pag. IV • SI).

Il