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pur sapendo di incorrere a cagione di ciò nella rimo­

zione del posto m conseguenza d una legge dell'a­

prile 1926. La lettera con cui ribadiva il suo pensiero

alla richiesta ufficiale di ritrattazione da parte del Mi­

nistero della Pubblica Istruzione di allora, senatore

Pietro Fedele, costituisce un vero brano di antologia

da trasmettersi ai posteri. La spinta al suo allontana­

mento venne data con pubblica denuncia alla Camera

dei Deputati in sede di discussione de! bilarcio del

Ministeri' della Pubblica Istruzione, nella seduta ili

tuie maggio 1926, da un deputato fascista ili Torino,

noto per la sua faziosità ed estremismo, tipico esempio

della degenerazione portata dal fascismo tra gli inse­

gnanti universitari.

Nello stesso novembre 1926, come rappresaglia al­

l’attentato di Bologna, tu cacciato dal giornalismo, clic

sempre aveva servito con dignità e verità.

Nel maggio 1929 tu assegnato al contino alla co­

lonia dei coatti dell'isola di Ustica per aver firmato

una lettera di adesione al senatore Benedetto Croce

per 1111 discorso da lui pronunciato al Senato e perer-

nemente sottoposto a vigilanza da parte deila polizia

fascista, a perquisizioni, a sorveglianza della casa, a

censura postale, persino quando si trasferiva alla sua

città natale di Vittorio Veneto o al suo domicilio estivo

di Corio Canavese.

Nel 1932 venne privato della libera docenza e im­

pedito di continuare l’insegnamento presso l 'Univer­

sità di Torino, dove per diversi anni avendo sostituito

Arturo Cirat, aveva tenuto con onore corsi liberi e

frequentatissimi: e si cercò perfino di impedirgli di

frequentare la Biblioteca, sia dell’ Università, come la

Nazionale.

Ancora nel 1940, quando la casa editrice Utet di

Torino gli orterse la direzione della nuova collana di

Classici italiani, l’allora Ministro della Cultura Popo­

lare, Pavolini, pose il veto a tale nomina.

Nel settembre 1943 dovette per 1111 certo periodo

nascondersi perchè era stato posto nella lista delle per­

sonalità politiche da prendere in ostaggio per even­

tuali rappresaglie da parte del comando germanico di

occupazione.

Sfollato durante la guerra a Corio Canavese, ir

provincia di Torino, mancò improvvisamente il

iS

no­

vembre 1944, vittima indiretta dun feroce rastrella­

mento tedesco: «cosi il mite francescano si è spento

fra lanci di bombe, spari di mitragliatrici, incendi di

case ».

Questa la vita di Umberto Cosimi. Anche quando

Egli, ritiratosi a vita privata, era ridotto a vivere di

lezioni, non deflette dal suo atteggiamento, pur man­

tenendo la massima serenità di giudizio. La più edi­

ficante lezione che si deve trarre dal suo insegnamento

e dalla sua esperienza è proprio quella che egli volle

perdonare .11 suoi nemici, a quelli che 1 ivevano cac­

ciato alle isole dei coatti e ridotto alla miseria.

Il suo pensiero politico si riassume nella conclu­

sione della citata lettera al Ministero della Pubblica

Istruzione: «... poiché al di sopra delle nostre persone

che passano, sta la scuola, che resta, per il bene di

questa, e perciò della Patria, auguro all'uomo il quale

salirà sulla cattedra dalla quale io sarò costretto a di­

si elidere, ili portare su di essa la libertà e la dignità

con le quali io l'ho per tanti anni occupata ».

L la fermezza politica risulta ancor maggiormente

dal suo ricorso dall’isola dei coatti, ove era stato asse­

gnato illegalmente per cinque anni in base a tele­

gramma personale del Ministro dell'interno di allora.

Mussolini, al prefetto di Torino: «se il non esser fa­

scista è colpa, io rimango al confino».

Ma ben altro e molto a lungo si potrebbe scrivere

su Umberto ('osino letterato.

La sua opera è già stata trattata da penne vale.iti

quali quelle degli amici Salvatorelli. Monti Augusto,

Cajumi, Zanzi. Del Noce.

Ma 10 voglio particolarmente ricordare due dei

suoi lavori, che, ancor oggi, a distanza di anni, coli­

li

m io

a leggere e rileggere con diletto: « L’ ultima

ascesa » e «Con madonna povertà ».

Una raccolta di studi francescani che ogni italiano

dovrebbe conoscere e meditare. Una guida alla bontà,

all amore, alla tolleranza, un inno ad ogni cosa bella

e buona del ('reato, una santificazione di tutto ciò

che proviene da Dio, che ci porta verso Dio, che ci

unisce alla Divinità infinita ed immortale.

Ma per parlare della sua persona e della sua opera,

per dire di Cosmo, socialista, studioso e francescano,

ixrcorre considerare e ponderare tutta la sua vita di

giornalista, di studioso, di letterato, di esteta, di po­

litico, in una unica visione, comprensiva degli ideali

che lo animarono.

Questa tu infatti la chiara, onesta, dotta esistenza di

Cosmo, uomo che non piegò al fascismo perdendo

il pane e la libertà, che combattè la dittatura perchè

la sua anima di socialista e ili francescano lo porte­

ranno sempre al rispetto assoluto della personalità

umana nel senso più alto e spirituale, uomo che hi

felice di chiudere la sua vita con la constatazione che

il suo insegnamento era stato seguito dai suoi diletti

figliuoli, e da una legione di giovani.

F. furono questi giovani che immolandosi nella

lotta di liberazione, vinsero per la rinascita della

Patria e per la ripresa dilla civiltà, ma seppero soprat­

tutto con il loro olocausto lasciare l'impronta perenne

di quella stessa luce clic il Maestro aveva loro inse­

gnato ad intravvedere. a credere, ad amare.

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