

al primo posto come numero di iscritti alle liste di
disoccupazione.
Seguono in graduatoria i lavoratori della categoria
edilizia, e il loro numero è cospicuo soprattutto nei
mesi invernali. A proposito di questa categoria, va
osservato che molti lavoratori disoccupati, per la loro
mancanza di qualificazione, dovrebbero forse più
propriamente essere classificati fra i generici. A l terzo
posto vengono, come entità, i disoccupati della cate/
goria dei tessili, in maggioranza donne.
Seguono i disoccupati nelle categorie dell’ abbiglia/
mento e arredamento; del legno (notevole il numero
degli iscritti alle liste in relazione al non molto forte
numero di occupati in questo settore); alimentare
(ramo dolciario, in particolare); ecc.
I
giovani in cerca di prima occupazione rappre/
sentano pure una percentuale elevata degli iscritti alle
liste di disoccupazione; oltre il 250„ sia nella nostra
provincia sia nell’ intero paese. Le casalinghe disoc/
cupate sono oltre il i o " 0 in provincia di Torino.
Percentuali più modeste sono rappresentate dalle due
classi restanti: pensionati ( i ' 2 ° 0) e occupati in cerca
di diversa occupazione ( i " „ in provincia di Torino
e poco più secondo le statistiche nazionali).
I
risultati rilevati sono assai interessanti ed anche
un poco sorprendenti. L ’ intensità della disoccupa/
zione non è massima nella cinà capoluogo bensì nelle
vallate alpine. Infatti, sono zone di più intensa disoc/
cupazione iniziando dal sud verso nord, la Va l del
Pellice, la Va l del Chisone e la Valle di Susa, la
Va l di Lanzo, la Valle di Locana e infine il Cana/
vesano, zona compresa tra Cuorgnè e Ivrea, a carata
tere pedemontano.
Altre zone di intensa disoccupazione, e non situate
in montagna, sono quelle immediatamente a sud di
Torino, non molto estese e quelle che uniscono la
stessa città di Torino al Canavesano. Il fenomeno
della disoccupazione non appare intensa, nel resto
della pianura torinese e nella zona collinare ad est
di Torino.
In proposito occorre osservare: l’ intensità della
disoccupazione è massima in quelle zone montane
che già abbiamo caratterizzato come zone depresse; il
fatto che l’ industria tessile della nostra provincia sia
localizzata principalmente al di fuori della città e in
parte nelle vallate alpine, è un altro elemento di spie/
gazione, tenuta presente la grave crisi da tempo attrae
versata da questa categoria; la zona di pianura e
quella collinare, per quanto non priva di attività
industriali, non presenta un grado particolarmente
intenso di disoccupazione, dato il peso notevole delle
attività agricole locali; neppure il centro metropoli/
tano di Torino presenta una grande intensità di disoc/
cupazione, grazie alla varietà di occupazioni possibili.
In conclusione, possiamo affermare che la disoc/
cupazione nella nostra provincia è, attualmente,
disoccupazione strutturale, di aree depresse, e ciclica
congiuntura avversa in alcuni importanti settori indù/
striali. Per motivi geografici, i due tipi ricordati di
disoccupazione vengono ad assommarsi nelle stesse
zone, dando luogo a una percentuale di disoccupati
sulla popolazione totale veramente preoccupante in
alcuni comuni.
Nel settore dell’ agricoltura, date le forme di condu/
zione familiare e la discreta facilità di spostarsi verso
centri industriali, la disoccupazione non appare pre/
occupante, almeno superficialmente.
Nel centro metropolitano, il buon andamento del/
l’ industria automobilistica e la grande varietà di pos/
sibili attività industriali e non industriali, limitano
le manifestazioni del fenomeno della disoccupazione.
Nel Comune di Torino si concentra circa la metà
della popolazione della provincia, e due terzi delle
attività economiche: 64% degli addetti all'industria,
70% degli addetti ai trasporti e alle comunicazioni,
65
% degli addetti al commercio e alle attività affini;
per contro i disoccupati iscritti nelle liste delia Città
di Torino raggiungono appena il 40% del totale
degli iscritti nelle liste deU’ intera provincia.
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