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II. INDIVIDUAZIONE

È oggi individuabile come complesso da sotto-

porre a « tutela attiva » , la parte del versante solivo

della Val Sappone e della dersale Fioccardo – Cavo-

retto, delimitata in mappa e ivi contrassegnata con la

lettera « T ».

Il complesso risulta bisognoso di «tutela attiva»

(e cioè ad un tempo di salvaguardia e di riqualifica-

zione) per i seguenti motivi

— nonostante il degrado delle colture e nono-

stante i recenti inserimenti di edifici deturpanti, il

complesso presenta ancora riconoscibili i principali

caratteri storici, ambientali e paesistici

- il complesso presenta strutture storiche e

fisionomia uniche nell'ambito della collina torinese,

efficaci manifestazioni di singolari culture borghesi

e popolari, coesistite o avvicendatesi con relativa

continuità nel passato;

- le superfici originariamente agricole conte-

nute in tale complesso si prestano ancora ad essere

coltivate o mantenute in modi tali da reintegrare

sufficientemente l'immagine ambientale storica (per

esempio il mantenimento a prato o a prato con alberi

da frutto può risultare, ad un tempo soluzione accet-

tabile sotto il profilo paesistico ambientale e solu-

zione non eccessivamente onerosa sotto il profilo

economico)

- sembra possibile attenuare gli effetti detur-

panti e disturbanti di tante recenti edificazioni, attra-

verso adeguati interventi di riqualificazione, interes-

santi in particolare i nuovi piantamenti, i nuovi giar-

dini, le nuove recinzioni e i caratteri esterni degli

edifici

- antichi percorsi, che collegavano la zona cit-

tadina « pedicollinare » del Fioccardo con Cavoretto

e poi Cavoretto con le zone alte della collina, si

prestano ad essere mantenuti o ricondotti in condi-

zioni atte a costituire itinerari per passeggiate di ele-

vato valore storico e ambientale; in particolare i per-

corsi segnati in mappa possono costituire parte inte-

grante di un'ampia rete a ventaglio di itinerari pedo-

nali di interesse ambientale, colleganti la fascia ur-

banizzata «pedecollinare» con i poli di interesse e di

svago esistenti o realizzabili nelle zone alte della

collina

- il complesso è legato alla città, nella memo-

ria collettiva, quale meta storica di escursioni e di

scampagnate.

III.

QUALIFICAZIONE

III.1. Vicende e caratteri di strutturazione agri-

cola.

L'esame della struttura parcellare riportata da

[Catasto SERENA, Cavoretto],

1810, consente di

utilmente dividere il territorio agricolo del vecchio

comune di Cavoretto ad inizio Ottocento in due zone

presentanti diversi caratteri

- una zona ad occidente del paese, compresa

tra

il

Rio Freddo (il rio di Val Pattonera) il Castello e

la Strada di S. Lucia, caratterizzata da proprietà rela-

tivamente estese, costellata di « vigne » sei-settecen-

tesche di elevato o di medio decoro

— una zona a forma di falce, che si estende nel

versante solivo della Val Sappone, a Sud-Ovest, a

Sud e a Sud-Est del paese, caratterizzata da proprie-

tà prevalentemente minute e frazionate, pressoché

inedificata sino all'inizio dell'Ottocento.

Ai presenti fini, la prima zona viene assimilata ai

complessi 0C » (complesso « C, ») per le vicende e i

caratteri di riorganizzazione sei-settecentesca a

vigne», realizzate ad un tempo per investimento

agricolo e per villeggiatura.

La seconda zona esige una trattazione a parte per

le vicende strutturative e per i caratteri singolari che

presenta; il complesso in questione (»T»), da sotto-

porre a «tutela attiva», è ritagliato entro tale zona.

All'epoca del catasto napoleonico i piccoli lotti

nel complesso «T» (registrati come vigna, vigna

campiva, campo a rotazione, bosco ceduo) erano, in

prevalenza, proprietà di agricoltori di Cavoretto che

risiedevano entro il paese; i caratteristici isolati a

corte ancor oggi riscontrabili nell'abitato erano in

gran parte costituiti in quegli anni, da edifici rustici e

da abitazioni contadine aggregate in sequenze lineari

o spezzate, perimetrali o a pettine, attorno a spazi di

cortile comune (cfr. relazione sull'ambito urbano di

Cavoretto,

22/3).

La vicenda di colonizzazione agricola del com-

plesso in questione si protrasse per secoli, paralle-

lamente alla espansione demografica ed economica

della «comunità» contadina di Cavoretto.

Come è stato premesso, un'ultima fase sette-ot-

tocentesca della vicenda può essere colta confron-

tando la

Carta topografica detla Caccia,

[1762],

con le successive mappe del

[Catasto SERENA,

Cavoretto],

1810,

e

del

[Catasto RABBINI, Cavo-

retto],

1864. Per esempio, nella seconda metà del

Settecento e nell'Ottocento, la colonizzazione agri-

cola si estese nella zona tra il Rio dei Piani e il Rio

Castelvecchio (toponimi usati nella

Carta topografi-

ca detta Caccia, [17621),

a monte dell'attuale Strada

dei Ronchi e a valle della vigna Viola.

I grandi appezzamenti di ceduo e di pascolo ivi

esistenti (

5

), vennero frazionati, disboscati (« ronca-

ti »), terrazzati, spianati, dotati di strade e di fossi

per lo scolo delle acque. Il terreno agricolo ricavato

venne prevalentemente coltivato a vigne campive (in

piemontese « autin », per traslato dall'antico termine

« alteno ») (

6

), con filari di vite sviluppati lungo le

prode di terrazzamento (« broue »), frammezzati da

striscie di campo o di orto.

Il relativamente forte frazionamento della pro-

prietà fondiaria e la conseguente carenza di lotti e di

proprietà di adeguate dimensioni, ostacolò, nel Set-

tecento, lo sviluppo del fenomeno, altrove diffuso,

di riorganizzazione agricola a « vigne » , realizzate da

famiglie torinesi, ad un tempo per investimento di

capitale e per villeggiatura; tale importante fenome-

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