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confronto con i villini predetti, un'organizzazione

più complessa, articolata generalmente attorno ad un

nucleo distributivo e compositivo, costituito dagli

spazi di atrio e di scala, risolti e disegnati con un

certo impegno.

Mentre nelle casette e nei villini collinari ricor-

rono, come si è visto, schemi organizzativi e volu-

metrici semplici e tradizionali e gli influssi del gusto

del momento risultano generalmente limitati ad

aspetti decorativi epidermici, nelle ville collinari

coeve si colgono spesso sviluppi organizzativi e

componitivi originali ed innovatori, ispirati ai suc-

cessivi orientamenti nazionali ed internazionali del

gusto architettonico, diffuso dalla relativamente

ampia pubblicistica di quegli anni, dai vari ecletti-

smi nazionali e esoticizzanti di fine secolo, al Liber-

ty, al Déco, con esempi anche pregevoli di architet-

tura moderna.

Una analoga differenziazione si coglie nei modi

di organizzare il giardino e il collegamento dell'edi-

ficio con la strada. Nelle casette e nei villini preval-

gono, come si è visto, modi organizzativi a terrazze

e ripiani, derivati dalla tradizione locale delle «vi-

gne» collinari, con «parterres», « topie», « pinnaco-

li» . Nelle ville prevalgono invece i richiami al giar-

dino paesaggistico o meglio, ai modi interpretativi

locali del giardino di tale impianto che riscuote

grande fortuna in quegli anni, sia da parte dei priva-

ti, sia da parte dell'amministrazione pubblica

(

7

)

- il

terreno destinato a giardino circostante la

villa viene movimentato e ondulato a piccoli rilievi e

avvallamenti, realizzati mediante trasporti di terra

- il giardino, solcato da vialetti e stradine a

curve e controcurve, viene organizzato con masse di

alberi d'alto fusto, delimitanti spazi di prato o di

piazzale inghiaiato

nella scelta delle essenze si prediligono spe-

cie esotiche e, per quegli anni, rare ed inconsuete,

come faggi colorati, conifere di foggia e tonalità

esotiche, azalee, rododendri.

(1) Il Comune di Cavoretto

è

stato aggregato alla città di

Torino con R.D. del 28/7/1889. In conseguenza l'archivio def

Comune è confluito all'Archivio Storico della Città di Torino: il

catasto più antico ivi conservato

è

del 1547; l'ordinato più anti-

co ivi reperibile è del 1633.

(2) Dotato di Statuto - Regolamento approvato nel 1874.

Cfr. A.

MANNO,

1892.

(3) La sede di tale società

è

dove ha attualmente sede la

Società Bocciofila Cavorettese.

(4) I « Sommarioni del

[Catasto SERENA, Cavoretto],

1810, e del

[Catasto RABBINI, Cavorettol,

1864, riportano tra i

proprietari di tali edifici « rustici» e « rurali » nel paese gli stessi

cognomi, Rovei, Gramaglia, Lupo, Bosco, Rubino, riscontrabi-

li nei « tetti » omonimi del territorio, che ebbero rilevante svi-

luppo nell'Ottocento.

(5) Secondo il

[Catasto SERENA, Cavoretto],

1810, pro-

prietà ad inizio Ottocento dei Rignon e dei Ferrero d'Ormea.

(6) Secondo il

GABOTrO,

nel medioevo per « alleni » si

intendevano vigneti in cui la vite era coltivata alta e con inter-

valli tra i filari, utilizzati come terreno arativo». Il termine è

stato usato, nell'epoca dei primi catasti « figurati » (Settecento,

inizio Ottocento) con significato riduttivo equivalente al termine

vigna campiva (utilizzato per esempio nel

[Catasto SERENA,

Cavorettol,

1810): vigneto con intervalli tra i filari utilizzati

come terreno arativo. Cfr. G.

PRATO,

1908, p. 72,

(

7

) Sono gli anni in cui l'amministrazione civica Sambuy

riverdisce con giardini pubblici siffatti piazze e piazzali cittadini

e in cui si riorganizza con tali criteri il Valentino.

L'analisi complessiva e l'elaborazione grafica delle tavole in originale 1:2000 è comune; sono a cura particolare di Vittorio

Defabiani i complessi P. e «B»

,

di Costanza Roggero i complessi «C», di Paolo Scarzella i complessi «S» e «T», di Maria

Grazia Vinardi i complessi «V».

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