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Come è stato premesso, i boschi collinari torine-

si hanno assolto in passato a fondamentali funzioni

- di natura economica (punto III.1.1.)

- di difesa idrogeologica (punto III.1.2.).

In relazione a tali funzioni, i boschi furono tute-

lati e regolati nei secoli dalle Comunità da cui di-

pendeva la collina e, più recentemente, dallo Stato

stesso.

III.1.1. Funzioni economiche.

Il legame dei boschi collinari torinesi aveva i

seguenti fondamentali impieghi nell'economia citta-

dina e nell'economia agricola collinare

- il legno in generale costituiva il principale

combustibile per usi domestici, per usi industriali e

per fornaci; era particolarmente pregiato come com-

bustibile il legno di rovere e di roverella proveniente

dai « cedui forti » diffusi nelle zone solatie e aride

della copertura sommitale predetta; le difficoltà e i

costi dei trasporti, gli ostacoli agli scambi economici

e la crescente domanda di combustibili da parte della

città mantenevano costantemente alto il valore dei

boschi collinari torinesi e, per lunghi periodi, fecero

rincarare in modo critico il costo dei combustibili in

genere sulla piazza di Torino (i)

- il legno dei boschi cedui di castagno (in pas-

sato molto diffusi) costituivano materiale di buona

resistenza e durata per l'impalo delle vigne

— le foglie dei boschi, accuratamente rastrella-

te durante l'autunno, venivano utilizzate per lettiera

nelle stalle e, di conseguenza, per formazione di

concime naturale, prezioso e indispensabile per la

coltura collinare della vite

- i tronchi degli alberi di alto fusto, lasciati

crescere sporadici nei boschi cedui o provenienti dai

rari lembi di bosco governati a fustaia, costituivano

legno da lavoro e legno da costruzione per travi da

solaio e da tetto.

In relazione all'importanza economica del bo-

sco, sin dal Medioevo, le Comunità della collina

torinese (Torino, Chieri, Pecetto, Revigliasco,

Moncalieri, Cavoretto) regolarono lo sfruttamento e

il governo dei boschi attraverso Ordinati e Statuti.

Con lo sviluppo di Torino, capitale sabauda, il pro-

blema divenne di tale importanza e di tale interesse

pubblico da dover essere regolato anche dallo Stato,

attraverso Editti, Costituzioni, Manifesti

- veniva tenuto un registro dei boschi di alto

fusto e dei cedui (ivi comprese le boscaglie e le selve

« di ripa » e « di roggia »), redatto in base ad un

consegnamento generale dei boschi » da parte dei

proprietari; per il taglio dei boschi d'alto fusto era

necessaria una autorizzazione scritta dell'Intenden-

te (

2

)

— il taglio dei cedui era consentito solo quando

« maturi ed in taglia »; dopo la ceduazione era vietato il

pascolo per cinque anni (

3

) o « sintantoché le piante

fossero in grado di non poter essere danneggiate » (

4

);

sino a dodici miglia da Torino i proprietari di bo-

schi erano tenuti a individuare « i vacui » nei boschi

e a seminarli « con il ghiande necessario » (

5

);

— l'estirpazione di un bosco, al fine di mettere

a cultura il terreno (« roncamento »), doveva essere

autorizzata con « licenza » (

6

).

III.I.2. Funzioni di difesa idrogeologica.

D'altra parte i boschi collinari torinesi assolve-

vano ed assolvono tuttora ad importanti funzioni di

protezione idrogeologica del suolo, in molti luoghi

particolarmente instabile e franoso o, in talaltri luo-

ghi, particolarmente dilavabile, come nelle zone

sommitali a ghiaie e puddinghe.

Di tale funzione erano chiaramente coscienti le

Comunità della collina e lo Stato stesso, il quale dal

Settecento intervenne più volte a tutelare i boschi

sotto tale aspetto

— su tutto il territorio dello Stato era vietato il

taglio «di boscaglie e alberi di qualsivoglia sorte atti

a sostenere le nevi ed impedire le valanghe e le

cadute di terreno» (

7

)

- sino a dieci miglia da Torino i proprietari dei

boschi erano tenuti a realizzare e a mantenere fossi

atti a smaltire o a « declinare » le acque che scorrono

o che « sorgono nei propri boschi » (

8

).

III.2.

Legami strutturali e fondiari tra boschi e

vigne nett'ecosistema collinare.

La caratteristica parcellazione catastale dei bo-

schi collinari e la struttura stessa della proprietà

agricola (o già agricola) della collina denotano tut-

tora le storiche funzioni del bosco nell'ecosistema

collinare e nel sistema economico complessivo cit-

tadino.

Le aree a bosco collinari, relativamente fraziona-

te (

9

), erano strutturalmente legate all'organizzazio-

ne agricola a « vigne », di proprietà di famiglie della

nobiltà o della borghesia cittadina, o costituenti be-

nefici religiosi.

Ciascuna «vigna» , la caratteristica azienda agri-

cola collinare torinese, possedeva uno o più lotti

catastali di bosco ceduo, di conformazione general-

mente allungata, collocati a non molta distanza dalla

casa, in un vicino versante ombroso collinare (« in-

verso »).

Il bosco ceduo sopperiva ai bisogni di pali e di

strame della cascina e forniva legname per gli usi

domestici dei proprietari. Il legname era, con il

vino, le granaglie e gli ortaggi, uno dei prodotti

principali della « vigna», generalmente condotta a

mezzadria; ciò che avanzava dai consumi domestici

ed agricoli veniva venduto.

I versanti boscosi collinari erano, e sono tuttora,

solcati con regolarità da stradine carrarecce utilizza-

te per il governo dei boschi e per il trasporto delle

foglie e del legname. Tali stradine si prestano oggi

ad essere in parte recuperate e mantenute a costituire

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