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- per la relativamente bassa densità di

«

vigne

»

utilizzate per villeggiatura e per la maggiore esten-

sione delle proprietà

- per la rilevante presenza, tra gli edifici stori-

ci, dei

«

rustici

»

senza civile e dei

«

civili

annessi a

rustici

»

rientranti rispettivamente nell'ultima e nella

penultima delle quattro classi di vigne, definite dal

Grossi a fine Settecento (

1

)

— per il carattere rurale tuttora meglio conser-

vato che in altre zone della collina torinese.

L'abbandono delle coltivazioni, che si accelerò e

si diffuse nell'ultimo dopoguerra, cambiò la fisio-

nomia storica di tali complessi pur senza snaturarla.

Scomparsi gran parte dei campi, dei vigneti e dei

frutteti, si diffusero i prati e, purtroppo, gli incolti

ingerbiditi.

Inoltre, sempre negli anni recenti dell'ultimo

dopoguerra, edificazioni sparse ed urbanizzazioni

inadeguatamente regolate e controllate provocarono

gravi danni ambientali e paesistici ai complessi in

questione.

II.

INDIVIDUAZIONE

Sono oggi individuabili come complessi da sot-

toporre a «tutela attiva

»,

nove complessi ambientali

presentanti

i

caratteri definiti al punto precedente.

La

«

tutela attiva

»

è proponibile per i seguenti

motivi

— ciascun complesso costituisce un'entità pae-

sistico ambientale sufficientemente estesa e conser-

vata da potervi ancora riconoscere i principali carat-

teri storici della generalmente più ampia zona colli-

nare cui essa apparteneva

- taluni dei complessi in questione sono costel-

lati di antichi edifici rustici e di «vigne

»,

costituenti

nell'insieme bene storico-ambientale di discreto

valore

- le superfici originariamente agricole, conte-

nute in tali complessi si prestano ancora ad

essere

coltivate o mantenute in modi tali da reintegrare

sufficientemente l'immagine ambientale storica (per

es. il mantenimento a prato o a prato con alberi da

frutto può spesso risultare, ad un tempo soluzione

accettabile sotto il profilo paesistico ambientale

e

soluzione non eccessivamente onerosa sotto il profi-

lo economico)

— sembra possibile attenuare gli effetti detur-

panti e disturbanti di tante recenti edificazioni, attra-

verso adeguati interventi di riqualificazione interes-

santi in particolare

i

nuovi piantamenti,

i

nuovi giar-

dini, le nuove recinzioni e i

caratteri

esterni degli

edifici

- antichi

percorsi,

che

fornivano

l'accesso alle

vigne

»

e ai rustici o che solcavano

i

boschi per il

trasporto della legna, si prestano ad essere mantenuti

o ricondotti in condizioni atte

a

costituire itinerari

per passeggiate di

elevato valore

ambientale; in par-

ticolare, nei

complessi in

oggetto,

alcuni

percorsi

segnalati

costituiscono parte del ventaglio di itinera-

ri proposti che collegano la zona cittadina pedecolli-

nare con le sommità collinari; altri percorsi si pre-

stano a costituire collegamenti subsommitali che

intersecano e allacciano il ventaglio dei percorsi

predetti; un intero circuito subsommitale può essere

realizzato attraverso i piani, le conche

e i

boschi tra

la Maddalena e Pino, passando parte nel territorio di

Torino e parte nei territori dei comuni adiacenti di

Revigliasco, Pecetto e Pino.

III.

QUALIFICAZIONE

Le vicende storiche di colonizzazione e di orga-

nizzazione agricola dei complessi in questione risul-

tano intrecciate e spesso concomitanti con il proces-

so di trasformazione e di riqualificazione delle

«

vi-

gne

»

e dei «tetti

».

Conviene tuttavia, per chiarezza di esposizione e

per facilità di comprensione, considerare separata-

mente le vicende di colonizzazione, le vicende di

sviluppo dei

«

tetti

» e

le vicende di inserimento

resi-

denziale

(II.1., III.2., IIL3.).

III.I.

Vicende e caratteri storici di strutturazione

agricola.

Il confronto fra la

Carta topografica delta Cac-

cia,

[1762], e il

PLAN GEOMETRIQUE I de ta

Commune de I TURIN

[...], 1805, consente

di co-

gliere una importante fase della vicenda di

coloniz-

zazione dei complessi

in

questione.

Nel

primo

do-

cumento la superficie

coltivata

a prato

e

campo

e la

superficie a vigneto risultano

sensibilmente inferiori

alle superfici con tali

destinazioni rilevabili nella

mappa del 1805 entro i complessi in

questione.

Nella seconda metà del Settecento, gli

elevati

valori delle rendite agrarie

ed

il

loro costante

incre-

mento per quasi un

secolo resero convenienti il dis-

sodamento

(« roncatura ») e la messa a coltura di

molti

terreni

a

pascolo e a ceduo esistenti in tali

aree.

La situazione registrata nel 1805

riporta la fase

culminante di tale vicenda di

colonizzazione; la si-

tuazione del

[Catasto RABBINI],

1866, cit., non

riporta

sostanziali mutamenti rispetto alla prece-

dente.

Le acquerellature

della

mappa

del I805 forni-

scono in modo sintetico ed immediato

le caratteristi-

che agricole assunte dai diversi complessi

« C » nella

fase

culminante di

colonizzazione predetta

i

complessi

«C

1

», «

C

6

», «C

7

», «C

8

»,

« C9 »

costituiti

da ampie conche

e pianori

in

testata

alle valli

erano

caratterizzati da

proprietà relativa-

mente estese (di 15-25 giornate), sfruttate,

come

si

è

già accennato, a prato

e a

campo nelle zone pianeg-

gianti

e

nei pendii poco soleggiati

e

sfruttate

a

vigne-

to o ad « alteno »

nelle

zone

meglio

esposte e ripara-

te; erano rimasti a bosco ceduo

i

terreni non coltiva-

bili (pendii

scoscesi e ripe

di

valloni)

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