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stituente fondale scenografico (quale una scalea o un

portale nella recinzione o nella sostruzione del giar-

dino).

Tali percorsi rappresentativi di ingresso vengono

realizzati, a seconda dei casi

- adattando o modificando in parte i vecchi

percorsi di accesso generalmente facenti capo al

«

cortile rustico»

- tracciando un nuovo percorso di ingresso di

rappresentanza, indipendente da un preesistente per-

corso di accesso ai rustici.

b)

Realizzazione o ampliamento del giardino

- sviluppato su uno o più piani, generalmente

artificiali, ottenuti in parte con scavi e terrapieni

artefatti piani »)

— adiacente o fronteggiante la residenza

- collocato in posizione per quanto possibile

dominante e panoramica

— recintato o sollevato dalla campagna con so-

struzioni

- arricchito di protendimenti lineari e sceno-

grafici nella campagna, in forma di « allee » , » to-

pie» (pergolati), «viali di alberi archeggiati», per il

passeggio » in direzione di poli costituiti da « padi-

glioni », » pinnacoli » , terrazzi, « ronde)» di alberi,

belvederi » .

c)

Costruzione o ricostruzione su strada della

cappella privata privilegiando l'accessibilità diretta

in occasione delle funzioni religiose. D'altra parte,

la realizzazione della cappella privata rispondeva ad

esigenze rappresentative e dava luogo ad una gara

emulativa tra i proprietari, biasimata apertamente

dal Grossi (

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).

III.1.4. Vicende di «roncatura» e di colonizzazione

agricola in zone marginali; concomitante sviluppo

dei « tetti».

Parallelamente alla vasta vicenda descritta di

riorganizzazione e di espansione delle « vigne» col-

linari, si assiste a vicende locali e circoscritte di

roncatura» e di messa a coltivazione di terreni ori-

ginariamente a bosco, per opera, prevalentemente,

di contadini piccolo-proprietari. Lembi originari di

bosco vengono dissodati, terrazzati e sfruttati inten-

sivamente a vigne o a « vigne campive» (filari di vite

frammezzati da strisce di campo o di orto) con pode-

ri minutamente frazionati di poche decine di tavole

(contro le 10-20 giornate, in media, delle «vigne»

precedentemente descritte, riorganizzate ed ampliate

con capitale cittadino).

Nel corso del Settecento e dell'Ottocento, le

autorità statali e cittadine cercarono di frenare e di

regolare il fenomeno della «roncatura» e della ridu-

zione dei boschi collinari torinesi, in quanto i boschi

rappresentavano un bene prezioso e limitato, di

grande importanza per la vita e per l'economia citta-

dina (cfr. la relazione sui complessi «

B »).

A tale vicenda di »roncatura» e di colonizzazio-

ne si collegano le vicende di sviluppo, sempre da

parte di contadini piccolo-proprietari, dei «tetti»

collinari, caratteristici aggregati rurali. Gli abitanti

dei «

tetti » ,

secondo le notizie dei catasti e dei cen-

simenti, oltre a coltivare i propri piccoli poderi da

cui traevano gran parte dei mezzi di sopravvivenza

alimentare, svolgevano attività abituali di salariati e

di manovali « lavoranti a giornata» nelle cave e nei

forni da calce, nell'edilizia, nelle opere pubbliche.

I « tetti » erano costituiti da edifici a manica sem-

plice, per abitazione contadina e per usi agricoli (tet-

toia, stalla, fienile), aggregati a schiera, lineare o

spezzata, su uno spazio di cortile comune, aperto o

chiuso a seconda dei casi.

Le mappe successive disponibili per la collina

consentono di cogliere una rilevante fase di sviluppo

sette e ottocentesca dei « tetti » collinari: tale svilup-

po avvenne, sia per successiva aggregazione di nuo-

ve unità edilizie relativamente modulari sia per tra-

sformazione di unità esistenti ad uso agricolo in uni-

tà per abitazione, generalmente costituite da cucina

e dispensa a piano terreno e da camere da letto al

piano superiore.

Le vicende di sviluppo illustrate si sovrappose-

ro, in taluni casi, a vicende circoscritte di riqualifi-

cazione di una o più unità edilizie, trasformate da

unità rurali (di abitazione contadina e di uso agrico-

lo) in unità « civili », dotate degli standards residen-

ziali e dei caratteri decorativi propri delle piccole

« vigne » coeve della zona (punto

111.

1 . 3 . ).

In anni recenti, gran parte degli edifici dei «tet-

ti » sono stati riattati, o come si dice « messi in civi-

le

»,

con interventi per buona parte incontrollati.

Tali interventi hanno notevolmente alterato gli stessi

caratteri esterni degli edifici, con vistosi e inadatti

rivestimenti di facciata, sostituzioni dei balconi,

nuove recinzioni nei cortili comuni.

III.1.5. Vicende di inserimento pedecollinare di

casette, villini e ville con orti e giardini, da fine

Ottocento alla seconda guerra mondiale.

Da fine Ottocento alla seconda guerra mondiale,

in un periodo che comprende anni di notevole

espansione demografica ed economica della città, si

assiste ad un fenomeno relativamente nuovo per i

complessi in questione: l'inserimento di edifici per

abitazione o residenza a sé stanti (casette, villini,

ville), non associati, come le «vigne» torinesi tradi-

zionali, ad un rustico e al podere di una azienda

agricola collinare.

Ciascun edificio venne collocato entro un'area

verde privata, generalmente cintata, tenuta, a se-

conda dei casi, a giardino o a orto-giardino.

Un certo numero di tali edifici sorsero sparsi ed

isolati tra le » vigne» preesistenti. La maggior parte

però vennero a costituire insiemi relativamente ad-

densati, localizzati prevalentemente ai margini delle

aree agricole inquestione, dove erano stati messi a

disposizione terreni frazionati in piccoli lotti di ade-

guata dimensione.

In anni in cui le » vigne » torinesi costituivano

ancora aziende agricole produttive,

tali

fraziona-

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