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menti e i conseguenti complessi di ville, villini e

casette trovarono caratteristica localizzazione nei

terreni freschi di fondovalle, a campi e prati, poco

adatti all'impianto della vite e viceversa agevolmen-

te e rapidamente accessibili dalla città (il fondo –

valle del Cartman, di Mongreno, di Reaglie, di Val

Piana, di Val San Ma

rt

ino, di Valsalice, di Val San

Vito, di Val Pattonera).

Altra caratteristica localizzazione per tali insiemi

fu la fascia alta pedecollinare ai margini delle aree

«C» (cfr. la relazione su tali aree «C»).

Gli insiemi di ville, villini e casette di maggiore

dimensione o di più spiccata individualità architet-

tonica e ambientale sono stati trattati come « piccoli

nuclei » e illustrati con schede. Gli insiemi meno

addensati o meno caratterizzati sul piano architetto-

nico e ambientale sono stati mantenuti aggregati alle

aree in questione.

Facendo riferimento agli standards abitativi e al

gusto coevi, si possono distinguere le due categorie

architettoniche delle così dette, a quei tempi, casette

o villini e delle così dette ville. Le due categorie

corrispondono ad atteggiamenti culturali e ad inten-

zioni ricorrenti, tuttora riconoscibili e sufficiente-

mente distinguibili.

III. 1.5.1.

Casette e villini.

Sono piccoli edifici,

generalmente unifamiliari, improntati a caratteri di

relativo decoro, circondati da giardino con orto-frut-

teto. Rispondono alle esigenze di residenza (di solito

permanente, raramente solo estiva) di famiglia me-

dio o piccolo borghese cittadina; presentano caratteri

distributivi e tipologici molto semplici e ricorrenti

- a corpo allungato, organizzato su manica

semplice, con o senza corridoio

- a corpo circa quadrato, organizzato su mani-

ca doppia con quattro affacci.

I volumi edilizi sono generalmente sviluppati su

più piani, sfruttando i dislivelli del terreno, con loLa-

li di soggiorno affacciati sul ripiano principale del

giardino.

Nel collocamento dell'edificio, nel suo collega-

mento con la strada e nell'organizzazione a ripiani

del giardino, associato a frutteto e orto, vengono

generalmente ripresi, in tono minore e in scala ridot-

ta, criteri e caratteri tradizionali propri delle « vi-

gne» collinari torinesi (punto 111.1 .3.)

— l'edificio è collocato e il giardino è struttura-

to in modo da definire agli occhi indiscreti di chi

percorre la strada le zone di soggiorno nella casa e

nel giardino

- l'ingresso principale sulla strada è sottolinea-

to da un elemento architettonico di una certa rile-

vanza, come un cancello fiancheggiato da «piloni»

in muratura, o come «portina» coperta da un picco-

lo terrazzo sporgente

- il percorso di ingresso è spesso coperto da un

pergolato; in ogni caso un pergolato e un « berceau »

(o « pinnacolo ») non possono mancare nel giardino,

coperti con viti, con glicine o con le caratteristiche

roselline gialle senza spine

— dal muro di cinta o dalla balaustra del ter-

razzo verso strada emergono le masse arboree deco-

rative piantate nella parte principale e di relativa

rappresentanza del giardino; ricorrono ancora le

specie sempre verdi care al gusto neoclassico e al

gusto locale ottocentesco in generale, come lauri,

lecci, magnolie, nespoli, sofore, cameropi e talvolta

anche qualche cedro, poi divenuto colossale e spro-

porzionato.

I1I.1.5.2.

Vilte tra Ottocento e Novecento.

Sono

edifici, generalmente unifamiliari, più grandi e

complessi dei villini precedenti, circondati da un

giardino, ben distinto e separato da un eventuale

orto.

Rispondono alle esigenze di residenza, con no-

tevole decoro, di una famiglia della media e dall'alta

borghesia cittadina: presentano in conseguenza, a

confronto con i villini precedenti, un'organizzazione

più complessa, articolata generalmente attorno ad un

nucleo distributivo e compositivo, costituito dagli

spazi di atrio e di scala, risolti e disegnati con un

certo impegno.

Mentre nelle casette e nei villini collinari ricor-

rono, come si è visto, schemi organizzativi e volu-

metrici semplici e tradizionali e gli influssi del gusto

del momento risultano generalmente limitati ad

aspetti decorativi epidermici, nelle ville collinari

coeve si colgono spesso sviluppi organizzativi e

compositivi originali ed innovatori, ispirati ai suc-

cessivi orientamenti nazionali ed internazionali del

gusto architettonico, diffuso dalla relativamente

ampia pubblicistica di quegli anni, dai vari ecletti-

smi nazionali o esoticizzanti di fine secolo, al Liber-

ty, al Déco con esempi anche pregevoli di architettu-

ra moderna.

Una analoga differenziazione si coglie nei

modi di organizzare il giardino e il collegamento

dell'edificio con la strada. Nelle casette e nei vil-

lini prevalgono, come si è visto, modi organiz-

zativi a terrazze e ripiani, derivati dalla tradizione

locale delle « vigne » collinari, con « parterres »,

topie », « pinnacoli » . Nelle ville coeve prevalgono

invece i richiami al giardino paesaggistico o meglio

ai modi interpretativi locali del giardino di tale im-

pianto che riscuote grande fortuna in quegli anni, sia

da parte dei privati, sia da parte dell'amministrazio-

ne pubblica (

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)

- il terreno destinato a giardino circostante la

villa viene «movimentato» e ondulato a piccoli ri-

lievi e avvallamenti realizzati mediante trasporti di

terra

— il giardino, solcato da vialetti e stradine a

curve e controcurve, viene organizzato con masse di

alberi d'alto fusto, delimitanti spazi di prato o di

piazzale inghiaiato

— nella scelta delle essenze si prediligono spe-

cie esotiche e, per quegli anni, rare ed inconsuete,

come faggi colorati, conifere di foggia e tonalità

esotiche, azalee, rododendri.

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