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fatti piani ») adiacenti la residenza, realizzati me-

diante scavi, terrapieni e muri di sostegno

b) dilatazione del giardino con protendimenti

lineari e scenografici nella campagna o nel bosco

adiacenti, in forme di « allee » (viali), « topie » (per-

golati), « viali di alberi archeggiati » per il « passeg-

gio » in direzione di poli o mete costituiti da « padi-

glioni », « pinnacoli », « berceaux » , terrazzi, « ron-

dò » di alberi

c) realizzazione di un ingresso « carrozzabile »

di rappresentanza immittente direttamente nel ripia-

no del giardino, senza passare attraverso i rustici

d)

soprattutto dopo la metà Ottocento, pian-

tamento, anche sul ripiano principale del giardino,

di piante ornamentali di essenze esotiche e rare

(Cedri del Libano, Cipressi, Tuie, Faggi colorati).

III.3.3. Nella collocazione e nell'organizzazione

dell'insieme, costituito dal civile e dal giardino, si

cercava generalmente di conseguire o di contempe-

rare i seguenti obiettivi

- fare in modo che gli ambienti di soggiorno e

di ricevimento (all'interno dell'edificio e all'aperto

sul giardino) fossero defilati allo sguardo di chi per-

corresse la strada

- fare in modo che gli ambienti principali pre-

detti, di ricevimento e di soggiorno risultassero

dominanti su un proprio spazio di conca o di poggio,

non disturbati dalla presenza di altre «vigne».

Come conseguenza, percorrendo le strade pub-

bliche, diventa spesso impossibile vedere le parti

principali di taluni edifici; numerosi edifici, tra i più

importanti, sono completamente nascosti allo sguar-

do di chi vi passi vicino; la maggior parte delle

vigne » sono visibili dalla strada solo di scorcio o

di fianco.

Percorrendo le strade collinari, la presenza delle

vigne » è segnata non tanto dagli edifici, quanto

dalle murature delle colossali sostruzioni dei giardi-

ni e dalle masse monumentali degli alberi che vi

sono piantati.

IIL3.4. Conviene infine sottolineare, come l'orga-

nizzazione del giardino fosse di solito legata funzio-

nalmente all'organizzazione dell'edificio destinato

alla residenza. Per una stessa « vigna» , tali legami

hanno costituito spesso carattere storico permanen-

te, anche se reinterpretati in modo diverso nelle suc-

cessive trasformazioni che hanno interessato giardi-

no ed edificio.

Lo spiazzo del giardino, antistante la casa ed i

locali principali di ricevimento e di soggiorno che vi

si affacciano, hanno generalmente costituito, ad un

tempo, nodo funzionale e polo strutturativo della

«vigna».

In tali spazi principali, all'esterno nel giardino e

all'interno dell'edificio, convergeva la vita di vil-

leggiatura di ogni giorno e si addensava la vita di

relazione nel corso delle visite e dei ricevimenti.

I legami funzionali e compositivi tra tali spazi

esterni ed interni ed il loro ruolo polare nel comples-

so della « vigna » sono evidenti negli esempi più

rappresentativi di ville collinari, dal Seicento all'Ot-

tocento (dalla Villa della Regina, con il salone pas-

sante affacciato sull'emiciclo del giardino, alla neo-

classica Villa «Moncafi», con il portico affacciato

sullo spiazzo antistante di terrazzo, compreso tra gli

avancorpi coronati da timpani).

Si tratta, per altro, di caratteri comuni e diffusi

tra le ville italiane ed europee coeve.

Nelle « vigne » torinesi più modeste, realizzate

con minore impegno e minori mezzi adattando pree-

sistenti edifici, il ruolo polare ed i legami distributivi

e compositivi predetti possono essere meno evidenti

anche se non meno importanti. Può non esistere un

salone principale ed i legami tra gli spazi predetti

possono ridursi

all'enfitade

delle porte tra i locali

interni più rappresentativi (di ingresso, di ricevimen-

to, di soggiorno e di scala) e ai collegamenti diretti,

semplici o in circuito, tra tali spazi interni e lo spiaz-

zo principale adiacente del giardino.

IIL3.5. I principi e i modi compositivi suddetti ri-

corsero negli interventi successivi nell'arco di tre

secoli, reinterpretati, via via, con soluzioni e carat-

teri diversi nelle diverse stagioni architettoniche che

si sono succedute.

La costanza nei principi e nei modi di composi-

zione e di inserimento contribuirono a determinare i

caratteri di continuità e di omogeneità che si colgono

tuttora nel disegno aggregativo di insieme. In tali

condizioni, la varietà delle soluzioni tipologiche e

dei caratteri stilistici dei successivi interventi risultò

in un arricchimento del disegno d'insieme stesso.

L'effetto disturbante dovuto alla presenza di

molti edifici recentemente inseriti è provocato non

tanto dai caratteri architettonici differenti, quanto

dai modi di inserimento che sono spesso l'opposto

dei modi tradizionali: tali nuovi edifici sono colloca-

ti in modo da risultare visibili quasi da ogni lato,

imponendosi nel paesaggio e dominando nell'am-

biente; sembrano disposti intenzionalmente in modo

da attrarre l'attenzione e da distinguerli dagli edifici

vicini.

(1) I criteri di distinzione delle .. vigne» torinesi in varie

«classi ., erano ben chiari e condivisi dai contemporanei. Il

Grossi nel 1791 distingue quattro classi di « vigne „ della collina

torinese, in relazione alle qualità dell'edificio o delle parti di

edificio destinate alla villeggiatura. (A.

GRossI,

1791, p. 4:

1. ville; 2. casini o palazzine;

3.

fabbriche civili; 4. di poca

considerazione o annessi a semplici edifici rustici).

(2) Cfr.

G.

CASALIS, 1837,

ad

vocem

Cavoretto.

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