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151l a

« Borgata Lucento », parte a

17/1

« Via Giachino

20/1

« Borgata Regio Parco »

22/2 « Pilonetto

» .

c. L'impianto e la trasformazione storica di

questi tessuti, un tempo extraurbani, è collocabile di

regola in due o tre sezioni storiche riconducibili a

momenti precisi di decisioni pianificatone e costrut-

tive: l'intorno del 1880, quando si avviano, nei ter-

reni esterni alle principali barriere daziarie, mecca-

nismi di estorsione di rendite fondiarie tramite lot-

tizzazioni private dei terreni non ancora urbanizzati;

il 1887, come data a partire dalla quale è imposta

dalla Municipalità l'estensione della normativa edi-

lizia del Regolamento d'Ornato del 1862 lungo le

direttrici principali fuori cinta (e per una estensione

che sarà progressivamente incrementata in lunghez-

za e larghezza); il 1908, quando diventa esecutivo il

nuovo

Piano Unico Regotatore e d'Amptiamento,

che sovrappone la griglia viaria con strade di mag-

giore sezione, e spesso di diverso andamento, alla

lottizzazione precedente, col risultato di maggiori

densità edilizie territoriali anche se in presenza di

sedi viarie più ampie.

Il fenomeno è riferibile anche ad altri contesti

urbani originariamente esterni alle barriere della

Cinta Daziaria del 1853 (per esempio alle antiche

Borgate Montebianco e Monterosa poi inglobate nel-

la Barriera di Milano), che tuttavia non rientrano in

questa classe in quanto sono state soggette in seguito

ad ulteriori fasi di trasformazione che hanno incisi-

vamente modificato ed obliterato i caratteri, se non

dell'impianto urbanistico, certamente delle connota-

zioni architettoniche specifiche.

d. La localizzazione di questi ambiti appare

dunque fortemente condizionata dalla presenza mor-

fogenetica delle barriere daziarie ed è da correlare

sempre alla traccia stradale dei collegamenti ex-

traurbani col territorio. Risultano caratteri tipizzanti

degli ambiti soprattutto la configurazione urbanistica

derivata dalle lottizzazioni e quella edilizia origina-

ria; su quest'ultima hanno di regola inciso poco le

trasformazioni successive, in modo da lasciarne in-

variati i caratteri originali che costituiscono docu-

mento di una particolare stagione della produzione

edilizia e dei modi dell'abitare, che hanno valore

storico e di memoria collettiva. Gli edifici residen-

ziali, costruiti anche al di fuori della regolamenta-

zione edilizia cittadina, offrono un numero discreto

di classi tipologiche; sono spesso intercalati con

strutture protoindustriali o con residuati edilizi e in-

frastrutturali risalenti alla precedente organizzazione

agricola del territorio.

Questi ambiti urbani sono suscettibili di destina-

zione residenziale più qualificata, essendo spesso

contigui ad ambiti di notevole qualità urbana e di-

sposti sulle medesime direttrici storiche che sosten-

gono i tessuti insediativi entro la cinta daziaria. Essi

sono spesso portatori di un sistema di relazioni so-

ciali ancora attualmente vivace, sostenuto da una

organizzazione fisica e strutturale di non sempre

palese lettura, ma comunque ancora identificabile in

resti materiali e in assetti sociali, con valenze aperte

per una nuova polarizzazione urbana.

Emergono valori ambientali e documentari nel-

l'impianto planimetrico (che potrebbe anche essere

sottoposto a ristrutturazioni urbanistiche, ove gra-

vemente alterato da interventi successivi alla fase

originaria), valori ambientali e documentar nel pa-

trimonio edilizio (spesso da riqualificare) e anche

storico-artistici nelle scarse emergenze architettoni-

che, valori di immagine ambientale e di memoria

collettiva.

7. Borghi operai tipici della fase di

industrializzazione della città

a. Ogni elemento di questa classe tipologica

corrisponde a parti di città con carattere di « centro

storico» decentrato, provvisto di una relativa auto-

nomia morfologica e funzionale, sia rispetto all'in-

sediamento cittadino vero e proprio, sia rispetto agli

altri esemplari della stessa classe.

Tali ambiti sono tutti dislocati entro la corona di

territorio compresa tra le due Cinte Daziarie del

1853 e del 1912, che corrisponde al suolo urbanizza-

to — in espansione — con il

Piano Unico Regotato-

re e d'Amptiamento

del 1908 e progressivamente

costruito fino agli anni recenti.

b. Sono ascrivibili a questa classe tipologica i

seguenti ambiti:

4/I

« Borgo S. Paolo Q.4

5/1

« Borgo S. Paolo Q.5 »

7/2

« Via Cuneo »

7/4

« Corso Regio Parco

7/5

« Borgata Aurora »

9/I « Millefonti »

16/1a

« Borgata Madonna di Campagna », parte a

181I

«Borgata Montebianco e Monterosa

».

c.

La normativa urbanistica di questi subcentri

prende avvio a cavallo tra Ottocento e Novecento,

sul supporto di piani settoriali divenuti, o non, ese-

cutivi

(Piano Regolatore Editizio per la regione di

S. Paoto [...],

1898-I90I; varianti al

Piano Regota-

tore e di Amptiamento di Borgo Valdocco

[...],

1899;

Piano regolatore e di ampliamento per ta

Regione di B.o Dora [...],

1894; ecc.) e si fissa con

la revisione generale degli strumenti operanti dovuta

al nuovo

Piano Unico Regotatore e d'Amptiamento

del

1908.

La costruzione effettiva della residenza e delle

infrastrutture si colloca, per questi borghi operai, nel

periodo corrispondente all'avvio e al consolidamen-

to della grande industria, nei primi decenni del No-

vecento, con intensificazione del fenomeno nel pri-

mo dopoguerra.

I nuovi poli riconfermano l'importanza delle an-

tiche strade foranee, assumendole come direttrici

portanti dei nuclei insediativi, che risultano tuttavia

organizzati planimetricamente su griglie viarie cen-

tripete di nuovo impianto, con connotazioni urbani-

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