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disegnatore rileva sia in sintetici schizzi di insieme

sia in disegni più trattati le semantiche connotazioni

esprimenti i rapporti di relazione fra i costituenti

tipizzanti la scena viaria e l'insediato e tra questi

e

gli elementi naturali. L'immagine della vigna o della

villa sono in qual modo surrogate dalla sequenza di

elementi di rappresentazione del connettivo stradale

(non minori) che si fanno indicatori del contesto

principale.

Il civile predominante per massa è mediato alla

strada dal cancelletto di ingresso, sottolineato da

robusti piloni in muratura, talvolta da un ponte in

legno o metallico o archivoltato, oppure dalla serie

di rampa di ingresso, cancello, piloni, cappella,

muri di costruzione di artefatti piani.

Le vie, evidenziate dai muri di cinta o da para-

petti sui rivi, testimoniano nella carrareccia marcata

da solchi la esistenza persistente della strada disse-

stata.

Raro è il segno di giardini curati, forse più intuiti

che veramente realizzati. Nei disegni panoramici

(Valle di Superga, Valle di Mongreno), disegnati

con esperienza di un cartografo, nella sequenza di

vigne che ci restituisce l'immagine ottocentesca, la

strada è intuita come elemento separatore tra l'esten-

sione dei coltivi a vigna, delimitazione di fondi;

marcata dagli elementi di siepi e di «chiossure» al-

berate.

La compattezza della strutturazione collinare e la

sua identità risultano anche nella lettura del

Catasto

RABBINI ,

1866, in cui le dorsali principali sostan-

ziano sempre l'equilibrio raggiunto alla fine del Set-

tecento. Si può, se mai, rilevare al ribaltamento de-

gli assi di ingresso alle proprietà, conseguente ad un

nuovo uso del giardino, dovuto alla trasformazione

dei preesistenti sistemi secondo il concetto del parco

romantico, spesso con l'abbandono delle allee e dei

viali disegnati secondo deliberate intenzionalità as-

siali.

Al di là della linea della cinta daziaria oltre Po,

che segna l'avvenuta acquisizione urbana della parte

piana collinare, sono sempre preminenti le grandi

strade parallele al fiume (strada nazionale di Piacen-

za e strada di Casale); la definitiva sistemazione,

attraverso Reaglie, della strada di Chieri, realizzata

dal Mosca negli anni 1821-1823, concentra sulla

Madonna del Pilone la sua preminenza nel rispetto

di altre strade di valle.

Fino al tardo Ottocento saranno rese comunali

solo poche strade della collina (

24

), persistendo il

regime di strade vicinali o di consorzio; tale stato

esprime, nel segno di un uso privatistico, il mante-

nimento di una caratterizzazione funzionale e di uso

dell'insediamento collinare a sede di villeggiatura

per tutto l'Ottocento.

Di risvolto c'è da parte dei cittadini della piana

l'acquisizione del concetto della collina come bene

da comunizzare, già da sempre fruito in passato in

passeggiate a piedi: riporta il Casalis «in poco più di

due ore di cammino dalla capitale si perviene a quel

rinomatissimo santuario [di Superga] » (

25

). Nei

nuovi concetti dell'uso del verde, legato alle dispo-

sizioni della marcia e dell'escursione (tou ring),

espresso in un contesto di paesaggio panoramico,

ribalta il rito della passeggiata fuori porta nel con-

cetto di usare comodamente la collina come un bal-

cone panoramico da cui godere la città e la visione

corografica. È sintomatico come molte vedute in-

quadrino nel Seicento e nel Settecento la collina

non vista dal di dentro ma colta come sfondo

alla città, mentre nell'Ottocento il concetto di pae-

saggio, sminuisce l'insieme per polarizzarsi su sin-

gole vedute.

E in tal senso col piano della collina il disegno

delle strade panoramiche rompe un assetto consoli-

dato di trame leganti le singole proprietà. Nel primo

Novecento la progettata strada dei colli (

26

) o i nuovi

gironi del piano Quaglia e Marescotti (

27

) sono ten-

denzialmente avulsi dal contesto di proprietà, quan-

tificati da parametri topografici di ridotta pendenza,

nell'adeguamento alle situazioni plani altimetriche

e nell'ipotesi della strada belvedere. Tale progetta-

zione è conseguente alle proposte di un Comitato

«Pro collina» del 1909: le osservazioni della com-

missione sono indicative della nuova mentalità igie-

nista nella fruizione del complesso ambientale della

collina.

Non vengono infatti colte le qualità peculiari del

sedimento storico: lo svolgersi dei muri di cinta è

per la commissione solo una chiusura visiva verso il

panorama delle Alpi, per cui si insiste sulla creazio-

ne delle « percées » come vedute attraverso le albera-

te piantate sui piazzali. Auspica il diradamento dei

boschi cedui alto-collinari, che, infittiti, d'estate

precludono ogni vista, con la proposta di unire me-

diante strade di cresta i poli fondamentali di Superga

e del Colle della Maddalena. Sfugge l'oggettivazio-

ne storica del contesto, nella logica di aprire nuove

vie agibili anche al mezzo tramviario.

La città si è espansa senza verde nei nuovi quar-

tieri, nè la parte compresa entro la cinta daziaria

offre nuovi parchi oltre al Valentino e all'arredo

curato di aiuole sulle piazze: la collina si pone dun-

que come alternativa per lo svago. La tramvia di

Superga (1883-84), la funicolare al monte dei Cap-

puccini (1885) «disastrato» a fine Ottocento, i pro-

getti per una funicolare dal Valentino alla Torre Bert

come la realizzazione della funicolare da Italia 61 a

Cavoretto risultano tutti puntuali intendimenti deri-

vati da una matrice costante. Questo progetto appare

ancora riproposto nella viabilità collinare del Piano

regolatore del 1959, che abbandona i bassi attesta-

menti panoramici non realizzati dal piano 1923 per

una serie di strade panoramiche isometriche collina-

ri, di progrediente innalzamento di quota (in certo

modo di uso automobilistico), piuttosto che nel con-

cetto di una aderenza al concetto storico della morfo-

logia dei siti.

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