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seguire sempre i costoni preminenti. Oppure secon-

do linee di massima pendenza lungo i declivi più

morbidi: può esser comprensibile come un sedime

stradale di terra, legato all'uso della corvée per il

mantenimento, condizionato dal regime delle piog-

ge, tendesse a sfruttare sedi di massima adattabilità e

conservabilità, nell'economia della formazione dei

percorsi e della loro manutenzione.

Emergono precise le strade di fondovalle di val

de Sasse, di val de Mongrano, de Riay, le due di val

de Sales, di val de Saber, quelle a mezza costa, ma

sempre parallele ai rivi, di val Pian, di val de San

Martin, di val de la Crave e di val Patonera e de la

val de Cavourette. Sono segnate le strade di cresta di

Sopergo, di Mongrano, di Fenestrelle, di val Salice,

la strada di Dora Grossa col collegamento all'Eremo

dei Camaldolesi e con Pecetto, quella superiore di

val di Salice, quelle di cresta di val Pattonera e di

Cavoretto; le grandi trasversali a mezza costa di

strada delle Traverse e della val Salice e le grandi

quattro trasversali che dal Po salgono a San Vito.

Questo sistema stradale si definisce come identi-

tà consolidata, ponendosi come fondante matrice

dell'attuale sistema infrastrutturale della collina.

Esso, già dal Seicento, precisa un esemplare legato

di insediato e di strada, evidenziando così una pro-

fonda strutturazione degli ambiti collinari, attuata

nella collocazione delle cellule edilizie in sequenze

ritmate», cogliendo nel loro equilibrato distribuirsi

i nessi fondamentali dell'estensione delle proprietà,

non grandi e funzionali, all'intorno dei fondi coltiva-

ti; in certo modo sempre emergenti in un costante

collegamento visivo, forse per motivi di sicurezza,

ma anche nell'esplicito rimando a una cultura che

trasferisce la scena dello spazio strada urbana anche

e più nell'apparato del «loisir».

Le residenze auliche usano le conche in riva al

Po, adattando ai siti esistenti i giardini a cavea di

derivazione manierista, e sono assiate su grandi via-

loni nella intenzionata ricerca di un legame che le

associ coreograficamente allo spazio urbano ed alla

città tout cou rt .

Il resto dell'insediato collinare, e di concerto, le

vie che reggono il sistema, nell'uso dei poggi pano-

ramici e delle creste sommitali rilevano, nell'ade-

guarsi ai siti, la complessa orografia collinare, sotto-

lineando in precise sequenze un nesso di corrispon-

denza spaziale più che strutturale col sistema urba-

no.

Sono pure precisati i percorsi trasversali come il

collegamento di strada di Fenestrelle con la valle di

Mongreno, quello tra la valle di Mongreno e la valle

di Superga, tra la val di S. Martino e la strada di

Doragrossa, tra val Pattonera e San Vito. Molto

importanti sono i percorsi sommitali nei boschi, co-

stituendo per la minore incidenza dei solchi vallivi e

torrentizi, una rete di vie parallele al Po: tale rete

collega le grange ed i pascoli sommitali ai boschi ed

a quota più bassa i grandi pianori con le valli vicine.

Questa carta ci consente di anticipare alla metà

del Seicento tutta la complessa vicenda dell'infra-

strutturazione collinare. Il rilevamento del Grossi

alla fine del Settecento coglie il fenomeno ai limiti

della sua saturazione, puntualizzando identificazioni

toponomastiche e di proprietà e trasformazioni tipo-

logiche delle antiche vigne. Ma altre cause riportano

al Seicento le radici del fenomeno: richiamo in città

dei nobili per la corte, i divieti di caccia in zone

privilegiate in un ampio intorno. La collina ne era

esclusa (

9

).

La

Carta topografica delta Caccia

[1762], confer-

ma nella nitidezza del segno le componenti fondamen-

tali della infrastruttura, colta nel momento della massi-

ma espressione ed attivazione: ci dà un quadro reale,

cogliendo nel rispetto della

CARTE I DE LA MONTA-

GNE I [...]

i segni di irreversibile sedimentazione tetto-

nica qualificante; precisando le qualità morfologiche

della collina da Moncalieri sino a Valpiana, in un

assunto prospettico di netto rilievo, demarca poggi,

boschi, vigneti e campi nella loro disposizione oggetti-

va. Evidenzia inoltre, pur nella esiguità del segno,

notazioni di muri, giardini, « artefatti piani » (

10

), allee

alberate, cappelle e fontane.

La trama viaria complessa ma funzionale rispec-

chia in certo modo i tracciati della precedente carta,

e, ove si pongan confronti, materializzando strade e

sentieri che trovano le loro portanti nelle grandi dor-

sali di val Piana, di S. Martino, di Dora Grossa,

nella mediana di val Salice, nella strada antica di

Sanvito, nella dorsale e mediana di val Pattonera e

dei Ronchi. Sulle zone a nord sono segnati i sentieri

dei boschi, fitti e intersecati.

La

Carta topografica detta Caccia,

quindi, ci

conferma che la struttura storica delle strade si attua

con riferimento costante agli assi stradali del Seicen-

to, costituendosi come elemento di legatura di cellu-

le edilizie. Ciò sarà ulteriormente verificato nella

mappa del catasto francese. Le cellule di più antico

impianto (ove non siano espressione di grande pro-

prietà fondiaria) tendono a disporsi parallelamente

alla via e mediare il cortile interno o I'« artefatto

piano » di affaccio sulla valle tramite il portone o il

muro di cinta. Ove non siano strutture agricole, ten-

dono a staccarsi dalla strada, configurandosi al cen-

tro di lotto ideale con una corte o giardino. In questo

caso l'elemento di legatura con la via è dato dalla

cappella, la quale tende a connotare lo spazio am-

bientale della strada e dell'accesso alla vigna in una

cifra stilistica (talvolta) ben più espressa che non

quella dell'edificio di abitazione.

La

Carta topografica detla Caccia

riporta i giar-

dini, mai però di grande estensione in quanto legati

alle corti ed agli artefatti piani, giardini di misura in

alternativa a quelli di città, su cui prevale la costante

di un paesaggio umanizzato fortemente definito dal-

le sue componenti agricole, prevaricante quindi il

disegno dei giardini; e ciò nel senso di rimandare più

alla strada e ai suoi contesti materiali la costruzione

di uno spazio di relazione (a livello territoriale), in

cui giocano più i muri di cinta, le chiusure, i piloni

votivi e le cappelle di antico impianto o i muri di

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