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costruzione, che non 1' « enclosure » dei « parterres »,

aulicamente restituiti.

La mappa del catasto francese segna il momento

conclusivo di una struttura viaria che riflette e sedi-

menta tutto il portato storico dei due secoli prece-

denti, codificandolo: è la conclusione del processo

di insediamento a « vigne » e marca la sua irreversi-

bilità. Possiamo notare nella valle di Superga che il

collegamento al Beria grande è effettuato attraverso

la strada dei tetti Bertoglio; che esiste il collegamen-

to tra strada di Fenestrelle e di Mongreno; il mante-

nimento della strada di Chieri; il collegamento tra la

valle dei Pomi e la strada di Valpiana, il collegamen-

to di val S. Ma rtino e la strada di Dora Grossa.

Dai « Decreta seu Statuta duci Amedei VIII» del

1430 fino al regolamento del 1711 per la manuten-

zione e riparazione delle strade pubbliche, risulta

costante il riferimento e l'attenzione posta al servi-

zio delle strade, riflesso di come l'infrastruttura via-

ria si poneva come servizio sociale, struttura di col-

legamento, attivatore di commercio. Ma di tutte le

provvidenze atte ad una loro conservazione si de-

manda piuttosto ad una puntigliosa giurisdizione,

legata agli usi, nella diffrazione di una regolamenta-

zione che divideva le strade in pubbliche, cui dove-

vano concorrere le comunità, ed in strade dei parti-

colari possidenti (vicinali), la cui manutenzione era

dovuta dai proprietari coerenti.

Recita il provvedimento di Carlo Emanuele del

1584 « che li ponti e strade regali del suo dominio

fossero conservate acconcie, commode, e larghe

abbastanza» (

11

); e nel 1586 (25 agosto) «che si

possi andar a piede e a cavallo» (

12

); e nella rifles-

sione (1587, 16 maggio) «convenendo per necessità

e prontezza di commerci, traffighi e securezza dei

viandanti... che le vie porti e ponti siano commo-

di... ». S'impone quindi a tutte le comunità di far

riparare le vie pubbliche, sterrando i boschi di quat-

tro trabucchi per lato, escludendo rittane e sterquili-

ni; auspica « li ponti, boni gagliardi e securi di lar-

ghezza almeno un trabucco... le pianche forti ga-

gliarde e spaciose di almeno d'un piede manuale...;

barche e porti commodi... habili a recever carri car-

rochie », nell'intesa che i navaroli o portonari fac-

ciano il loro dovere (13)

In tale lettura si evidenzia una situazione di tran-

siti mai perfettamente efficienti sia per la mancanza

di tecnologia che per l'affidamento alla manodopera

locale. Nel 1603 il duca si duole « che in questo

nostri Stati sono esse strade in molte parti devastate

e talmente inaccessibili che causa in buona parte il

sviamento di essi commerci» (

14

). Erano certamente

strade in terra battuta, per le quali si prescriveva di

sistemarle, 1607 (28 luglio) « ingiarandole sufficien-

temente ove potranno haver giara » e ove non si

possa « ch'habbino a metter delli boscami di onesta

grossezza » (15)

' Altro problema erano i fossi laterali di scolmatu-

ra, col richiamo allo spurgamento dei fossi o la

manutenzione delle bealere di attraversamento con

«li ponti di muro o assi di rovere forti, ovvero si

faccino le lapole (

16

) al traverso delle strade sternite

di pietre ». L'altro richiamo era di « tagliar le bisso-

late, siepi o chiossure di loro possessioni, cioè la

parte protendente verso esse strade » . Un altro era la

sicurezza.

Al 1641, 13 luglio, « Christiana [di Francia] so-

rella del Re Christianissimo » ordina il taglio delle

siepi lateralmente alle strade di Torino ad Avigliana

e a Chieri « ...a questa Città e da essa insino a Chieri

per detta montagna, da Reaglie insino di là delle

Tavernette... haver tagliato o fatto tagliare tutte le

siepi di cespugli, boschi, boschine, marazzi, gorreti,

virgulti ed ogni altro herboso nascondiglio... per lo

spazio e la larghezza per cadun lato d'essa, almeno

di trabucchi venti» (

17

) e così ancora nel 1680,

1684, 1717, fino alle disposizioni delle Regie Costi-

tuzioni del 1771, 7 aprile, ed al regolamento del

1771, 11 settembre, per la manutenzione e ripara-

zione delle Strade Reali e pubbliche. L'esemplifica-

zione precedente vale nella contrapposizione da un

lato delle lamentele e atti di lite che emergono a fine

Settecento sullo stato delle strade in collina, nel ten-

tativo di riquadrare attraverso microstorie territoriali

il reale storico. Non si possono sottacere, a metà

Settecento, alcuni tentativi da parte dell'Ammini-

strazione sabauda tesi ad una governabilità, in setto-

ri preminenti, attraverso l'esame dei progetti di stra-

de: esemplificativi sono i progetti per la correzione

della strada di Chieri ed il potenziamento della stra-

da di Asti, passando per Chieri e Villanova.

Leggiamo (1778) nella supplica della città di

Chieri a S.M. onde «agevolare l'eseguimento e la

formazione di una strada che attraverso la collina

tenda per Pino alla città di Torino, facendo concor-

rere nella spesa le terre delle adiacenti provincie...

[visto]... lo stato di totale decadimento della strada

che dalla detta città attraversando la collina conduce

a questa capitale... [anche] per un maggiore avvia-

mento dei suoi molini posti in vicinanza della chiesa

della Madonna del Pillone ». Oppure come nei tre

progetti degli architetti Cantù, Depaoli e Robbi di

una strada per Asti, ove dalle tre relazioni si rileva la

convenienza di attenersi nella strada di Reaglie, a

preferenza di quella di San Martino per « ...cavi e

riempimento intersecazioni di vivi canali delle inter-

poste vallette » ed « acquistarsi di terreni di sommo

valore, ridotti interamente a coltura ed in parte a

giardini» togliendo «l'accesso a 20 più fabbriche e

loro beni ». Nella previsione « che una strada inter-

secante o costeggiante la collina sarà sempre di

grandissima spesa », richiamando « gli straordinari

accidenti come vari esempi delle due reali strade di

Moncalieri e Superga che sebbene la prima protenda

quasi al piano e la seconda sia stata formata sin dal

1775 si son dovute eseguire opere di considerazio-

ne... ». La soluzione per Reaglie andava a vantaggio

della rete di strade vicinali, conservando parte del

vecchio tracciato, intersecando tra San Rocco e

l'Olmasso « beni di poco valore » « ed essendo posta

a mezzogiorno risultava quindi più comoda e meno

erta superabile e traghettabile in qualunque stagio-

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